La domenica non ha prezzo

Il governo toglie anche gli ultimi vincoli al lavoro festivo. Ma crescono le voci contrarie.
L'avviso consueto nei negozi

Uno dei decreti del governo Monti ha tolto ogni limite all’apertura dei negozi nelle 24 ore, domeniche e festivi compresi. Si completa così il percorso iniziato nel 1998 con le prime leggi in materia. Lo stesso esecutivo sta approntando un disegno di legge che permetterà anche ai singoli e quindi alle famiglie, con un concordato preventivo, di non essere buttate sul lastrico per troppi debiti.
Insistere sulla necessità del consumo davanti alla crescente povertà e fragilità delle famiglie sembra irragionevole, fa notare l’economista Luigino Bruni. Vuol dire curare il male con la stessa medicina che l’ha provocato.
Eppure una logica esiste. Uno studio del 2006 dell’Università Bocconi viene sempre tirato in ballo quando si tratta dell’apertura domenicale dei negozi: la rigidità degli orari di apertura farebbe perdere 23 miliardi di euro al settore del commercio. Lo ripete Cobolli Gigli della grande distribuzione, mentre la Confcommercio ha evidenziato la «condizione insostenibile per le piccole imprese che saranno strette nella morsa tra la rinuncia al diritto al riposo e alla vita familiare da una parte e la dolorosa rinuncia all’attività dall’altra».
Lo sa bene chi abita nelle periferie, in quartieri desertificati e anonimi accanto alle cittadelle artificiali del consumo. I sociologi le chiamano le “nuove cattedrali” per comunità di fedeli attratti dalla sensazione del “tempo sospeso”, che non conosce l’esigenza della condivisione e quindi della domenica.

I consumatori favorevoli all’apertura nei giorni festivi sfiorano l’80 per cento nei sondaggi. Ogni limite sembra incomprensibile, mentre i lavoratori della grande distribuzione sono esperti di restrizioni alla propria libertà perché, spesso, la scelta del lavoro domenicale non è affatto volontaria. «Liberateci!», hanno, infatti, detto le commesse scese in piazza domenica 4 marzo a Padova aderendo all’invito dell’Alleanza europea per le domeniche libere dal lavoro: un progetto comune di Chiese cristiane e sindacati, sostenuto anche da comunità islamiche ed ebraiche. Non si tratta di pericolosi talebani e nessuno nega la copertura dei servizi essenziali.

A Berlino, nella città definita la più atea d’Europa, il divieto di apertura domenicale è stato ribadito dai giudici della corte costituzionale. In Italia, ad esempio, all’invito della diocesi di Modena a non fare la spesa la domenica, ha risposto una catena di supermercati che hanno deciso di aprire il lunedì di Pasquetta. Tanto per far capire chi comanda.
Il decreto governativo ha reso vano il divieto regionale di apertura nelle dieci festività principali. Le sigle sindacali, con lo slogan «la domenica non ha prezzo», hanno indetto lo sciopero proprio per quei giorni. Lo potranno fare quelli che non rischiano di perdere il posto. Qualcuno il prezzo lo paga e non va lasciato da solo. Il senso della domenica potrebbe ripartire da qui.

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