La rete dei teatri di paglia

Uno spazio vuoto di partecipazione collettiva dove tutti possono esibirsi. Una rete di iniziative avviate dal 2009 a partire dall'intuizione di Nicholas Bawtree cresciuto in una grande fattoria vicino Montevarchi, in Toscana

Arrampicarsi da bambino sui pagliai, scalarne le balle, respirarne il profumo, scoprirne i tesori, come i nidi o le uova appena deposte, non può non lasciare tracce anche nell’ adulto. È così che si può sviluppare una vera e propria passione, e magari, contagiare anche altri.

Almeno, così è successo a Nicholas Bawtree che, cresciuto in una grande fattoria – un centro per vacanze a cavallo nel paesino di Rendola, vicino Montevarchi, in Toscana – ad un certo punto, ha pensato che con la paglia si poteva creare anche un teatro.

Racconta: « Tutto ha avuto inizio nel 2002. Avevo scoperto, dentro un bosco qui vicino, un teatro greco costruito con le pietre di fiume, in località La Selva. L’ho trovato bellissimo e suggestivo. Inaspettato. Così, mi sono chiesto se non si potesse fare qualcosa di simile anche con la paglia».

Per capire l’effetto che fa, quell’anno, Nicholas prende una prolunga, un televisore, coinvolge un gruppo di amici e si mette a vedere un film nel fienile accanto alla casa: l’anno dopo, decide di costruire il suo primo teatro di paglia.

«La prima versione aveva delle ingenuità strutturali, ma per me era come giocare con i lego. Ho vissuto la magia di vedere in poco tempo materializzarsi davanti a me un vero e proprio teatro greco. Certo, temporaneo e di paglia, ma pur sempre un vero teatro».

Nicholas, al suo primo esperimento, si concentra più sulla struttura fisica che sui contenuti. Ma pian piano, questa mancanza si trasforma in opportunità.

«Ho fatto un giro di telefonate, e subito, tanti amici hanno dato la loro disponibilità: c’erano jazzisti, attori e io facevo il classico presentatore ma le performance erano troppo lunghe e qualcosa sembrava stonare con il contesto. Il passo successivo è stato accorciare le performance e poi, buttare la scaletta, finché non siamo arrivati al format di oggi».

Oggi, il teatro di paglia è lo spazio vuoto di partecipazione collettiva dove tutti possono esibirsi.

«Lo spettacolo che avviene dentro ha molto a che fare con il dono: si scende in scena perché si sente di avere qualcosa da donare. Può essere una storia, un talento, un’esperienza, un’abilità, una conoscenza, anche una questione civica o politica che ci sta particolarmente a cuore».

Poi, c’è l’altra parte, quella dell’ascolto, la sospensione del giudizio di chi siede sulla paglia.

«Chi partecipa alle nostre serate non ascolta da “cliente” che ha pagato il biglietto di uno spettacolo. Si può esibire anche una persona che sta imparando a suonare il sassofono e magari fa ancora qualche stecca. Ciò che vale è l’atto stesso di donarsi, di fare del proprio meglio. Ha valore anche l’esitazione e il silenzio. Perché abbiamo scoperto che la possibilità di sbagliare fa accadere cose magiche tra la gente».

Dal 2009, i teatri di paglia si sono diffusi prima ad Asti e a Campobasso, poi in tutta Italia, creando una vera e propria rete. Ora sono circa una cinquantina, e sembra che ci siano contatti per realizzarne uno anche ad Atene.

Come funziona una serata al teatro di paglia? Innanzitutto, bisogna costruire il teatro e alla costruzione partecipano tutti: performer, spettatori e ospiti. Poi, una dietro le altre, fioriscono le esibizioni, che non devono durare più di 5-10 minuti e possono avere qualsiasi tema, qualsiasi livello di competenza o capacità. Alla fine, tutti insieme, si smonta il teatro.

Il format è replicabile da tutti. La cosa indispensabile però, sono le balle di paglia. E, in genere, conviene procurarsele per tempo, perché ormai, anche in campagna, sono diventate rare, soppiantate dalle più comode rotoballe.

Se volete anche voi costruire il vostro teatro di paglia, il consiglio è di andare sul sito: www.teatrodipaglia.wordpress.com e mettersi in contatto con la rete.

Ci lasciamo con la preghiera al  Santo protettore dei Teatri di Paglia, che ben racconta lo spirito di questa esperienza:

San Sipario da Pagliaio
ascolta la nostra preghiera.
Facci tornare bambini!
Allontana da noi la paura,
scaccia l’orgoglio
e mantienici puri e semplici.
Il gioco sia il nostro pane,
la condivisione il nostro vino.
Accoglici nel tuo teatro di paglia
e rendici pronti all’inaspettato.
Per ogni gesto, parola e nota
illumina la notte di una nuova stella.

 

 

 

 

 

 

 

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