I giusti del mare di Lampedusa

Ci sono i pescatori di Lampedusa, incantevole e terribile lembo di terra lungo le rotte dei migranti, abili a scrutare l’umore del mare e i colori del cielo.
Pescatori

Ci sono i pescatori di Lampedusa, incantevole e terribile lembo di terra lungo le rotte dei migranti, abili a scrutare l’umore del mare e i colori del cielo, che lasciano le reti per soccorrere i sopravvissuti del mare e delle guerre inutili, in queste notti di primavera. A guidarli nella notte le grida dei naufraghi, a tormentarli di giorno il silenzio di quelli che non ce l’hanno fatta.

«Oggi è stata una sconfitta perché volevamo salvarli tutti, ma non ci siamo riusciti, non era possibile – raccontano al mattino, gli occhi affossati, i visi solcati dalla fatica –. Erano quasi tutti uomini e pochissime donne, niente bambini, era come se non fossero mai nati perché sono finiti tutti in fondo al mare».

 

Ci sono le donne e gli uomini di Lampedusa, che accolgono e soccorrono, a ricordarci che in ogni tempo, anche in quello più triste, è possibile compiere il bene. Senza testimoni e senza televisioni, senza grandi teorie e grandi impianti etici. È la «bontà insensata», di cui parla il saggista Gabriele Nissim nell’omonimo libro (edito da Mondadori), il segreto degli uomini giusti. Mistero del bene che si genera quando intorno sembra prevalere solo odio e indifferenza.

Ogni uomo, anche il più cinico e insensibile, anche colui che mai nella vita ha coltivato le virtù e il bene, può compiere un gesto di bontà (apparentemente) insensata. Scrive Nissim: «Può diventare “giusto” anche chi, una volta sola nella sua esistenza, in un unico giorno della sua vita, di fronte a un solo sopruso, a un solo uomo perseguitato, a una sola men­zogna, ha il coraggio di rompere il conformismo e di com­piere un solo atto di bene, di amore, di giustizia».

 

Quel giorno il pavido trova il coraggio, l’indifferente il calore di un gesto di umanità, il silente la forza di una parola rigorosa.

Un solo gesto, una sola volta, possono rovesciare una situazione disperata. È in quel gesto imprevisto e repentino che affondano le speranze dell’umanità, le speranze di un’Italia tentata dall’indifferenza. Non è sempre e soltanto la virtù strenua, la coerenza assoluta o l’eroismo a salvare l’uomo – talvolta neanche la santità e l’abnegazione personale – ma quei comportamenti di resistenza, qualche volta nascosti, che si oppongono al male prodotto dagli uomini. Gesti capaci di trasformare un prossimo sconosciuto in un amico, di rimediare a un’ingiustizia con un atto d’amore.

Mi piace pensare che i dieci giusti di cui parla la Bibbia, per i quali Dio è disposto a risparmiare la città, oggi abbiano nomi e volti di pescatori, occhi e mani di donne, braccia di uomini comuni, pronti, ancora una volta, a scegliere il bene.

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