Il regalo di compleanno

Favola

«Evviva nonno Adelio!».

«Cento di questi giorni, nonno Adelio!».

«Per nonno Adelio: hip hip hip…

– Urrà!».

Figli, nipoti e pronipoti sono tutti riuniti attorno a nonno Adelio che oggi festeggia un traguardo invidiabile: cento anni!

Spente le candeline, spazzata via fin l’ultima briciola di torta, i “giovanotti” di settanta, cinquanta e quarant’anni se ne vanno a fare un pisolino, i bambini si sdraiano davanti alla tivù mentre nonno Adelio, troppo elettrizzato per poter riposare, decide di fare una bella camminata lungo la spiaggia che borda l’oceano, poco distante da casa sua.

È un fresco pomeriggio d’autunno e la spiaggia è deserta. Solo qualche tartaruga marina si trascina pigramente sulla sabbia. E proprio una tartaruga, Marina, rivolge la parola a nonno Adelio: «Salve, bellissima giornata, vero?».

«Oh sì, belliss… ma da quando in qua le tartarughe parlano?», domanda sorpreso nonno Adelio.

«Oh bella, da quando il Creatore ci ha fatte! Semmai, dovresti domandarti da quando in qua un essere umano può capire il linguaggio delle tartarughe, ma siccome non lo sai te lo dico io: è un privilegio concesso ad alcuni nel giorno del loro centesimo compleanno. È da quando sei andato in pensione, una trentina d’anni fa, che tutti i pomeriggi vieni qui a passeggiare ed è una trentina d’anni che io ti saluto. Se soltanto oggi mi hai risposto, vuol dire che oggi compi cento anni, vedi come sono perspicace?».

«Se sei tanto perspicace, potresti anche capire che mi farebbe piacere sentirmi dire: tanti auguri!».

«Tanti auguri per cent’anni? Ma cosa vuoi che siano? Per me, il giorno del mio centesimo compleanno fu un giorno come tanti altri. Noi tartarughe marine festeggiamo i compleanni solo a partire dal centosettantesimo che incomincia a essere un compleanno importante. Se vuoi gli auguri, passa di qui tra settant’anni!», dice Marina, non senza un pizzico di ironia.

Nonno Adelio, offeso, non risponde e decide di proseguire la sua passeggiata nel parco dietro la spiaggia.

«Salve, come va? Ti vedo un po’ abbattuto. Com’è che non sei contento nel giorno del tuo compleanno?». A salutare nonno Adelio è stata una gigantesca sequoia. Questa volta nonno Adelio non si sorprende più di tanto e risponde: «Ero contento, ero molto contento finché non ho incontrato un’antipatica tartaruga che ha osato prendermi in giro proprio per il fatto che oggi ho compiuto “solo” cent’anni». 

«Cent’anni! – esclama la sequoia, trattenendosi a stento dal ridere – Questo giovanotto oggi ha compiuto cent’anni e se ne vanta! Io a cent’anni succhiavo ancora l’acqua dal terreno con il biberon!».

«Sì, sì prendi in giro anche tu! – dice nonno Adelio, sempre più offeso – Se avessi visto la gran festa che m’hanno fatto a casa mia, ti renderesti conto che cent’anni sono un bel traguardo, per un essere umano».

«Chi si contenta gode – sentenzia la sequoia, dall’alto dei suoi duemilacinquecento anni».   

Nonno Adelio si è allontanato. Giunto ai margini del parco, si ferma a contemplare la montagna che si erge imponente davanti a lui. Questa volta è il nonno a parlare per primo:  «No, ti prego, non mi dire niente! Non mi umiliare anche tu, dall’alto dei tuoi milioni di anni!».

La montagna tace e nonno Adelio, incoraggiato da quel silenzio rispettoso, dice ancora: «Stamattina, quando mi sono svegliato, ero gonfio d’orgoglio. “Cento anni!”, mi dicevo e mi sentivo come uno che ha compiuto una grande impresa. Tanto vale dirlo: mi sentivo “eterno”. Adesso, davanti a voi, non mi sento nessuno. E incomincio a credere che sia per questo che mi è stato fatto il regalo di sentire la voce del creato. 

Parlando, nonno Adelio, ha posato lo sguardo a terra e ha visto un umile fiore di campo. «Noi due siamo simili – dice mentre si china per sfiorarne i petali tremanti –. Eh sì, ogni uomo è come l’erba e tutta la sua gloria come un fiore di campo: fiorisce al mattino e alla sera è già secco. Se sapessimo far tesoro di questo, come vivremmo meglio i nostri pochi anni!».

Il freddo si è fatto pungente. Nonno Adelio si incammina verso casa. In giardino trova Pierpaolo, il nipotino di otto anni, che sta giocando a palla, da solo.

«Cosa fai qui, Pierpaolo? Vieni dentro perché adesso fa freddo!».

«Va bene nonno, però la fai una partita a scacchi con me?».

«Oggi no, caro. Oggi ti voglio dire una cosa – dice nonno Adelio mostrando al nipotino il fiore di campo che ha raccolto –. È una cosa molto importante. Non voglio che tu ci metta cent’anni a impararla, come me!».

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons