La posta di Città Nuova

Città Nuova

Incontriamoci a Città Nuova

 

Essere sale, ovvero l’appetito vien mangiando.

 

Una professoressa propone la lettura di un articolo a un amico che scrive al direttore

 

«Egregio direttore, l’amica Chiara Piccinilli mi ha lasciato Città Nuova dicendomi: “Dalle un’occhiata, poi mi dirai”. All’inizio mi è sembrata una pubblicazione niente affatto diversa dalla miriade di pubblicazioni in seno alla Chiesa. Pubblicazioni impeccabili; poi, dentro di me, ho aggiunto: “Mancano, forse, di sale?”.

«Poi ho riletto il numero in questione e ho trovato diversi chicchi di sale assai saporito. Per esempio a pag. 25, dove viene citato Helder Camara che, a proposito della protesta dei campesinos, dice: “Questa loro protesta è amore puro!”; a pag. 20 dove si chiede al prof. Palmarini, autore con Jerry Fodor del libro Gli errori di Darwin: “Scrivendo il suo libro lei ha dimostrato coraggio. Ora si sente isolato?”; e ancora a pag. 40 il “Vanitas vanitatum” del fratello di Chiara Lubich davanti ai cadaveri delle prostitute, sventrate dalle bombe. E la vanità non era riferita alle donne sciagurate, bensì alla sciaguratezza della guerra.

«La vostra rivista dice, pacatamente, a ogni pagina: “Coraggio, coraggio!”. Il Vangelo vi è presente, la sua luce illumina i fatti e le persone, la verità non è mai messa da parte. Il sale non manca. Ma siamo purtroppo narcotizzati dal sale di pubblicazioni prestigiose che si contrappongono tra loro sempre più scorrettamente. Allo strepito generale, quel silenzio evocato da santa Elisabetta d’Ungheria, citato a pag. 37: “O Maria, assistimi! Lo sposo cerca la sua sposa… Silenzio! Silenzio!”. Le vere storie producono silenzio, che è il grano di sale più saporito, e che vi appartiene.

Beppe Agosti – Bergamo

 

Grazie della sua bellissima lettera. Ci insegna che il sale contenuto in ciò che scriviamo continua a insaporire nel tempo. Ci aiuta anche a non essere timidi nel proporre la lettura di Città Nuova ai nostri amici e forse anche a regalarla, pensando al Natale che si avvicina (vedi pag. 40). È grazie a lei e ai nostri lettori che possiamo costruire quella Città Nuova che infonde coraggio. (m. z.)

 

 

Gen d’Italia (mail)

 

«Sono impensierita dalla situazione della nostra politica. Forse che sia davvero arrivato il momento di agire facendoci sentire? Sarebbe saggio chiedere di non andare al voto? Interroghiamoci, così da poter agire da corpo e da poter capire cosa è bene fare».

Noemi Pintus

 

«Tra poco cambierà il governo e mi piacerebbe far sentire la nostra voce di giovani! Potremmo scrivere una lettera, ognuno nella propria regione, con una raccolta firme e mandarla al Parlamento o al presidente della Repubblica. Contenuto: ci siamo, siamo pronti a occuparci in prima persona dell’Italia e preghiamo i governanti di mettere da parte i loro interessi».

Silvia Vaccher

 

«Forse qualcosa sta davvero cambiando nelle nostre coscienze! Io credo che a noi sia affidato il compito di riempire dei vuoti che la generazione davanti a noi ha lasciato e cominciare dall’infondere più fiducia nelle persone che ci stanno intorno».

Luca Carletti

 

«Noi non combatteremo in ogni modo ma solo in uno, amando tutti».

Sabine Windbichler

 

Sono solo alcuni delle migliaia di messaggi copiati da Facebook e inviati in un gruppo sorto dopo un congresso dei giovani dei Focolari, i gen, coi quali è iniziata una proficua collaborazione su Città Nuova online. Vi consiglio di andare  a vedere…

 

 

Indignados (mail)

 

«Ho letto che l’arcivescovo di Canterbury ha scritto al The Guardian per prendere le difese degli indignados, che avrebbero molte ragioni, appunto, per indignarsi, in particolare contro l’establishment della finanza internazionale. Ma a me sembra che vi sia anche tanta violenza gratuita».

