La mattanza di Aleppo

La città siriana oltre il confine dell’indicibile. Le parole severe del piccolo papa e la pusillanimità dei grandi
Aleppo © Michele Zanzucchi 2015

L’intollerabile carneficina. Il macello siriano. Tutti contro tutti ad Aleppo. I giornalisti del mondo intero hanno di che sbizzarrirsi nel cercare il titolo più ad effetto per raccontare quello che sta avvenendo ad Aleppo. Una città fantasma, che però trattiene nel suo ventre più di 200 mila persone, i più poveri dei poveri, quelli che non hanno potuto andarsene, e qualcuno che non ha voluto partire per non far morire la città.

 

Kerry, segretario di Stato Usa, ingiunge alla Russia di cessare la carneficina. I russi rispondono che sono gli Usa che debbono fare esame di coscienza. Assad bombarda a tappeto con la sua aviazione. Le tante fazioni ribelli sguazzano nel torbido, arraffando l’arraffabile, ormai ben installate nel business della guerra. Daesh gongola. E i mercanti d’armi gongolano, e i mercenari arrivano come mosche attirate dalla carogna.

 

Papa Francesco, ieri, fedele al suo principio di sgomentarsi ma non schierarsi, ha mitemente tuonato contro la guerra in Siria: «Il mio pensiero va un'altra volta all' amata e martoriata Siria… Nell' esprimere profondo dolore e viva preoccupazione per quanto accade in questa già martoriata città, dove muoiono bambini, anziani, ammalati, giovani, vecchi, tanti rinnovo a tutti l'appello ad impegnarsi con tutte le forze nella protezione dei civili, quale obbligo imperativo ed urgente. Mi appello alla coscienza dei responsabili dei bombardamenti, che dovranno dare conto davanti a Dio».

 

Aleppo è la Sarajevo dell’inizio del XXI secolo, come la città bosniaca alla fine del XX secolo era stata l’icona della cattiva coscienza del mondo intero. Aleppo e Sarajevo, incrocio della malvagità dell’uomo e dell’ignavia delle cancellerie mondiali, buco nero del tutti contro tutti, dell’incapacità umana di capire che una ferita va curata per guarire, e non va continuamente infettata. Saltano i confini tracciati col righello dai colonialisti all'inizio del XX secolo, così come sta avvenendo anche in Africa peraltro. E i grandi di questo mondo diventano piccoli piccoli.

 

Forse solo il Dio morto in croce può capire Sarajevo e Aleppo, «l’orrore sempre in agguato», come diceva André Gluksmann.

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