La classe operaia va in paradiso

Sui palcoscenici italiani di maggio, tra gli altri titoli, un ritorno allo sguardo ferocemente grottesco, del film di Petri per provare a riflettere sulla recente storia del nostro Paese

La classe operaia va in paradiso

A quasi cinquant’anni dal suo debutto sui grandi schermi, un ritorno allo sguardo ferocemente grottesco, del film di Petri per provare a riflettere sulla recente storia del nostro Paese. La vicenda dell’operaio Lulù Massa, stakanovista odiato dai colleghi, osannato e sfruttato dalla fabbrica BAN, che perso un dito scopre per un istante la coscienza di classe, si intreccia qui con le vicende che hanno accompagnato la genesi e la ricezione contestatissima del film. Infatti, accanto ai grotteschi personaggi della pellicola, si alternano sulla scena lo sceneggiatore e il regista, qualche spettatore e alcune figure curiose e identificative della nostra letteratura a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70. Lo spettacolo è costruito attorno alla sceneggiatura di Elio Petri e Ugo Pirro, ai materiali che ripercorrono la loro officina creativa, a come il film è arrivato al pubblico di ieri e di oggi, e a piccoli capolavori della letteratura italiana di quegli anni, ricomposti in una nuova tessitura drammaturgica dallo scrittore Paolo Di Paolo e la regia di Claudio Longhi.“La classe operaia va in paradiso”, liberamente tratto dal film di Elio Petri, di Paolo Di Paolo, regia Claudio Longhi, scene Guia Buzzi, costumi Gianluca Sbicca, luci Vincenzo Bonaffini, video Riccardo Frati; musiche e arrangiamenti Filippo Zattini, con Donatella Allegro, Nicola Bortolotti, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Lino Guanciale, Diana Manea, Eugenio Papalia, Franca Penone, Simone Tangolo, Filippo Zattini. Produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione. A Milano, Piccolo Teatro Grassi dal 15 al 20/5; a Roma, Teatro Argentina, dal 22 al 27/5.

 La vita fragile

Per i quarant’anni della Legge Basaglia, Festina Lente Teatro presenta uno spettacolo itinerante realizzato in collaborazione con Dipartimento di Salute Mentale AUSL di Reggio Emilia e Scandiano e Fondazione I TEATRI nell’ambito di Reggionarra, e con in scena il gruppo fuori dall’ordinario. Impegnata dal 2002 con un progetto di Laboratorio Teatrale rivolto a persone con fragilità e disagio psichico, Andreina Garella vuole sottolineare come la fragilità sia una delle tante forme di stare al mondo, dare spazio ad altri modi di essere, aprire nuove strade di riflessione per liberare da stereotipi e luoghi comuni che tuttora accompagnano chi soffre di un qualsiasi disagio. “La vita fragile. Ha quarant’anni la Legge Basaglia”, regia di Andreina Garella, ambientazione Mario Fontanini, con Stefano Barbieri, Elena Beltrami, Luciano Bertazzoni, Marco Cavalli, Giovanni Coli, Carmine Cirillo, Marco Di Franco, Gaia Gambarelli, Monica Gandolfi, Giampaolo Gualtieri, Caterina Iembo, Giuliano Iembo, Patrizia Marcuccio, Stefano Marzi, Karmen Montanaro, Antonia Prandi, Gianluca Tagliavini, Massimo Torri, Aurelio Vergai, musiche Banda di Quartiere di Reggio Emilia diretta da Emanuele Reverberi. A Reggio Emilia, Teatro Cavallerizza, il 19 e 20/5.

