La carica dei nonneti

Iquattro Rolling Stones insieme sfiorano i 250 anni. Eric Clapton quest’anno ne ha compiuti sessanta, sir Paul Mc’ Cartney è già a sessantatré, e Dylan ne avrà presto sessantacinque. Eppure sono tra i nomi di punta di quest’autunno musicale. Le pietre rotolanti sono impegnate nell’ennesimo megatour per promuovere il recentissimo A bigger bang (Virgin), Eric manolenta ha da poco pubblicato il gradevole Back Home (Cgd-Warner), l’ex Beatles ha impressionato nuovi e vecchi aficionados col delizioso Chaos and creation in the backyard (Emi), e il signor Dylan è sempre a zonzo per il pianeta con uno spettacolo intitolato, guarda caso, Neverending Tour (il tour infinito). Quando all’inizio degli anni Sessanta questi giovanotti s’affacciarono sulle ribalte del music-business, avevano davanti un mondo radicalmente diverso: un Occidente in preda alle febbri del boom economico, le prime tivù in bianco e nero, l’universo giovanile ancora in embrione come pure le società multirazziali, l’ipertecnologia… Parole come Aids, cellulari, Internet, hip-hop, al-Qaeda non esistevano neppure nella mente del più farneticante dei futuristi. Basti pensare che le Torri Gemelle furono costruite solo nel ’73, quando i nostri erano già delle star planetarie accusate di essere un po’ troppo imbolsite per resistere all’usura del tempo e delle mode. E invece… E invece rieccoli, con le loro rughe ormai insensibili a qualunque lifting, con le loro performance sempre meno acrobatiche e trasgressive, coi loro conti miliardari, troppe mogli in archivio e tanti i figli in carriera… Quasi tutti ex tossici convertiti al salutismo, ma incapaci di pensionarsi perché – per loro forse più di chiunque altro – il successo continua ad essere, insieme, una malattia cronica e una necessità fisiologica. Epperò, da bravi capiscuola, la loro presenza appare ancora tutt’altro che pretestuosa. Intanto, perché il talento se ben amministrato raramente evapora, poi perché certi blasoni conquistati sul campo garantiscono comunque qualche diritto extra, e soprattutto perché è difficile scorgere tra le centurie di epigoni qualcuno in grado di insidiarne i rispettivi piedistalli. Certo è perfettamente inutile cercare nelle loro ultime imprese qualunque traccia di innovazione o anche soltanto qualche guizzo spiazzante, e per certi versi sarebbe perfino ingiusto pretenderlo. I loro dischi e le loro canzoni sono novità solo apparenti (nei suoni e spesso anche nelle parole…), in barba a tutte quelle regalate dalla realtà circostante… Anzi: sempre più spesso sono proprio i nostri eroi a recuperare con orgoglio le radici più antiche del loro stile: come a sottolineare di non essere cambiati, o più probabilmente per l’inevitabile nostalgia di tutti i reduci. Prendete A bigger bang: a parte qualche testo, Jagger e soci avrebbero potuto tranquillamente pubblicarlo quarant’anni fa, e forse l’avremmo considerato un capolavoro. Oggi è solo una tacca in più su una gloriosa fusoliera. Eppure fa ancora la sua figura, così come l’aura beatlesiana che trasuda dai nuovi brani del baronetto Paul, o le atmosfere così piacione che schizzano dal nuovo album di Clapton. Tutto ciò per dire che l’aristocrazia geriatrica del rock ha ancora una sua ragion d’essere, o quantomeno di sopravvivere con dignità, almeno stando alle norme che dominano lo show-business contemporaneo. Perché il mondo è certamente cambiato fuori, ma certe pulsioni, certi archetipi, certi sogni, sono quelli di sempre. Nel bene come nel male. CD Novità IN SPACE Ryko Personaggio di culto del rock psichedelico dei tardi anni Sessanta, Alex Chilton si riaffaccia sulle scene con la sua storica prima band: riassemblata a trent’anni di dis t a n z a dall’ultimo album! Un piccolo evento per un altro vecchietto che – a differenza dei succitati colleghi – ha sempre raccattato molto meno di quel che avrebbe meritato. SERGIO ENDRIGO ALTRE EMOZIONI D’Autore Lo aveva presentato solo qualche mese fa, dopo un lungo silenzio: un bel disco orchestrale, venduto a soli dieci euro, che riepiloga le tappe salienti di una carriera (anomala e troppo spesso bistrattata) con l’aggiunta di un nuovo brano. Ora che ci ha lasciato, una bella occasione per ricordarlo, e per rammaricarci…

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