Il ladro Giovanni

“Abbiamo due figli di sei e quattro anni. Ci troviamo in difficoltà a far loro digerire il negativo quotidiano che ci circonda. Quello più grande, ad esempio, dopo l’attentato di Manhattan e vedendo il nostro sconforto, voleva sapere il perché e il “come mai” era successo. È stato complicato dargli spiegazioni cercando di non mettere in cattiva luce nessuno. Ma ancora più difficoltà abbiamo avuto col più piccolo quando, un mese fa, siamo stati visitati dai ladri. Siamo rientrati un sabato sera e abbiamo trovato le camere sottosopra, i cassetti vuotati per terra. Ma a parte il danno, limitato, era la paura e lo scoramento dei bambini che ci angosciava. Luca era sorpreso e non sapeva capacitarsi di come un uomo cattivo avesse potuto rovesciare il suo “giocaio””. Argia – posta elettronica Proteggere da ogni male i nostri figli, è naturale e doveroso per un genitore, e significa anche prepararli all’inevitabile incontro con rapporti difficili, imprevisti, traumi, da parte di persone non ben disposte verso il prossimo. Ma c’è modo e modo. Le racconto un episodio simpatico vissuto da un collega. Il giorno del suo compleanno rubarono alla moglie la macchina parcheggiata al Lungotevere. Sconcerto generale, soprattutto nei sei figli (da quattro a diciott’anni), anche perché sulla macchina c’era la torta per il papà.A cena, vedendo gli occhi bassi e le espressioni incerte, lui affronta la situazione e la spiega: la macchina era stata rubata probabilmente da un signore molto povero che ne aveva bisogno, l’aveva presa in prestito per un po’ e aveva avuto la gioia di trovarci anche una torta per i suoi bambini che avevano fame. Ecco com’era andata. Alla buona notte, nel dire le preghiere della sera, il penultimobambino di sei anni propone: “Preghiamo anche per il signore che ha preso la macchina… Come si chiama?”. “Giovanni ” fa il collega. Da allora, ogni sera si pregò per il ladro Giovanni e per i suoi bambini. Dopo qualche mese la macchina fu ritrovata. Un po’ ammaccata, ma sana e salva. Giovanni aveva finito di usarla. Questa storia vera a me ha insegnato tante cose. Quel collega non ha ingannato i suoi figli. Anzi, può darsi sia andato molto vicino al vero. Far “digerire” (come lei dice) la cronaca nera e le tragedie sociali ai nostri figli, è possibile. Basta non allinearsi ai toni esagitati e colpevolistici di quasi tutti i nostri media, per leggere insieme a loro gli eventi con la trasparenza della condivisione. Certo, il male esiste e bisogna essere attenti e prudenti, instillando nei nostri figli il senso della giustizia. Insieme però alla convinzione che, più che da uomini cattivi, siamo attorniati da uomini che soffrono e subiscono ingiustizie. Riuscire ad accendere in loro questo sguardo d’amore, vuol dire metterli al di sopra dei pericoli e molto vicini alla verità.

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