La passione per la pace

La speranza è un verbo, non è un nome. Se avete speranza, dovete metterla in moto e dire: Faccio la mia parte per migliorare le cose. Questa la sfida lanciata dal senatore Douglas Roche ai giovani presenti, a conclusione di una tavola rotonda su disarmo e sicurezza internazionale. Per molti – commentava una ragazza – questi sono argomenti di cui solo governi e politici dovrebbero occuparsi. Spesso la gente normale come noi si sente semplicemente impotente; ed è questa l’impressione che si ricava apprendendo ad esempio le notizie da un telegiornale. La conferenza di oggi invece ci ha dato l’occasione di porre precise domande a persone competenti, esprimere le nostre inquietudini, capire meglio la realtà dei fatti, e immaginare in modo concreto l’impegno per un cambiamento. Del resto, abbiamo già alcuni strumenti efficaci: basti pensare ai media, a Internet. Dopo una difficile settimana alla conferenza sul disarmo nucleare apertasi all’Onu, a New York il 7 maggio, il senatore Roche ha accettato l’invito di recarsi alla Mariapoli Luminosa, la cittadella dei Focolari per il Nordamerica a Hyde Park, a due ore di auto da New York, per la cerimonia della 17a edizione del Premio Luminosa per l’unità. Roche, che è consulente speciale del Vaticano per il disarmo, è stato proposto per tale riconoscimento per i molti anni di impegno a favore della pace. Il qualificato pubblico di 200 persone comprendeva studenti e professori universitari, giornalisti e professionisti, cristiani, musulmani e buddhisti. Quasi un mondo in miniatura, alla ricerca di nuove vie per l’unità. Come sarebbe possibile immaginare la pace e l’unità del mondo senza una visione dell’umanità come una sola famiglia?: il forte messaggio della fondatrice dei Focolari, Chiara Lubich, in occasione del riconoscimento avuto a Parigi nel 1996 con il premio Unesco per l’Educazione alla pace, ha dato il tono alla giornata. Seguito poi da una vivacissima tavola rotonda. Il campo del disarmo nucleare è estremamente complesso, a causa delle posizioni di potere e degli atteggiamenti talvolta arroganti che condizionano le politiche di tante nazioni, ha spiegato il senatore Roche. Eppure egli scorge anche segni di speranza, soprattutto nella comparsa sulla scena di milioni di persone contrarie alla guerra, e che non si limitano ad opporvisi ma chiedono anche un programma mondiale per sicurezza in senso ampio, che faciliti in particolare il conseguimento degli obiettivi che l’Onu ha posto per il disarmo, lo sviluppo, i diritti umani, la tutela dell’ambiente. Tra gli oratori, il sig. Nobuyasu Abe, sottosegretario generale Onu per il disarmo, ha presentato un quadro realistico delle sfide che le Nazioni Unite si trovano ad affrontare, ma è anche riuscito a trasmettere, con grande convinzione, persino ai più scettici, la necessità di sostenerne gli sforzi. Anch’egli ha evidenziato ragioni di speranza, provenienti ad esempio dal crescente impegno per il dialogo interreligioso e dal desiderio di promuovere una migliore conoscenza reciproca tra le grandi culture e civiltà. Abbiamo bisogno di coltivare e far crescere il senso dell’unità, perché ci scontriamo con gravi divisioni politiche tra gli stati membri dell’Onu, ha soggiunto. I giovani presenti sono rimasti molto colpiti dagli insegnamenti che Abe ricavava dalla storia: Persino in Giappone la gente sta dimenticando Hiroshima e Nagasaki. È nostro dovere essere informati sulle gravissime conseguenze dell’uso delle armi nucleari. Pasquale Ferrara, esperto in relazioni internazionali e primo consigliere all’Ambasciata d’Italia a Washington, ha messo a fuoco quella che considera la vera causa della corsa agli armamenti: la paura, non solo di attacchi terroristici, ma anche della fame, della mancanza di assistenza medica, di essere abbandonati e dimenticati. Ed ha diagnosticato: La radice del problema, per ogni uomo come per ogni società, è la paura di non essere amati, la paura di essere odiati sia come individui che come comunità locale e internazionale. Quale la cura? Metaforicamente, Ferrara ha proposto la firma di un trattato internazionale per l’eliminazione della paura. Spiegando che, per sfuggire dalla trappola della paura, l’unica via davvero efficace è quella della fiducia reciproca. Il disarmo – ha continuato – è solo un aspetto della costruzione della pace, non è un obiettivo in sé. L’obiettivo finale è la pace. La sua speranza sta nel dialogo, descritto come sforzo di comprendere – che non vuol dire sempre condividere – le ragioni dell’altro. Chi ha grandi ideali può modellare il futuro del mondo – ha detto ai giovani -. Non sempre chi detiene il potere possiede una visione politica ampia. Anche se i giovani non sono sul fronte del processo decisionale politico, essi possono nondimeno dare un decisivo contributo Per molti la tavola rotonda è stata illuminante per comprendere l’importanza