La posta di Città Nuova

La posta di Città Nuova
scuola

 

 

Incontriamoci a “Città Nuova”, la nostra città

 

 

Da redazione a redazione

 

 

Abbiamo ricevuto questa lettera da una scolaresca passata in redazione:

 

 

«Ringraziamenti e saluti da redazione a redazione (con rispetto parlando!) dopo la visita fatta nei vostri uffici.

 

«Gentile Direttore, gentili redattori di Città Nuova, siamo i redattori di Grandangolo, il giornale dell’istituto Fratelli Cervi di Roma, che è venuto a farvi visita il 7 febbraio scorso. Vi ringraziamo per l’opportunità che ci avete dato di scoprire insieme a voi i ruoli di una redazione e il lavoro del giornalista. Tutto il percorso è stato molto interessante: a partire da Luigia e Oreste che ci hanno spiegato l’origine del giornale e i “trucchi” per un’intervista riuscita, a Domenico e Umberto che ci hanno svelato i segreti dell’immagine e della grafica, a Aurelio e Maddalena che ci hanno parlato di vita sobria e del funzionamento del sito web. Ma soprattutto grazie al direttore che, ospitandoci per un po’ di tempo nella sua stanza, ci ha dato dei consigli e ci ha mostrato la responsabilità, la difficoltà, la soddisfazione e la bellezza del suo ruolo e del lavoro del giornalista.

 

 

«Tanto per ricordare un suo consiglio che ci è rimasto nel cuore e che ci ritorna in mente, vogliamo curare sempre di più l’ascolto perché “non è vero che chi grida di più viene ascoltato di più!”». È stata un’esperienza costruttiva che riempirà una parte del nostro prossimo numero».

 

Per la redazione, Sara Francati e Gianmarco Encarnacion

 

 

Carissimi redattori di Grandangolo, grazie della vostra lettera, che ci ha riempito di gioia e di soddisfazione. Le visite come le vostre, che talvolta animano la nostra redazione, sono molto utili anche a noi, per confrontarci con le nuove generazioni, per condividere qualcosa del nostro lavoro, per trasmettere il desiderio di fare una buona comunicazione anche ai più giovani. Continuate a lavorare, se possibile, nel mondo dei media: un mondo difficile ma anche di grandi speranze. Quindi, grazie anche a voi!

 

 

 

 

Spirito di dialogo

 

 

«Ultimamente mi ha un po’ scandalizzata la parte dedicata alla politica su Città Nuova. Sono un’ex democristiana che vota centrodestra fin dal 1994. Il programma di Berlusconi l’ho letto e votato. Mi è piaciuto quel modo innovativo di presentare il liberalismo riformista e moderato. Ho fondato il mio voto anche sulla conoscenza diretta di Berlusconi: ho lavorato in Mediaset per 21 anni. Ho così conosciuto l’uomo Berlusconi, la sua entusiastica personalità, la sua passione per il lavoro e la sua generosità.

 

«Ho notato che da diversi anni molti cattolici sono rivolti a sinistra. E fin qui nulla da obiettare. Ma il quadro che si presenta è davvero, mi scusi, ingiusto, fazioso, antidemocratico e poco cristiano. Da quando Berlusconi è entrato in politica, è iniziata una guerra senza sconti da parte della sinistra. Possibile che egli commetta tanti “peccati”? Ho iniziato a documentarmi, ed è emerso un altro quadro, quello di una sinistra innamorata del potere, pronta a mentire e calunniare pur di destabilizzare il centrodestra».

 

Rita Fonseca – Ponte Dell’Olio (PC)

 

 

Cara signora Fonseca, la ringrazio della sua lunghissima lettera, che ho dovuto riassumere. Essa esprime un’opinione che ha il merito della chiarezza. (A proposito, per par condicio, parliamo di centrosinistra e di centrodestra, non solo di sinistra e di centrodestra).

