La posta di Città Nuova

Città Nuova

 Incontriamoci a “Città Nuova”, la nostra città

 

Una sfida per i nostri lettori

 

Carta e penna per scegliere da protagonisti

 

“Condividere X unire. Un’annata decisiva”: così titolava “il Punto” nel primo numero di settembre. Tanti lettori ci hanno detto di essersi sentiti interpellati dalle sue tre domande. Ve le riproponiamo. 1) Vogliamo mantenere viva una voce libera e indipendente della società civile come Città Nuova? In fondo costa come un concerto di una sera, come la ricarica di un telefonino, come un pieno di benzina… 2) Ci rendiamo conto dell’importanza della diffusione della cultura dell’unità in una società slabbrata e conflittuale? 3) Non credete che il mondo abbia bisogno di gente coraggiosa che non ceda alla negatività, ma uomini e donne che nel loro piccolo o nel loro grande contribuiscano ad una vita più positiva?

 

Tre domande a cui rispondere per mettere in rete la nostra voglia di cambiare e di partecipare Diamo la possibilità a Città Nuova di essere la nostra voce. Come? Carta e penna, e cominciamo a scrivere…

E, già che ci siamo, rispondiamo anche a tre piccole domande supplementari: 1) Quali articoli mi spingono a proporre Città Nuova ad altri? 2) A chi potrei consigliare l’abbonamento? 3) Che cosa cambierei nella rivista?

 

Tre + tre domande per superare tre grandi e reali condizionamenti:

1) la crisi economica. Vi assicuriamo che non c’è stato nessuno che ci ha segnalato questa difficoltà che non abbia ricevuto dall’aiuto di altri lettori la possibilità di ricevere un nuovo abbonamento;

2) l’ideologia. Non perdiamo il treno della Storia, non lasciamoci trascinare in polemiche sterili e rimbocchiamoci le maniche. Entriamo nel merito delle questioni e non facciamoci condizionare dai pregiudizi;

3) il fatalismo. Non cediamo alla depressione che rischia di colpire un popolo intero. L’Italia si è risollevata da situazioni ben più gravi, come la distruzione bellica. Città Nuova vuol essere una fucina di idee per il nostro Paese.

Mettiamoci in rete. Grazie per le vostre risposte da indirizzare a: rete@cittanuova.it, oppure con un messaggio a 3451801753.

Marta Chierico

 

Condividere X unire 

 

«Egregio direttore, mi permetto di esprimerle il più vivo apprezzamento per quanto ci ha scritto nell’editoriale “Condividere X unire. Un’annata decisiva” (n. 17/2011). Questo è un momento storico e sociale difficile e pieno di rischi, dove occorre una nuova consapevolezza e scelte coraggiose e sempre più radicali. Richiamare quindi i lettori a “difendere” gli spazi culturali di una possibile proposta alternativa in risposta alla crisi sociale dei nostri tempi è un atto di giornalismo coerente e responsabile. Anche se è vero, e per tanti in modo drammatico, che l’attuale crisi economica che investe le persone e le famiglie pone limiti quasi invalicabili al desiderio di rinnovare l’abbonamento, con il suo editoriale ci aiuta a ridefinire una scala di priorità nei consumi».

Nando Battaglia – Roma

 

«“Condividere X unire” è il nostro motto: provo subito a concretizzalo. Ho partecipato a LoppianoLab, un modo originale per rendere visibile una risposta concreta al grande buio che troviamo attorno a noi. Tra le tante tappe del programma ne sottolineo una, l’azzeccato connubio Coda-Frassineti: “Essere rete per fare rete”. Essere rete per tessere rapporti veri, autentici, fecondi. Essere efficienti ed efficaci e… tolleranti. Essere sempre aperti, anima e cervello pronti ad abbracciare piccoli e grandi dolori. Grazie amici; sono tornata davvero cresciuta, aperta a 360 gradi, aperta all’intera umanità. Pronta a lottare con gli strumenti dell’amore per una società migliore. Città Nuova è il nostro strumento per eccellenza».