del lavoro realizzato dall’Onu e l’occasione di rinnovare l’impegno a sostenere gli sforzi internazionali per costruire una cultura di pace. La cerimonia della premiazione è stata aperta da un caloroso e sentito messaggio di congratulazioni da parte di Chiara Lubich al senatore Roche: La sentiamo vicino – recita il messaggio – per il suo coraggioso e coerente impegno politico in favore dell’uomo. E l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa sede presso le Nazioni Unite, ha presentato il senatore Roche come una forte personalità, professionalmente competente, dotata di grande facilità di rapporti umani, e capace di una sconfinata passione per la causa della pace. Scrittore, politico e diplomatico, è stato descritto come persona versatile, ottimista, attiva. Dunque, un premio ampiamente meritato a chi ha saputo contribuire con costanza e competenza all’unità della famiglia umana. Mons. Migliore ha concluso leggendo un messaggio dal segretario di stato del Vaticano, card. Angelo Sodano: La Santa Sede appoggia caldamente queste iniziative come parte dei suoi sforzi per sostenere e promuovere quei princìpi al servizio del bene comune della famiglia umana. Un forte applauso ha accolto la speciale benedizione apostolica di papa Benedetto XVI. Nel suo discorso di accettazione del premio, il senatore Roche ha raccontato come sia stato il Concilio Vaticano II a cambiare il corso della sua vita. Infatti, da giovane giornalista, rimase profondamente colpito dalle parole di apertura della Gaudium et Spes (il documento sulla chiesa nel mondo contemporaneo): Le gioie e le speranze, i dolori e le ansie dell’uomo di quest’epoca, soprattutto dei poveri e degli afflitti, queste stesse sono le gioie e le speranze, i dolori e le ansie dei seguaci di Cristo. Questa l’ispirazione che ha spinto Roche ad impegnarsi nella vita pubblica, dalla politica nazionale a quella internazionale. Quando iniziai a lavorare all’Onu – ha raccontato – mi affascinava vedere le facce dei delegati presenti all’Assemblea generale in una giornata di lavori intensi. Vedevo il mondo in una stanza: persone di ogni colore, razza, cultura e religione, unite nella ricerca di strumenti di pace, talvolta introvabili. Perciò ho sempre concepito il mio lavoro all’Onu in termini molto concreti. Ed in realtà si percepisce, nell’approccio di Roche al tema della pace, una dimensione di concretezza, maturata durante un impegno di molti anni alla ricerca di risposte costruttive alle grandi sfide che assillano l’umanità. Nel suo messaggio, Chiara Lubich aveva augurato che questo premio offrisse l’occasione per rafforzare in ciascuno la volontà di lavorare insieme perché Dio realizzi, anche per il nostro contributo, il suo grande disegno sull’umanità: una famiglia di tanti popoli uniti nella giustizia e nella pace. Chi ha avuto il dono di partecipare a questa giornata di dibattiti, ma anche di proposte, è partito con la decisione di continuare a lavorare in questo senso. Lavorare perché si compia il piano di Dio è motivo di gioia – ha sintetizzato il senatore -, ed al contempo una responsabilità . DOUGLAS ROCHE Per quattro volte deputato al Parlamento canadese, è senatore dal 1998. Dal 1984 al 1989 è stato ambasciatore del Canada per il disarmo all’Onu. Nel 1988 è stato eletto presidente della commissione Onu per il disarmo. Docente presso l’Università di Alberta e presidente di diverse ong internazionali con specializzazione nel campo del disarmo nucleare, Roche ha fondato il gruppo dei Parlamentari per un’azione globale, una rete internazionale che riunisce 1200 parlamentari di 82 nazioni. Ha fondato il giornale Western Catholic Reporter ed è presidente di Global Education Associates, istituzione con sede a New York. È autore di 16 libri, tra cui uno di particolare successo: Il diritto umano alla pace (Novalis, 2003). Universalmente apprezzato per il lavoro svolto nel suo campo specialistico, Roche ha ricevuto il Premio mondiale per la pace da parte della Fondazione intitolata al Mahatma Gandhi e la medaglia d’onore dell’Associazione Nazioni unite. Nel 1995 papa Giovanni Paolo II lo ha insignito della Medaglia papale per il servizio reso in qualità di consulente speciale del Vaticano per il disarmo e la sicurezza. UN PREMIO PER L’UNITÀ Il Movimento del focolari, con il Premio Luminosa per l’unità desidera assegnare annualmente un riconoscimento a persone o gruppi che abbiano dato un contributo significativo all’ideale dell’unità, che è lo scopo specifico del movimento. Tra gli altri premiati: il cardinale William Keeler di Baltimora, il rev. Nichiko Niwano presidente del movimento buddhista Rissho Kosei-kai, il rabbino Jack Bemporad per il suo lavoro per il dialogo tra ebrei e cristiani, l’imam Warith Deen Mohammed leader musulmano americano, e l’ecumenista dott. Paul A. Crow dei Discepoli di Cristo.

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