Il soffio dello Spirito nella Chiesa di oggi

Saluto

 

Carissimi Fratelli e Sorelle, carissimi tutti che siete tanto amati dal Signore!

All’inizio di questa Eucaristia saluto con tutto il cuore tutti voi, rappresentanti di tanti carismi nella Chiesa, tutti i responsabili. Ci siamo radunati qui ad Assisi sotto la protezione di san Francesco e di santa Chiara per celebrare una giornata dedicata alla comunione fra i carismi, 10 anni dopo l’ormai famoso incontro fra la vasta e variegata Famiglia francescana e il Movimento dei Focolari, anch’esso diffuso in tutto il mondo e vario nelle sue espressioni.

 

Questo nostro incontro attuale ha un solo obiettivo: continuare il cammino di comunione fra i carismi antichi e nuovi, suscitati dallo Spirito nella Chiesa per far vedere la “bellezza e la ricchezza” della Chiesa di oggi, proseguendo sulla strada che ci ha suggerito papa Giovani Paolo II nella sua Lettera apostolica Novo millennio ineunte. Siamo radunati non solo tra noi, ma spiritualmente anche con tutti coloro che vivono qualche carisma, con i fondatori di diversi carismi che sono già in paradiso.

 

Vogliamo ringraziare in quest’Eucaristia per i ricchi doni elargiti dallo Spirito Santo lungo la storia della Chiesa e tenerci aperti agli ulteriori suoi doni, quelli che appaiono ai nostri giorni, per accogliere fedelmente i carismi regalati per l’oggi della Chiesa e del mondo. Celebriamo nell’unità fra noi, nella comunione dei carismi, con la viva e forte presenza di Gesù risorto tra noi.

 

Omelia

 

Giovanni Paolo II, in vista del Grande Giubileo dell’anno 2000, aveva invitato tutta la Chiesa ad una preparazione di tre anni, dedicati alla Santissima Trinità, ogni anno a una Persona divina. Il secondo anno, 1998, era dedicato allo Spirito Santo e al suo ruolo nella Chiesa. Il Papa voleva presentare una grande “mostra” della Sua azione e rendere tutti coscienti dei frutti da Lui suscitati. E allora, alla vigilia della Pentecoste, convocò tutti i movimenti ecclesiali e le nuove comunità che il papa considerava frutti attuali dell’azione dello Spirito Santo. Infatti, durante quella sera, disse d’aver sentito Piazza San Pietro come un unico grande Cenacolo e noi, che eravamo testimoni di quell’evento, avevamo l’impressione di respirare l’atmosfera della Pentecoste.

 

Erano radunati più di 50 movimenti cattolici, pressappoco tutti laicali, con i loro leaders. Alcuni di loro hanno salutato il Santo Padre. Chiara Lubich in quell’occasione gli promise di mettere al servizio dei movimenti il suo carisma dell’unità per sostenere la comunione e la collaborazione tra loro. Continuando questo impegno, accolto con grande gioia e ripetuti incoraggiamenti dal Papa, siamo arrivati oggi a questo momento. In quello storico incontro abbiamo visto davvero realizzarsi la Parola di Gesù: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perchè rimanga con voi per sempre… Egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto… Egli vi guiderà alla verità tutta intera” (Gv 14, 15ss).

Lo Spirito Santo, infatti, non ha mai abbandonato la Chiesa, ma non sempre noi lo abbiamo subito capito. Durante la storia della Chiesa il Signore ha sempre mandato lo Spirito, mai ci ha lasciato orfani. Ne sono testimoni i carismi vostri antichi, centenari, qui ad Assisi così bene rappresentati, ed anche i carismi nuovi pure presenti qui, tutti a dimostrare che in ogni tempo e in ogni luogo Dio interviene per rinnovare la sua Chiesa.

 

Negli ultimi sessant’anni ci si rende conto della forte secolarizzazione in tutto il mondo occidentale, non solo nei Paesi orientali perchè sotto il dominio sovietico. Si è diffuso un dilagante senso dell’assenza di Dio; i valori spirituali sembravano evaporare e annullarsi. Contemporaneamente si notano tanti sforzi per cambiare questa situazione, si cercano nuovi metodi come far fronte alle attuali difficoltà. Con la preparazione al Grande Giubileo, e specialmente con l’anno dedicato allo Spirito Santo il papa ci ha indicato una linea di orientamento piena di fiducia. Voleva farci intendere che Dio stesso ha preso in mano la situazione e ci offre gli elementi per farla cambiare. Con la “mostra” dello Spirito Santo e della sua azione dobbiamo renderci conto che Dio ha preso l’iniziativa in un modo inaspettato: effonde abbondantemente il suo Spirito, che è la potenza, che dà la vita. In fondo è sempre stato così nella storia della Chiesa.

 

Nel mondo odierno, dove sperimentiamo tanti guai, Dio ha versato il suo Spirito in modo potente nei nuovi movimenti ecclesiali, suscitati per essere anch’essi strumenti per la salvezza del mondo. Così si realizza la Parola sentita oggi nel Vangelo di Giovanni. La vigilia della Pentecoste 1998 fu preceduta da un convegno di tre giorni sui movimenti, convocato dal Pontificio Consiglio per i Laici. A loro Giovanni Paolo II inviò un messaggio ricco di contenuti e novità, p. e., la formulazione sul rapporto tra due dimensioni nella Chiesa: “Non ci sia in contrasto o contrapposizione tra la dimensione istituzionale e la dimensione carismatica, di cui i Movimenti sono un’espressione significativa”.

