Il grido della Bellezza

Cosa spinge l'arte a varcare le soglie del tempo?
Arte

Un grido muto e devastante inghiotte e dissolve, liquefacendola, l’intera figura umana. È il celebre Urlo di Munch (1893), quasi un emblema delle innumerevoli “crocifissioni” che saranno la cifra della morte dell’uomo nella morte di Dio.

È Venerdì Santo (1998) e al Museo di Unterlinden a Colmar si suona La morte della Luce/la Luce della Morte di Jonathan Harvey, un’opera composta per l’occasione. Sullo sfondo un altro celebre dipinto, La Crocifissione di Mathis Grünewald (1515). E quando le note dell’ultimo movimento si perdono nel silenzio, destino di ogni musica, rimane l’immagine forte indicata dal dito fuori proporzione di Giovanni Battista che sta alla destra del quadro. È quella di Gesù nella terrificante desolazione del suo corpo spezzato sulla croce, centro del dipinto e della musica di Harvey.

È l’arte che grida la sua verità, non attraverso un ragionamento, ma scuotendoci nel profondo della nostra interiorità. Ma perché da duemila anni artisti di ogni genere hanno voluto esprimere in colori, suoni, parole e movimenti, l’Innocente torturato ed ucciso, immagine che è l’opposto della concezione classica della bellezza?

Perché fino a quando il dolore innocente, il male e la morte non saranno riscattati nella vita reale, un’arte che non sia semplice ornamento ma voglia dare voce alle piaghe dell’umanità, denunciarle e farne memoria, non potrà rimuoverne il segno con una facile edulcorazione.

E così quando il giovane ateo Ippolit – ne L’Idiota di Dostoevskij –, quasi sfidando Myskin, gli grida la sua domanda su quale bellezza salverà il mondo, è il silenzio che gli fa eco. Ma le braccia di Myskin che sorreggono il corpo di Ippolit morente rispondono con l’immagine eloquente dell’amore che condivide il dolore fino in fondo. È come se anche qui il dito del Battista guidasse il nostro sguardo: la sola Bellezza che salverà il mondo è quella dell’amore che prende su di sé il peso della miseria e del dolore innocente. È Cristo crocifisso che si fa via alla Bellezza, che è vita e verità.

Ed è in lui risorto la sola certezza di una speranza che non delude. Qui l’annuncio del Vangelo di Giovanni – Dio è amore – trova la sua spiegazione piena. Ed è questo che spinge anche l’arte, chiamata già fin d’ora a rendere più abitabile la terra, a varcare le soglie del tempo per indicare, ancora una volta come il dito del Battista, nel disegno divino inaugurato dal Crocifisso-Risorto la Bellezza trasfigurata in cieli e terre nuovi.

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