Concetta

 

Islam 

 

«Sono da molti anni un affezionato lettore della rivista, che trovo geniale per come è ben strutturata e variegata nei contenuti. Un piccolo neo lo trovo, quando vedo pagine dedicate all’Islam. Loro sono con il Corano indirizzati a contrastare la nostra religione, negando la divinità di Gesù, definendolo profeta sì, ma di provenienza umana. Inutile che ve lo ricordi io di quale gravità distruttiva sia questa loro affermazione e cosa possa generare in un cristiano convinto della divinità di Gesù. Premetto che io non ho nessun pregiudizio per chi crede in altre religioni, perché l’infinita bontà del vero Dio, padre di tutti noi, giudica il bene e il male come lo può giudicare un padre».

Giovanni Bizzotto – Rosà (Vi).

 

La sua ultima affermazione è la risposta che mi sentirei di darle. Se siamo convinti cristiani, non avremo difficoltà insormontabili a “resistere” alle proposte islamiche. I danni al cristianesimo sono prodotti, probabilmente in misura molto maggiore, da una parte dalla forte cultura individualista e relativista occidentale, e dall’altra dalla scarsa coerenza di tanti cristiani. Ciò non vuol dire che l’Islam non abbia seri problemi di coerenza interna e di rapporto con la diversità. La transizione araba che tanti Paesi conoscono di questi tempi sta facendo deflagrare tante contraddizioni che attraversano il mondo musulmano (la libertà mutilata, la difficoltà di interpretazione del Corano, il ruolo della donna e dell’uomo nella società), sottolineando nel contempo quel che in quei mondi è valido ed “esportabile” (la fede granitica, l’accoglienza, l’energia giovanile…).

 

Medjiugorije 

 

«Cos’è Medjiugorije? È una realtà che fa riflettere molte persone. Vivo in un Paese cattolico ove la quasi totalità della popolazione è battezzata: se apriamo il televisore o sfogliamo i giornali ci accorgiamo che è molto il tempo e lo spazio che vengono dedicati all’oroscopo! Alcuni secoli fa, un pontefice, Urbano VIII, esortava i fedeli a prestare attenzione ai “segni”. Se in seguito gli stessi si fossero rivelati veri e autentici, i fedeli non si sarebbero sbagliati, se al contrario si fossero rivelati di nessun fondamento, i segni avrebbero ugualmente contribuito a rendere i fedeli più attenti e riflessivi e perciò più buoni. A mio modesto avviso, Medjiugorije diviene una realtà ove Dio è presente nella sua infinita misericordia. Nulla di più adatto nel riproporre la parabola del figliol prodigo. È la voce del Padre che mi chiama e mi esorta a soffermarmi a riflettere perché finalmente decida per il ritorno».

Gino Biancanelli

 

Le opinioni sulla vicenda di Medjiugorije sono all’esame attento della Chiesa; penso che ciò sia importante per verificare quanto è successo e succede con serietà e senza sentimentalismi. Quel che mi sembra importante nella vicenda di Medjiugorije è che tanta gente che passa da lì cambia la propria vita. In meglio. Anche recentemente parlavo con una giovane collega che, in visita laggiù, ha avvertito l’imperativo categorico di aggiornare la propria vita e orientarla verso il Bene. Anche se fosse tutto falso, gli effetti di Medjiugorije sono talmente vasti e positivi che meriterebbe erigere un monumento alla Madonna!

 

Stati Uniti, poco di buono

 

«Nel penultimo numero c’è una corrispondenza dagli Usa, dove un bravo americano racconta di come ha vissuto il suo 11 settembre. Bello: come sempre per chi apprezza la retorica dell’11 settembre (quello Usa, non quello cileno), ma dato che hanno la coda di paglia, quando viene fuori cosa il Paese combina in giro per il mondo, ecco bella pronta la usurata scusa che il popolo è buono e generoso (mica per niente avete attinto ad Alexis de Toqueville come fervorino finale). Ma non vi è mai venuto in mente, che pur essendo il popolo buono, le istituzioni Usa sono in mano a una cricca di poco di buono, che fanno ciò che loro conviene con la massima disinvoltura e senza remore?».

