I pompieroidi

Pompieri
Da bambini abbiamo imparato a scuola che pompieri, postini, vigili urbani, ecc., sono i così chiamati servitori pubblici, cioè tutti quelli che quotidianamente lavorano dall’alba al tramonto, sotto un sole cocente, pioggia, neve e tutti i tipi di inclemenze atmosferiche giocandosi la vita per il bene della comunità. Fra tutti questi, quelli che portavano in alto la bandiera dell’eroismo nella nostra fantasia infantile erano, senza dubbio alcuno, i pompieri. Quale bambino non ha mai sognato di arrampicarsi in uno di quei vecchi camion rossi, solcando le strade a sirena spiegata per salvare una famiglia intera dall’abbraccio vorace delle fiamme? Ricordo come fosse oggi che ogni volta che suonava la sirena vicino casa nostra, correvamo come disperati per vedere uscire i vigili del fuoco verso la loro abnegata missione e, dopo che erano spariti i camion, restavamo inchiodati a bocca aperta vedendo la strada ormai deserta… Il problema nasce quando diventiamo grandi, e la vita e/o le circostanze ci allontanano dalla vocazione di essere pompieri sul serio e tutti corriamo il rischio di convertirci in tristi pompieroidi di fatto. Ci capita sempre che, per non rischiare troppo, spegniamo il fuoco a quel collega di lavoro che ha delle trovate al di fuori dei nostri schemi. Oppure spegniamo il fuoco di nostro figlio adolescente quando un giorno ci appare con la felice idea di comperarsi una batteria o di portare a casa quell’amico che non è come noi. O anche quando suggeriamo al nuovo parroco di non cercare di cambiare troppo l’organizzazione e il modo di vivere della parrocchia. O quando ci scappa una frase del tipo: Ma tu sei pazzo!, oppure Ai miei tempi non sarebbe mai capitato. Ragiono come pompieroide ogni volta che non lascio spazio al fuoco della fantasia, all’attrattiva calorosa dell’incoscienza, all’ardore della speranza, alla fiamma della carità. Divento un pompieroide se non sono pronto ad accettare che l’altro può avere ragione, se lotto a denti stretti affinché si segua la mia idea senza riserve, quando perdo la fiducia nei giovani, ogniqualvolta disprezzo la novità… Signore, fa’ che la piccola fiamma che tutti portiamo dentro non si spenga mai, anzi, spinta dal tuo soffio cresca e si propaghi come un incendio che abbraccia il mondo intero. Una birra con Marco farà un coso del genere, che tipo di famiglia avrà (nel caso ce l’abbia), quali saranno le sue mete, le sue aspirazioni… Vengo a sapere che è sposato e ha conosciuto sua moglie in modo alquanto bizzarro. In un locale dove faceva il buttafuori, una ragazza era immischiata in una rissa usando un tacco a spillo come arma di fortuna. Cercando di sciogliere la lite, si è trovato di fronte a lei e le ha detto: Ma tu sei bella!; e lei: Anche tu non sei niente male…. Arriva il momento del pranzo e non mi viene spontaneo sedermi vicino a lui, comunque siamo tutti sistemati in due tavolate sotto una specie di tendone vicino al palcoscenico. Ci portano una montagna di spaghetti distribuiti in alcuni vassoi. Con la coda dell’occhio vedo che lui comincia a distribuire piatti colmi a destra e a manca: Su ragazzi, dateci dentro che avete lavorato forte. Lui si serve per ultimo. Il vassoio resta lucido, poco dopo anche il suo piatto. Verso le sei di sera, a lavoro finito, mi avvicino e gli dico: Marco, ti devo pagare ancora. Ci si avvia verso il bar dove chiedo due birre fredde. È l’occasione per scambiare quattro chiacchiere sul lavoro, gli impegni; ed è lì che mi confida: Io lavoro sempre per conto mio, dopo questo spettacolo devo smontare il palco e portarlo a Milano, poi devo fare sicurezza in un locale a Milano e quindi a Novara, e poi non lo so, si vedrà, ci penserà Dio, sono nelle sue mani…. Allora sei credente, gli dico. Eccome no, altrimenti sarei fregato! Guarda!, e mi fa vedere nel suo avambraccio destro un tatuaggio che mostra un cuore attorniato da una corona di spine e sotto la scritta Cristo regna. Dopodiché continua con le sue cose e io mi metto a ridere interiormente della mia stupidità, della mia vergogna, della mia superbia… ma anche dalla gioia di aver scoperto un fratello.

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