La famiglia e l’amore

Chiara Lubich: fondatrice di un’opera complessa – con vergini, laici, bambini, giovani, sacerdoti, religiosi, vescovi, movimenti di massa, editrici, cittadelle, scuole, centri studi -, ma con la famiglia come ambiente e modello. Non per nulla la prima chiamata ancora indefinita e indefinibile le venne a Loreto, in quel santuario mariano che si crede custodisca la dimora di una famiglia, la casetta di Nazareth. Lì Chiara, come sappiamo, nel 1939 sentì d’aver trovato la sua strada; una strada che poi non sapeva spiegare a chi le chiedeva ragione della sua felicità. Lo capirà più tardi, quando verrà in luce la realtà del focolare col suo segreto di unità soprannaturale incarnata in una convivenza famigliare composta da vergini e sposati. Chiara amava e capiva la famiglia come pochi. Veniva da un nucleo famigliare normale, con un padre socialista, la madre profondamente cattolica, due sorelle e un fratello maggiore idealista, passato dall’Azione cattolica alla guerra partigiana e alla militanza comunista. Però – diceva Chiara – tutti ci volevamo un gran bene, un bene infinito, la famiglia era sempre unita, la famiglia superava tutto. Forse anche da lì le verrà quella attitudine al dialogo con chi pensava diversamente da lei; le sarà spontaneo andare incontro, quasi per una virtù familiare, a chi è diverso, con una apertura a 360 gradi sul mondo. Fin dagli inizi – dirà in una conversazione del 1960 – intorno al nostro primo gruppo c’erano gli sposati, persone che, anche indipendentemente dalla moglie o dal marito, si sentivano attratti a donarsi a Dio totalmente in questo ideale, così come la loro condizione di coniugati lo consentiva. È noto infatti che si va da soli in paradiso, dove non ci sarà marito o moglie. La famiglia è dunque fatta solo per questa terra? Però – continua Chiara – ben presto abbiamo visto che il Signore chiamava a far parte del nostro movimento famiglie intere. È una cosa veramente magnifica!. Questa spiritualità risponde alle esigenze del papà, della mamma, del nonno, della nonna, del bambino piccolo, del ragazzo. Insomma è per l’intera famiglia. Del resto – annotava la Lubich – l’attuazione del che tutti siano uno sognato da Gesù non può escludere quell’istituzione divina che è la famiglia. È per questo che essa è parte integrante e importantissima del Movimento dei focolari, che ha come finalità l’unità fra tutti gli uomini. L’incontro con Igino Giordani sarà una tappa fondamentale per lo sviluppo del disegno di Dio sui Focolari. Parte di questo sviluppo riguarderà proprio la famiglia, dove i focolarini sposati a volte insieme, a volte singolarmente, potevano attingere dai focolari e portare nel mondo quei fermenti di perfezione di cui esso ha più bisogno. Trasportano il fuoco dell’amore da un polo all’altro, ricostruendo un ponte sul mondo ricorderà Giordani. A Valtournanche nel 1964 Chiara confermerà questa contemplazione della famiglia-focolare: Questa famiglia ha una attrattiva sul mondo potentissima, perché il mondo cerca proprio questi due elementi: la felicità nell’amore. Queste famiglie sono meravigliose, perché lì sono in funzione piena il sacramento e la natura. È quindi qualcosa di bellissimo che io non so neppure descrivere. Tre anni dopo: alba del 19 luglio 1967. A Loppiano, nei pressi di Firenze, è in corso la prima scuola per focolarini sposati. Arriva una telefonata dal Centro del movimento: Chiara desidera parlare loro, ha qualcosa di nuovo da dire. Partenza veloce in autobus ed eccoci in attesa. Chiara parla a braccio, come liberando la piena del cuore, incapace quasi di contenere l’annuncio di un nuovo passo che la realtà famiglia del movimento è chiamata a compiere. Ha l’accento ispirato e deciso della fondatrice: Deve nascere, ed ora io ve l’annuncio, un vastissimo movimento dalla nostra Opera, fatto da sposati per il mondo della famiglia. Questo grande movimento poggia sulle vostre spalle, e oggi noi diamo l’annuncio che nascerà! Ma non si ferma qui. Parla di famiglie rinnovate che saranno semenzai delle più varie vocazioni, nasceranno scuole per questi sposati, una scuola – precisa – permanente, dove le famiglie possono venire per dei periodi di formazione. Annuncia una schiera di fidanzati che vivranno la scoperta dell’amore come dono di Dio; prevede collane editoriali per loro, con musiche, canzoni ed ogni tipo di media. Un discorso profetico che ci inchiodava sulle sedie, riempiendoci di divino, e nel contempo di interrogativi e di responsabilità. Perché, dopo l’elenco delle cose da fare, è iniziato quello delle croci da portare: le vedovanze, gli orfani, i separati, i divorziati, tutte immagini di un Dio che morì gridando l’abbandono: Qui davanti a voi – concluse Chiara – mi sembra di vedere un altro Gesù, Gesù che guarda il mondo, guarda le turbe e ne ha pietà: perché di tutta questa porzione di mondo io vi ho messo sulle spalle quello più frantumato, più simile a lui abbandonato. Però è lo stesso Gesù che, attraverso i nostri occhi, deve guardare a queste turbe e far esplodere questo enorme movimento che nascerà, perché questa pietà non resti nel campo sentimentale ma delle opere. Sono passati quarant’anni e questa profezia si sta lentamente realizzando. Famiglie Nuove è davvero un grande movimento diffuso ovunque. Non c’è quasi metropoli che non abbia un gruppo di Famiglie Nuove. Ha organizzato congressi e corsi di formazione, tre grandi eventi chiamati Familyfest, che hanno fatto cultura e storia nell’associazionismo famigliare. È entrato nei media, ha influito sulla politica, sta intessendo sempre più un dialogo con la società e la cultura contemporanea. Ha dato inizio ad una innovativa e potente azione di solidarietà verso l’infanzia svantaggiata, azione che in 25 anni di attività ha reso autonomi 30 mila bambini e le loro famiglie col sostegno a distanza. Sta promuovendo l’adozione internazionale. Insomma, quanto previsto in quel profetico discorso sta diventando concreta realtà. Non tutto, certo. La passione di Chiara per la famiglia finiva abbracciando la notte culturale e sociale dell’istituto famigliare, quella dove viva la porzione più frantumata dell’umanità: i soli, gli abbandonati, i vedovi, i separati, i divorziati. Proprio a questa grande moltitudine (statistiche internazionali dicono che l’80 per cento delle famiglie hanno oggi a che fare con separazione e divorzio) si sta ultimamente rivolgendo Famiglie Nuove, con in cuore accesa la stessa passione di Chiara. Ad un recente incontro per separati risposati lei stessa ha mandato il suo ultimo toccante messaggio d’amore. Sapendo che l’incontro si sarebbe chiuso con una lettura biblica e col bacio del crocifisso, ha inviato per questo il suo crocifisso personale, davanti al quale il 7 dicembre 1943 vegliò una notte, prima di dire il suo sì per sempre a Dio. Gesto di un amore senza confini verso la famiglia, segno di tenerezza di una madre che ha il cuore grande come l’umanità.

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