Paolo Gretti ‑ Vigevano

 

In ogni movimento sociale di protesta si mescolano diverse “anime”, e coloro che pensano di favorire il cambiamento menando le mani si fanno sempre strada. Ma è doveroso, se non imperativo, cercar di capire da dove nasce una protesta, quali siano le sue ragioni più profonde, quali le vie d’uscita per evitare che la contestazione diventi sovvertimento dell’ordine civile. Anche nelle manifestazioni romane del 16 ottobre le ragioni dei contestatari erano lecite e motivate, mentre quelle degli uomini e delle donne in nero (i black block) erano solo pretesti per scatenare violenze gratuite. Ben ha fatto allora l’arcivescovo anglicano a cercar di capire. La dittatura della finanza internazionale speculativa deve essere combattuta, per il bene dell’umanità. Lo dice anche Benedetto XVI, da tanto tempo.

 

Affinché correre sia solo uno sport (lettera)

 

«Ogni tanto ci meravigliamo di quanti amici ricorrono allo psicologo o a prodotti farmaceutici per risolvere i problemi di stress. Stress che tante volte è provocato da noi stessi, con uno stile di vita anormale. Abito in una cittadina che offre possibilità di un sano riposo a tante persone: Livigno. Però, stranamente, per i cittadini del posto, sembra fare l’effetto opposto. Solo lavoro. Si diceva o no che il lavoro è per l’uomo e non l’uomo per il lavoro?

«Per la stima verso i miei concittadini, che lavorano con orari estenuanti, vorrei fare la proposta che i negozi possano avere un diverso orario. Per il sabato propongo l’orario continuato con la pausa pranzo di un’ora, per poter poi finire alle ore 17,00. Sono convinta che la nostra clientela potrebbe organizzarsi diversamente senza problemi particolari. Ovviamente lasciare libera la domenica. Lo so che questo richiede un passo coraggioso, ma credo che sarebbe di grande beneficio alla salute e alla vita di famiglia che è ancora un valore solido tra noi».

Marietta Cusini ‑ Livigno (So)

 

Vasco sempre Vasco (mail)

 

«Ma possibile che si sia costretti a sorbire alla tv, sui giornali, nei supermercati, l’onnipresenza di Vasco Rossi?

«Possibile che non cessi di provocare e di credere che un suo ricovero in ospedale sia vicenda di un’importanza tale da far impallidire terremoti, crisi economica e inondazioni?».

Paola Faranda ‑ Cefalù (Pa)

 

Concordo pienamente. La sovresposizione mediatica dà alla testa, fino al punto di credere che ogni proprio atto sia degno dell’attenzione e addirittura della venerazione del pubblico. Un consiglio: spenga la tv, abbassi la radio, si tappi le orecchie, magari dica un Ave Maria per il cantautore, che non penso se la passi troppo bene di questi tempi.

 

Hallowen (mail)

 

«Domenica 30 ottobre, al termine dell’omelia, il mio parroco rivolge un invito accorato a non partecipare alla festa di Halloween. Fa distribuire un foglio, in cui si critica la sfilata di maschere nel centro della nostra città, con fuochi d’artificio e stand. Nella stessa pagina si citano alcune parole di Benedetto XVI, don Benzi e padre Amorth. Quest’ultimo si esprime con parole molto forti: “Penso che la società italiana stia perdendo il senno, l’uso della ragione e sia malata. Festeggiare Halloween è rendere osanna al diavolo che, se adorato, anche soltanto per una notte, pensa di vantare dei diritti sulla persona”. Queste parole mi hanno turbato. Tornata in famiglia ne ho parlato. Le mie figlie hanno risposto con franchezza che si può anche partecipare alla festa di Halloween, basta avere la coscienza di ciò che si fa. Non sono proprio del loro parere, anche perché il 31 ottobre si festeggiano i santi. Voi che ne pensate?».