 

In altre parole: la dimensione gerarchica e la dimensione laicale, la dimensione petrina e la dimensione mariana. La dimensione “istituzionale” non riguarda le strutture, ma le realtà istituite da Gesù nella forza dello Spirito santo. Il Santo Padre ha scritto che queste due dimensioni sono “co-essenziali” alla costituzione divina della Chiesa fondata da Gesù, perchèconcorrono insieme a rendere presente il mistero di Cristo e la sua opera salvifica nel mondo. Insieme, altresì, mirano a rinnovare l’autocoscienza della Chiesa, che può dirsi, in un certo senso, essa stessa “movimento”, in quanto avvenimento nel tempo e nello spazio della missione del Figlio per opera del Padre nella potenza dello Spirito Santo. Cioè non si può farne a meno. Chi pensa la Chiesa solo gerarchica la priva di una dimensione essenziale e indispensabile.

 

Possiamo trovare la conferma di questa asserzione anche in san Paolo, quando dice che la Chiesa è costruita sugli apostoli e sui profeti. Non possiamo accontentarci degli apostoli e rinunciare alla dimensione profetica. E chi esprime la dimensione profetica se non i carismi, dove le donne non sono di meno degli uomini, dove non contano gli studi, i ranghi, il potere? In questi tempi difficili per la Chiesa, in cui appaiono anche i limiti di certe strutture troppo chiuse in se stesse, dobbiamo renderci conto che i carismi sono importanti, sono essenziali, anzi, co-essenziali nella Chiesa. La vostra presenza qui in questa celebrazione eucaristica ne è un segno tangibile e convincente.

 

Dicevo che in Piazza San Pietro c’era un’atmosfera di Pentecoste. Questo avvenimento, seguito poi dalla sfida lanciata dal Papa nella sua Lettera apostolica Novo millennio ineunte, sono stati importanti orientamenti per la Chiesa del terzo millennio. Ci si poteva rendere conto che, come all’inizio della sua vita terrena Gesù è venuto nello Spirito Santo, così vuol arrivare sempre, anche oggi, nello Spirito Santo.

 

Infatti lo Spirito Santo ha sempre accompagnato la manifestazione del Figlio di Dio: “Lo Spirito Santo scenderà su di te” (Lc 1, 35) dice l’angelo a Maria. Sulla riva del Giordano, al momento dell’inizio della missione di Gesù, lo Spirito Santo appare come colomba sopra Gesù (cf. Lc 3, 22). Lui lo ha poi sottolineato a Nazareth: “Lo Spirito del Signore è sopra di me” (Lc 4, 18). E all’annuncio della sua Buona novella la gente esclamò: “Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza…?”(Lc 4, 36). “Potenza” qui significa la forza dello Spirito Santo. Gesù sulla Croce “edoken to pneuma”, consegnò lo spirito (Gv 19, 30). Risuscitato dai morti nello Spirito, ha poi effuso il suo Spirito sui apostoli per preparare il luogo permanente della sua presenza, la Chiesa, dove lui continua a parlare, dove lui agisce nella forza dello Spirito nei sacramenti.

 

Gesù, però, ha definito il luogo, dove lui è presente, dove parla ed agisce, anche molto semplicemente: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome (cioè nel mio amore), lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18, 20). Perchè san Giovanni definisce il nome di Dio: “Dio è amore” (1 Gv 4, 8) Ciò significa: Gesù vuol esser presente, parlare ed agire lì dove c’è comunione d’amore. Ma non basta un amore umano, sensibile, sensuale. È necessario l’amore “riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5, 5).

 

La nostra comunione, quindi, deve essere una realtà fatta dallo Spirito Santo. Significa che anche oggi Gesù vuol venire – come sempre – nello Spirito Santo. Lui non può arrivare in altro modo.

La nostra comunione non è per noi, per sentirci bene, per esser felici, per non so quali altri motivi. Il senso della nostra comunione creata dallo Spirito Santo è che anche oggi la Chiesa possa rispondere attivamente e visibilmente all’amore di Dio. Nell’Antico Testamento Dio dice per bocca del profeta: “Il mio desiderio ansioso è stare con i figli degli uomini” (cf. Pr 8, 31). E nel libro dell’Apocalisse: “Ecco, sto alla porta e busso” (3, 20). Gesù ci chiede di aprirgli la porta, per poter entrare in questo mondo.

 

L’effusione così abbondante dello Spirito Santo, di cui oggi meglio che in passato ci rendiamo conto incontrando insieme i carismi antichi e nuovi, è un segno forte che Dio vuol ritornare nel nostro mondo e ci invita ad aprirgli le porte.

Il mondo di oggi, scosso da crisi e conflitti interminabili, sotto il peso di problemi insolvibili come la fame o certe malattie, comincia a cercare ancora Dio. Due americani hanno scritto un libro: God is back (Dio è tornato) mostrando tanti segni di questo fenomeno. Non è possibile non cogliere questi segni dei piani di Dio nell’oggi della Chiesa e del mondo.

 

Siamo felici di intravvedere chiaramente come siamo coinvolti nel grande agire di Dio, di Gesù Cristo che è venuto per vincere il mondo. Lui ci invita a partecipare a questa sua vittoria. “Abbiate coraggio: io ho vinto il mondo” (Gv 16, 33).

“La gioia del Signore sia la vostra forza!”.

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