La reazione del mondo alla morte di Benedetto XVI

Una rassegna stampa sugli editoriali delle maggiori testate giornalistiche mondiali alla notizia della morte del papa emerito
morte di Benedetto XVI
Benedetto XVI (Foto: LaPresse)

Nell’osservare le reazioni dei media mondiali alla morte di Benedetto XVI, viene spontaneo partire da quelli della sua terra d’origine: la Germania. Terra in cui, come più volte i commentatori hanno fatto notare, non sempre è stato ben compreso. E lo si capisce leggendo l’editoriale del Tagesspiegel a firma di Stephan-Andreas Casdorff, dal titolo«Il Papa nella torre d’avorio». Un riferimento non ad un suo presunto volersi porre con superiorità rispetto al resto del mondo, quanto al fatto che «i suoi obiettivi erano alti. Cercava il dialogo con ebrei e musulmani, con altre confessioni in tutto il mondo. Ma è apparso chiaro che trovare un linguaggio comune per lui non era facile. Sembrava che guardasse il mondo dalla torre d’avorio dell’erudizione. E per molti è stato più facile fraintenderlo». La Sueddeutsche Zeitung, nell’editoriale «La Chiesa che non c’era», descrive il pontefice emerito come una persona rimasta sempre «modesta nelle conversazioni personali. La sua teologia aveva però soprattutto un obiettivo: la difesa incondizionata della dottrina cattolica». Una sezione apposita del sito viene dedicata a Benedetto XVI dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung; che lo ricorda come «Un teologo controverso», che ha «plasmato la Chiesa» e sorpreso il mondo con la sua decisione di lasciare l’incarico. Una decisione definita come «l’impensabile«, dovuta al fatto che «la situazione della Chiesa gli sembrava così grave e le sue possibilità così limitate».

Spostandoci oltremanica, il Telegraph ricorda che «i membri della Rete dei sopravvissuti agli abusi dei sacerdoti ha affermato che rendergli omaggio è stato sbagliato e vergognoso»: toni estremamente forti, per quanto il giornalista poi faccia presente anche quelli che sono viceversa i punti portati a difesa del suo operato. Del resto il connazionale Guardian si sofferma invece sui numerosi omaggi a lui tributati sia nel Regno Unito che nel resto del mondo, pur citando poi non solo la questione degli abusi sessuali, ma anche – in maniera anche piuttosto lunga – quella dei più o meno reali contrasti all’interno della Chiesa tra una linea “progressista”, rappresentata dal papa in carica, e una più conservatrice, di cui Benedetto XVI rimaneva il punto di riferimento.

In Francia alcuni giornali, come Le Monde, non hanno nemmeno la notizia in prima pagina, e si limitano ad un trafiletto con la semplice notizia della morte; altri invece, come Le Figaro, vi dedicano diversi articoli. Interessante l’editoriale «Le fatiche di un pontefice che non amava governare», che nonostante questo ha «messo una pietra duratura all’edificio della Chiesa cattolica»; in cui si ricorda tra l’altro che «è sempre delicato fare il bilancio di un papato, perché non lo si valuta con metri di misura tecnici, ma con una fecondità globale che si scopre nell’arco di decenni».

Nella “cattolicissima Spagna” (che poi così tanto cattolica non è più, si dirà), El Paìs riserva una sezione apposita alla morte di Benedetto XVI, «il papa che se ne andò due volte»: con un editoriale, «I fallimenti di Ratzinger», incentrato fondamentalmente sul fatto che non è riuscito a compiere «la missione che lui stesso si era dato quando nel 2005, davanti ai cardinali di tutto il mondo arrivati a Roma per seppellire papa Giovanni Paolo II, esclamò: “Quanta sporcizia nella nostra Chiesa!”». Un lavoro di “pulizia” quindi che, a detta dell’editorialista, non si è compiuto, nonostante gli sforzi di Benedetto per «una riforma interna della Chiesa».

Negli Stati Uniti, il New York Times parla di «un momento senza precedenti per la Chiesa moderna»; riferendosi però più che altro a questioni di protocollo, sia passate – rispetto cioè alla coesistenza di due papi –, che future – riguardo ai funerali. Non mancano comunque alcuni riferimenti ai contrasti, citati anche dal Guardian, tra la linea ratzingeriana e quella bergogliana. Il Washington Post osserva infatti come «la morte di Benedetto potrebbe rimodellare la Chiesa cattolica», appunto perché ridimensionerebbe la forza delle posizioni più conservatrici.

D’altro canto, non usa mezzi termini in Russia la Komsomol’skaja Pravda, secondo cui Benedetto «ha combattuto per i valori tradizionali ed è stato rovesciato»: l’articolo descrive con dovizia tutte le sue posizioni, in particolare contrarie all’omosessualità e alle unioni omosessuali, che si sa del resto essere parte dell’attuale propaganda putiniana. Un genuino apprezzamento dell’operato del papa tedesco, o una strumentalizzazione a fini politici?

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