 

 

Sappiamo che, con la caduta della Democrazia cristiana, in politica le opinioni dei cattolici si sono divise, e fortunatamente la Chiesa non dà più indicazioni di voto, salvo richiamare ai “valori cattolici”, o ai “valori cristiani”, che per la secolare Dottrina sociale della Chiesa sono molti e di diversa natura: non c’è parte politica che possa arrogarsi il monopolio di difendere tali valori.

 

 

Tutto questo per dirle, cara lettrice, che effettivamente come rivista stiamo camminando su un filo di lana sottilissimo. Vano esercizio di equilibrismo per non prendere posizione? Non credo. Credo piuttosto che si debba riuscire ad entrare ogni volta nel merito di quanto si discute, delle leggi concrete e non delle dichiarazioni che rimangono tali.

 

 

Certo, ciò va fatto con rispetto reciproco, e su questo convengo con lei: c’è stata tanta spazzatura gettata su Berlusconi. Ma è anche vero che dal centrodestra non si sono risparmiati gli attacchi pretestuosi agli avversari politici. Inoltre, tanti atteggiamenti pubblici e privati del premier cozzano evidentemente con una morale non solo cattolica ma semplicemente umana. La Chiesa stessa li ha stigmatizzati, sottolineando più volte il bisogno di sobrietà e responsabilità da parte di chi è modello per tanti.

 

Lo spirito di dialogo è il nostro impegno. Certamente l’obiettività è materia difficile di questi tempi in Italia. Ma non bisogna abbandonare la partita, cercando di non avere il prosciutto negli occhi, di non essere unilaterali. Ma risolutamente evangelici.

 

 

Bimbi in più

 

 

«A proposito dell’articolo dal titolo: Perché tanti bimbi in Francia? ho trovato strano il fatto che non si accenni minimamente alla legislazione che la favorisce: tutela della maternità, del lavoro delle madri, ecc., che in Italia ce la sogniamo… Per vederla in positivo, vi segnalo che, proprio oggi su un giornale gratuito: “Più telelavoro contro la crisi. Il ministro Sacconi lancia il suo piano per il lavoro, per conciliare occupazione e famiglia. Si parla di più flessibilità, part-time, lavoro da casa invece che di congedo parentale”… Il tutto da approvare prima dell’8 marzo».

 

Daria Clementel Mancinelli

 

 

Il nostro corrispondente da Parigi era partito proprio dalla costatazione di una legislazione favorevole alla maternità e alla paternità, per introdurre una riflessione sulla laicità. Certamente dovremmo prendere esempio dai cugini transalpini. Ma nulla qui da noi si muove. A fianco delle sbandierate promesse degli ultimi governi, quest’ultimo in particolare, se va bene vengono varati “aiutini” che non servono ad affrontare il problema alla radice. Tutti si riempiono la bocca di promesse, ma nei fatti poi non si partorisce nessuna legge efficace. È vero che il debito pubblico ci obbliga alla prudenza, ma in Italia, va detto alto e forte, la famiglia non è tutelata abbastanza, e non ci sono ancora leggi economiche che favoriscano la sua permanenza e il suo sviluppo.

 

 

Winx: supereroine?

 

 

«Riguardo all’articolo pubblicato sul n. 20/2010, a proposito dei supereroi di una volta, secondo me le Winx non sono per niente immorali e non si può trattarle alla stregua di Iron Man solo perché hanno l’ombelico di fuori, perché questa piccola mancanza è compensata dal fatto che il programma è ben fatto, non violento né osceno e che anzi, molto spesso si vede una morale in alcuni episodi. Insomma, sono decisamente preferibili a diversi programmi “per bambini”. E anzi, si avvicinano quasi a essere quelle supereroine che voi avete tanto chiesto nell’articolo».

