La sponda inglese

Ricominciare dopo i tumulti, rilanciare il dialogo ecumenico. Le speranze dei Focolari e dei vescovi di varie chiese.
Big Ben

Un carisma in azione è impossibile da descrivere soprattutto per un povero cronista. Se ne riconoscono le tracce solo dai frutti disseminati: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà. È questo il sunto della visita in Inghilterra di Maria Voce e Giancarlo Faletti, la presidente e il copresidente dei Focolari.

 

Istantanee di viaggio. Quartiere di Euston, Londra. 3 settembre. Un assolato sabato pomeriggio. La sala delle conferenze della Friends House dei Quaccheri gremita di 500 persone provenienti dai Focolari della Gran Bretagna. Il “bagaglio” – riempito di crisi economica, sfiducia nella classe politica, le recenti sommosse nelle città – non rimane fuori dalla porta. «Eppure – sottolinea con fiducia Maria Voce – continuo ad avere speranza. Le violenze mi sembra esprimano un grande vuoto; è un bisogno estremo di essere considerati, pur ricorrendo a dei mezzi sbagliati». Sono, insomma, una sfida, «ma se rispondiamo con il nostro amore possiamo creare un bene più grande», come è stato per «tante persone che hanno reagito e si sono messe insieme per trasmettere dei segnali positivi».

 

«La società – ha proseguito Giancarlo Faletti – si deve interrogare su quali valori e modelli culturali sta proponendo e noi possiamo portare i nostri valori. È un invito a dare di più». Esperienze di dialogo ecumenico, interreligioso, cura degli anziani presentate in sala mostrano il volto concreto e radicato dei Focolari in Gran Bretagna. Maria Voce vorrebbe che «da tutto il mondo venissero a vedere questa cellula viva dei Focolari per gustare i frutti, la fedeltà, la preziosità che ha maturato in oltre 40 anni».

 

Cafod Building, Londra, 3 settembre. La veduta dalla terrazza è mozzafiato. Con un unico sguardo si abbracciano la City of London, la cattedrale di San Paolo, il London Eye, Westminster.

 

Gli orizzonti più grandi, però, si spalancano all’interno. Un campionario di razze e volti di 85 giovani, per lo più londinesi, si ritrovano, un sabato sera, per parlare di Vangelo. Narrano storie di vita vissuta nei loro ambienti. Si discute di parole che non passano, «capaci – spiega Chris – di rivoluzionare la nostra vita e il mondo stesso». Maria Voce condivide con loro alcune esperienze giovanili quando scoprì che le parole del Vangelo potevano essere messe in pratica fino a cambiare completamente la sua vita e portare frutti di gioia, pace e libertà. «Vivere il Vangelo – dice – mette in moto una rivoluzione che non è ancora finita. Tante rivoluzioni, infatti, hanno attraversato la storia, ma chi se le ricorda più? La rivoluzione cristiana è ancora viva perché Gesù è vivo e le sue parole sono per tutti». È difficile descrivere la gioia, l’atmosfera densa di unità, la voglia di far conoscere ad altri la felicità sperimentata.

 

Welwyn Garden City. 6-11 settembre. A 40 chilometri a nord di Londra si ritrovano 31 vescovi amici dei Focolari di 15 nazioni e 18 diverse Chiese cristiane. Si aggiungeranno altri venticinque leader per “una giornata aperta”.

Colpisce la vita e l’amore concreto, non il loro ruolo istituzionale. Un vescovo mi aiuta a portare la valigia, tre vescovi del Texas (uno cattolico, uno luterano, uno anglicano) raccontano la storia della loro amicizia. Sembra “fantachiesa”, eppure è realtà. Ad altre occasioni sono rimandate le fondamentali discussioni teologiche e dottrinali, qui si preferisce prima vivere l’amore reciproco. Sembra a tal punto “fantachiesa”, che l’unità, a livello di dialogo della vita, è già fatta e la Parola vissuta appare un carisma per tutta la cristianità.

 

Poi, si va in profondità, certo, soprattutto la conoscenza dell’Inghilterra come terra ecumenica e la ricchezza della tradizione anglicana e delle altre Chiese, si partecipa a incontri importanti, come quello con l’arcivescovo cattolico di Londra, Vincent Nichols nella cattedrale di Westminster e con l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, primate della Chiesa d’Inghilterra, al Lambeth Palace. Sulla tomba di S. Albano, primo martire inglese, poi, i 31 vescovi siglano un patto solenne che li impegna a vivere l’amore reciproco e pregare l’uno per la diocesi dell’altro. Vista oltre Manica, l’unità delle Chiese, non sembra un sogno impossibile. Si intravede l’altra sponda. È forse il sogno e il dono più grande di Dio che gli uomini devono meritarsi.

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