S. C.

 

Nella sua lunga lettera, che non possiamo pubblicare per intero, il lettore ci rimprovera con durezza ma con immutata simpatia (non è impossibile essere chiari e fraterni, mai dimenticarlo!) il fatto che non riusciamo a denunciare con chiarezza le tante prepotenze del Grande fratello statunitense. Ha ragione, il lettore: quando si viaggia nel Terzo Mondo, si ha una chiara percezione dei danni enormi provocati dalla prepotenza a stelle e strisce in tante parti del pianeta. Tuttavia, una delle più chiare direttrici editoriali seguita dalla nostra rivista è quella di sottolineare anche e soprattutto il “dover essere”, la vocazione di ogni popolo. In questo senso andava intesa la citazione di Alexis de Toqueville. Quanto al “bravo americano” è un emerito professore universitario che non è certo tenero con i suoi governanti.

 

Vivere in rete

 

«Vi scrivo in merito a uno dei libretti della vostra rivista, Vivere in rete. Operando con la mia azienda nel settore informatico, devo dire che il libretto mi ha piacevolmente colpito. Oltre a operare nel settore aziendale, mi occupo molto anche di vendite e di assistenza tecnica alle famiglie. Queste ultime, in particolare le mamme, vengono spesso per chiedere, oltre a un intervento professionale, anche un aiuto e un sostegno nella “lotta” contro la tecnologia. Da qui è nata l’idea di aiutare le famiglie “concretamente” con piccoli strumenti mirati a porre quesiti e a stimolare dubbi nei giovani, specialmente riguardo alla “qualità” dei rapporti e della vita che vivono.

«Secondo me l’inserto Vivere in rete potrebbe essere uno di questi “stimoli” da proporre alle persone in difficoltà, anche perché vorrei che fosse un regalo per tutti quelli che vengono da me, non solo per i clienti che comprano; per questo pensavo anche a un “qualcosa” che fosse non troppo costoso da poter donare a tutte le famiglie.

«Per questo motivo vi chiedo se è possibile acquistare alcune decine di questi opuscoli separatamente dalla rivista».

Massimo Donati

 

Caro Donati, grazie delle sue riflessioni, che ci confermano nel nostro lavoro. Certamente il libro è acquistabile separatamente presso la nostra casa editrice.

 

Siria

«Vorrei segnalarvi un articolo uscito su Internazionale (n. 915), “La notte della Siria”. Mi ha colpito profondamente, ma colpisce ancor di più la consapevolezza che nessun giornale, nessuna tv ne parli. Noi di Città Nuova dobbiamo avere il coraggio di lasciar parlare chi è sul campo, evidenziando le motivazioni politiche vere e soprattutto portando una visione di speranza che solo quei cuori siriani possono donarci. Farci uno con il popolo siriano è un nostro desiderio spirituale e un dovere fraterno».

Sandra Pontello Zoppolato

 

È una delle operazioni giornalistiche più difficili parlare in questo momento di Siria. La situazione non è così semplice come l’articolo di Internazionale vuol far credere: non è che i buoni stanno tutti da una parte (gli oppositori al regime di Assad), e i cattivi tutti dall’altra (chi è col presidente). Sulla Siria si sta giocando una violenta guerra diplomatica e militare internazionale. Ci riserviamo di parlarne, ma non nella direzione che tanta stampa vuole far credere sia la sola giusta. Le stesse Chiese cristiane che stanno in Siria sono molto preoccupate per la situazione che potrebbe portare a un grave peggioramento delle attuali condizioni di libertà, seppur parziali, e di sicurezza.

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