 Acciaio liquido

Nel dicembre del 2007, nell’acciaieria Thyssenkrupp di Torino si scatena un incendio in cui perdono la vita sette operai. Una tragedia che tocca nel profondo l’Italia intera in cui le morti bianche hanno smesso da tempo di fare notizia. La messinscena costruita in cinque blocchi mostra le due facce di ogni soggetto preso in esame, quello ufficiale (l’abito) e quello umano. Gli Operai, i Dirigenti, i Parenti delle vittime, tutti su di una grande giostra in cui il moto continuo svela i diversi volti “Yin-Jang” di ognuno. Quattordici vite spezzate. Sette morti, sette ancora vivi, ma segnati per sempre per non avere avuto il coraggio di dire No. “Acciaio liquido”, di Marco Di Stefano, ideazione, adattamento e regia di Lara Franceschetti, con Federica Armillis, Angelo Colombo, Andrea Corsi, Paolo Garghentino, Giovanni Longhin, Francesco Meola, Claudio V. Migliavacca, Giuseppe Russo. A Milano, Teatro Franco Parenti, il 17 e 18/5, nell’ambito della rassegna: Le joli mai – A 50 anni dal ’68 … con la passione di allora. Rassegna sul Teatro Civile e  altri eventi legati al ’68.

Liolà in commedia musicale

La storia di Liolà parte da un capitolo del famoso romanzo Il fu Mattia Pascal per poi diventare una commedia con canzoni. La vicenda si ispira anche ad un’altra novella dello scrittore siciliano, La mosca, ed è proprio da frammenti di queste due opere che parte la drammaturgia di questa nuova messa in scena che diventa una commedia musicale. Un’opera a tutto tondo, che mescola prosa e musica in una grande favola più vicina al mondo dell’opera popolare. Parte e si sviluppa da queste pagine, dalla letteratura, dal romanzo e dai saggi che ne scrissero Gramsci e Pasolini. “Liolà “, da Luigi Pirandello, riduzione e adattamento Mario Incudine, Moni Ovadia, Paride Benassai, regia Moni Ovadia e Mario Incudine, musiche originali e scene Mario Incudine, costumi Elisa Savi, luci Franco Buzzanca, movimenti scenici e coreografie Dario La Ferla, direzione musicale Antonio Vasta, produzione Teatro Biondo di Palermo in collaborazione con Teatro Garibaldi di Enna / Teatro Regina Margherita di Caltanissetta. A Palermo, Teatro Biondo, fino al 20/5.

Come le ali, da Caino e Abele

Punto di partenza del coreografo Roberto Zappalà è la figura dei primi due fratelli dell’umanità, Caino e Abele, analizzati attraverso un’esplorazione utopica della convivenza ottimale, sull’intesa, il legame fraterno, l’intima unità. Una connessione che è simbolo di legame e di fusione che supera gli attriti e le violenze fratricide, proponendo parità e condivisione. I due corpi danzanti diventano quasi un nuovo organismo biologico. Le ali del titolo sono sia quelle degli uccelli che degli angeli, strumenti biologici e fantastici che evidenziano la metafora dell’unisono e della simbiosi. Sono anche rappresentazione di lealtà, espressione morale dei rapporti umani. “Come le ali”, dal progetto Liederduett (due episodi su Caino e Abele, da un’idea di Nello Calabrò e Roberto Zappalà, coreografia, regia, luci, scene Roberto Zappalà, musiche Johannes Brahms, Pan America, Scott Walker, Sunn 0))) & Boris, danzatori Adriano Coletta, Filippo Domini. Co-produzione Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza -Centro di Produzione della Danza e Bolzano Danza/Tanz Bozen in collaborazione con KORZO (Den Haag, NL) e MilanOltre Festival. A Catania, Viagrande Studios, il 19 e 20/5.

 A Focus Danza, due coreografie di Manfredi Perego

L’ultimo appuntamento di Focus Danza,  la rassegna di danza contemporanea al Teatro Libero di Milano all’interno della stagione “Disquilibri 2017/2018”, è con il coreografo e danzatore Manfredi Perego che presenta, il 21 e 22/5, Geografie dell’istante e Primitiva. Nel primo pezzo, danzato da Chiara Montalbani e Silvia Oteri, l’artista considera il corpo come una geografia fisica attraversata da attimi che rompono il tempo. L’istante è la frazione minima temporale che attiva il tempo dell’anima, della coscienza. Primitiva è un progetto articolato in tre capitoli. Nei primi due la ricerca coreografica è stata condotta attraverso gruppi di adolescenti e preadolescenti. L’ultimo, presentato al Libero, è una sintesi in forma di assolo interpretata dallo stesso Perego.

 

 

 

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