Loretta ‑ Rieti

 

La festa dei santi è il primo novembre e non andrebbe certo confusa con quella di Halloween. Non penso che si possa dire che i ragazzi che partecipano alla festa siano devoti della zucca! La stragrande maggioranza vede nella festa un modo per divertirsi con amici e compagni, in un curioso mix di mistero, paura e spensieratezza. Resta vero che è una festa importata su cui stanno investendo le multinazionali. Non credo perciò che si debba drammatizzare, quanto piuttosto valorizzare le feste che hanno un senso cristiano.

 

Nascere stranieri (mail)

 

«Vi ringrazio per l’articolo di attualità del n. 19/2011, “Il Paese in cui si nasce stranieri”,in cui invitate a cambiare gli aggettivi ai nostri fratelli italiani, specie i nativi che, come si è scritto, hanno persino assunto i nostri dialetti. Però mi viene in mente la vicenda di Ina e di altre che, scandalo dei padri, specie musulmani, si innamorano dei locali e non portano il velo. Bisogna dare anche ai loro genitori una cultura nuova. Un esempio: nella mia città, Teramo, per il rapporto che l’iman, responsabile dei musulmani abruzzesi, ha con una coppia di sposi della sua frazione, in occasione del ricovero della moglie ha affidato i figli ancora piccoli non ai parenti, ma a questa coppia. Questo è un esempio di come ci si possa comportare con amore speciale verso altre culture e convinzioni. Nella mia frazione vedo sovente sul bus urbano due donne musulmane, che vanno la mattina a lavorare. Dapprima le salutavo ma non mi rispondevano. Comprendevo da parte mia che esse non parlano con gli uomini, a meno che non siano loro parenti, ma non ho desistito: ho continuato a salutare. Dopo alcuni giorni, hanno iniziato a ricambiare il saluto».

Pierluigi

 

Libertà di coscienza (lettera)

 

«In riferimento all’articolo di Piero Coda, “Libertà di coscienza” (n. 18/2011). Pur condividendone il contenuto sono contrario all’affermazione: “Oggi siamo caduti tanto in basso”. No, oggi godiamo di libertà a lungo negate. Il tono dell’articolo mi sembra in linea con l’atteggiamento di superiorità dei cattolici, volti ad avvalorare la tesi: “Siamo i più bravi, non abbiamo mai sbagliato”. Commenti l’autore l’enciclica Quanta cura con il Sillabo di Pio IX, fatto beato da Giovanni Paolo II! Le libertà di religione, parola, stampa, opinione si sono affermate con lacrime e sangue e con l’opposizione della stessa Chiesa cattolica. Parliamo sì di totalitarismo, di libertà, di laicità dello Stato, di trasparenza, di onestà. Sarebbe un grosso salto di qualità della rivista e dei lettori. Consiglio all’autore di leggere qualche libro di Simone Weil, ad esempio Attesa di Dio. Contribuiscono molto di più la difesa della laicità dello Stato e della scuola pubblica alla causa della pace, di qualche incontro interreligioso!».

Renato – Sondrio

 

Piero Coda non ha certo bisogno di difensori d’ufficio. Mi permetta però di dirle, allorché invita la rivista a fare «un grosso salto di qualità» (che speriamo sempre di fare!), che mi sembra proprio che Città Nuova non abbia nulla da rimproverarsi, perché «di totalitarismo, di libertà, di laicità dello Stato, di trasparenza, di onestà» ne scrive a ogni numero. E mi permetta di dirle che la sua affermazione – «contribuiscono molto di più la difesa della laicità dello Stato e della scuola pubblica alla causa della pace di qualche incontro interreligioso» – è poco conscia dell’estrema importanza che ha il dialogo interreligioso nella creazione di un mondo più unito e armonioso. Le consiglio di rileggere quanto detto da Benedetto XVI ad Assisi lo scorso 27 ottobre. Con rispetto per la sua posizione.

 

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