La passione della telecamera

Ho sempre avuto la passione della telecamera, fin da bambino. Ho incominciato ad usarla e fare montaggi video da quando avevo dieci anni, cioè da quando mio padre ha comprato una telecamera 8 millimetri per la famiglia. Nel corso degli anni ho incominciato a scoprire le potenzialità comunicative di questo mezzo, e ad ammirarne le qualità positive e creative che si potevano sviluppare, a tal punto da iscrivermi poi ad un corso di laurea dedicato alla comunicazione audiovisiva. Attualmente collaboro con una emittente televisiva privata locale. Lavoro sia nella redazione giornalistica, che nel settore tecnico (riprese e montaggio), e per tre giorni a settimana ho la funzione di anchorman del telegiornale delle 20.30, in diretta tv. Sono l’ultimo arrivato in questa emittente, e a volte non è facile lavorare lì, perché i rapporti di lavoro sono davvero molto tesi. Da subito mi sono reso conto che ognuno pensa a sé, all’orgoglio personale nel fare le cose e nell’apparire in tv, nel rendersi belli davanti al direttore o al padrone della tv per essere elogiati… Ma, nello stesso momento, ho notato che il modo di lavorare (professionalmente parlando) non è dei migliori. Questo è stato un buon motivo per farmi andare in crisi già nei primi giorni di lavoro. Il Vangelo mi ha sempre insegnato a dare il massimo nelle cose che faccio, anche nel lavoro, cercando soprattutto di trasmettere professionalità, trasparenza e creatività: tutto ciò che faccio, cioè, cerco di farlo per amore, per amore degli altri. Tuttavia, la cosa più bella che ho riscoperto grazie alla spiritualità dell’unità del focolare, sono i rapporti che si costruiscono con gli altri colleghi. I primi giorni di lavoro sono stati per me davvero una catastrofe… Tornavo a casa e stavo male. Ero deluso della giornata lavorativa e mi chiedevo se davvero servisse a qualcosa il mio stare lì. Continuamente ne parlavo con la mia ragazza, per cercare di trovare una soluzione migliore. Poi finalmente, una sera in chiesa, mi sono reso conto che dovevo aver fiducia in Dio, affidandogli tutto, ogni mio gesto, soprattutto le persone con cui lavoro. E le cose sono cambiate. Affidare la mia giornata a lui fa sì che non mi senta mai solo. Cerco soprattutto di vedere con occhi nuovi tutti al lavoro, in ogni momento, operando nella rivoluzione d’amore che il Vangelo ci insegna. Ho imparato ad esempio a curare con precisione e puntualità il mio archivio video, in modo tale che, se a qualche altro collega servono delle immagini o servizi giornalistici dal mio archivio, riesce a trovarle senza difficoltà. Spesso, poi, mi capita di arrivare al lavoro con qualche golosità al cioccolato in tasca, in modo da poterla offrire ai tecnici. In momenti di stanchezza di qualche collega, il caffè è sempre a portata di mano. Ricordo ancora un mese fa, quando ho avuto una piccola discussione con un tecnico. Io lavoravo in regia per la diretta di un programma televisivo. Non mi piaceva come era stata posizionata una telecamera: secondo me l’inquadratura della telecamera non rendeva la scena che si presentava dinanzi. Si doveva alzare il treppiede in modo tale da tenere la telecamera più alta. L’altro tecnico però subito mi ha rimproverato per questa mia scelta tecnica, dicendomi che da dieci anni si è sempre fatto così, cioè con la telecamera in posizione più bassa. Allora, con semplicità, ho provato a spiegargli i miei motivi di quel cambiamento tecnico; ma, soprattutto, gli ho detto che, se mi fossi messo nei panni del telespettatore, mi sarebbe piaciuto vedere l’inquadratura da un punto più alto… Il mio collega è rimasto colpito dal fatto che io avevo agito nell’interesse dei telespettatori. Da quel giorno, ho sempre trovato la telecamera posizionata più alta. E poi non va mai dimenticato che negli studi televisivi, troppo spesso, l’ordine difetta. Quando lavoro in regia, a fine messa in onda della diretta, cerco in genere di riordinare tutto lo studio, sistemando le telecamere con i cavi, riposizionando i microfoni e le sedie, in modo che per la prossima diretta tv tutto sia in ordine. Anche questi semplici gesti fanno parte di quella rivoluzione d’amore di cui dicevo… Proprio l’altra sera un tecnico mi ha domandato se ero io quello che sistemava tutto lo studio dopo una diretta. Gli ho risposto di sì, dicendogli che mi sembrava utile che chi veniva a lavorare dopo di me trovasse tutto in ordine. Il tecnico mi ha ringraziato. Da quella sera, ogni volta che lui è in regia, a fine diretta tv tutto è in ordine. Ma dopo qualche giorno la stessa cosa è capitata anche con un secondo tecnico. Non solo l’aviaria è contagiosa, ma anche l’amore.

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