 

Gabriele Iuzzolino – Napoli

 

 

Le donne in piazza

 

 

«In questi giorni, dopo la manifestazione del 13 febbraio delle donne italiane, alla quale ha partecipato anche mia figlia sedicenne, e a cui io in un primo tempo non avevo dato tanto peso, ora mi sono “svegliata” e ho capito la portata sociale che questa forma di protesta pacifica e apartitica ha avuto. In particolare mi ha affascinato il progetto che Lorella Zanardo sta portando avanti nelle scuole: Nuovi occhi per la TV. Il corpo delle donne. Credo che sia veramente una missione importantissima per “svegliare” i nostri giovani (e non solo) e far loro capire quanto siamo manipolati dagli stereotipi di donne (e uomini) perfette… Quanto sia devastante la mentalità di certi media sulla crescita dei nostri figli. Eppure mi pare di non avvertire molto interesse (sui giornali cattolici) riguardo a tutto questo, come mai? Voi cosa ne pensate?».

 

Maria – Novara

 

 

Cara signora Maria, noi ne abbiamo parlato, sia sulla rivista (n° 7/2010) che sul web.

 

 

Aurelio e mia figlia cerebrolesa

 

 

«Ciao Città Nuova, tantissime volte nella vita mi hai aiutato a capire, a crescere, a desiderare di migliorarmi. Sono sempre stata ghiotta delle esperienze. D’estate solitamente metto un bel po’ di numeri arretrati in valigia e approfitto delle vacanze per leggerti. Tante volte mi sembra che Dio abbia usato di te per dirmi qualcosa.

 

 

«Era l’estate del 1990, ero in ferie in campeggio in Corsica. Leggo un’esperienza all’inizio incomprensibile per me, sulla vita e la morte di un ragazzo di nome Aurelio Bigoni. I genitori erano entrambi portatori di una malattia genetica, ciò nonostante hanno messo al mondo due figli malati (e una sana). Aurelio era uno di loro. Da medico ero quasi indignata per questa “incoscienza”. Man mano che leggo mi trovo davanti alla vita di un santo, che ha sofferto tanto ma ha anche avuto tanto dalla vita. Capisco che adesso lui “è” per sempre, e meno male che è stato messo al mondo. Se potete, riparlate di lui, come di Chiara Badano, gente che sa fare la volontà di Dio ed è felice, molto più delle persone sane.

 

 

«Comincio ad insistere con mio marito, abbiamo una bambina di 4 anni, vorrei un secondo figlio ma lui è perplesso. Ritorno da quella vacanza incinta. Giulia nascerà cerebrolesa, con una grave forma di autismo. Potrei raccontarti mille cose di lei, la più importante è che la considero un “regalo” e che quell’articolo mi aveva preparata».

 

Viola Oggero – Chieri (To)

 

 

Catalogna

 

 

«La bandiera catalana è scomparsa davanti al nome della rivista in catalano nell’elenco delle riviste Città Nuova che fate apparire nell’edizione italiana. Penso che si tratti di una trascuratezza tipografica».

 

C.B.

 

 

No, caro lettore, non è un disguido, ma una scelta, dopo che numerosi lettori spagnoli ci avevano fatto presente che quella presenza era incongrua. Rispettiamo l’autonomia catalana, come quella basca e ogni altra autonomia. Ma riteniamo che il criterio che presiede alla presenza delle bandiere dei vari Paesi sia quella della sovranità nazionale.

 

 

Lasciamo un segno

 

 

«L’altro giorno ho incontrato un’amica che mi chiede: “Dove vai?”. Ed io: “A chiedere a Bianca se rinnova l’abbonamento a Città Nuova”. E lei: “Te lo rinnovo io per lei, perché in questo periodo è arrivato il figlio dall’Australia con sei nipoti a trovarla. Chissà quante spese avrà! Non voglio che rinunci a un giornale così ricco e bello”. A me ha dato tanta gioia questa sua generosità e mi convinco sempre più che la comunione è vissuta anche nelle piccole cose e che Città Nuova lascia un segno».

 

Una lettrice

 

 

 

Annozero

 

 

«Questa sera ho provato ad accedere alla visione di Annozero tramite il sito rai.tv e mi sono trovato di fronte l’annuncio seguente: “Spiacente, la visione di questo filmato è consentita solo agli utenti nel territorio italiano”. Cosa sta succedendo?»

 

Corrado – Roma

 

 

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