Gli altri, la bomba e l’economia delle scelte quotidiane

Nelle università sono molti, ormai, i corsi opzionali offerti agli studenti. Ogni anno in genere alla prima lezione vengono in buon numero, ma poi può capitare che dalla seconda lezione in avanti il la partecipazione si riduca progressivamente, fino a quando continuano a restare solo gli studenti più motivati. Altri anni, invece, lo stesso docente, con lo stesso programma e le stesse modalità d’esame, osserva che non solo gli studenti non diminuiscono, ma aumentano lezione dopo lezione. Come spiegare questi andamenti così diversi in corsi identici? Una spiegazione consiste nell’ipotizzare che gli studenti siano di tre tipi: quelli che sono molto motivati per i contenuti del corso, e restano in ogni caso fino alla fine; quelli che vanno certamente via dopo la prima lezione, perché in ogni caso non interessati; e coloro, i più numerosi, che sono incerti: restano se vedono alla prima lezione abbastanza studenti. Gli appartenenti a questo terzo gruppo, però, pur richiedendo tutti un numero relativamente elevato di colleghi (se si è troppo pochi l’assenza viene individuata dal docente, si è costretti ad intervenire…), hanno ognuno un’idea diversa di cosa voglia dire abbastanza: per Anna è 10, per Andrea 18 e per Filippo 7. Nonostante tutte le differenze individuali, possiamo non di meno descrivere attraverso una funzione matematica tutte le tipologie di soggetti, incerti o meno, ottenendo una curva che ci può aiutare a spiegare come mai in certi anni certi corsi siano affollati e in altri invece no. Questo è uno degli esempi del modo in cui l’economista Thomas Schelling fa teoria sociale: utilizzare semplici strumenti matematici per dar conto di fenomeni sociali importanti (dai seminari universitari, alle mode, alla cultura ecologica, al voto nelle primarie…), che resterebbero, senza lo sforzo di un’analisi formale vaghi, incomprensibili e misteriosi. Thomas Schelling, con Robert Aumann, è stato insignito del premio Nobel per l’economia 2005 per gli studi che, secondo la motivazione ufficiale, hanno contribuito in modo rilevante alla nostra comprensione della logica del conflitto e della cooperazione, non solo in ambito economico ma nelle scienze sociali in generale. Schelling e Aumann condividono la metodologia d’indagine; sono entrambi, infatti, teorici che fanno della teoria dei giochi. Eppure non si potrebbe pensare a una coppia di colleghi più differenti e distanti tra loro. Schelling ha scritto pochi ma importanti libri in cui vengono analizzati attraverso la logica dell’azione strategica i più disparati argomenti, tutti molto vicini alla vita e agli interessi quotidiani. Aumann, invece, ha al suo attivo centinaia di saggi pubblicati prevalentemente su riviste specialistiche di matematica ed economia matematica. Anche tra gli addetti ai lavori solo una esigua minoranza è in grado di addentrarsi nelle sottigliezze dei suoi formalismi. Anche lo spettro di interessi di Aumann è molto vasto, ma ha a che vedere con argomenti decisamente meno quotidiani rispetto a quelli del collega; in tempi recenti, ha scritto saggi su temi quali l’impossibilità di non essere d’accordo, il ruolo della conoscenza comune, la natura della coscienza umana e, da ebreo credente ed osservante qual è, di un tema tanto affascinante quanto rischioso per la reputazione di qualsiasi studioso serio, vale a dire dell’esperimento di Gans-Inbal, un famoso studio finalizzato all’individuazione di codici cifrati nascosti nei libri sacri della Torah. Uno dei contributi più importanti di Aumann è stato mostrare, e dimostrare, che se si analizzano le interazioni sociali non una alla volta ma inserite in una serie ripetuta di incontri, se esiste cioè una qualche possibilità di incontrare il mio partner ancora una volta, allora la cooperazione può emergere anche tra soggetti individualisti ed egoisti spontaneamente, cioè anche in assenza di contratti e di sanzioni. La differenza tra Aumann e Schelling è particolarmente interessante anche perché segna una certa inversione di tendenza nell’ambito della teoria economica che negli ultimi anni ha visto un accentuarsi sempre maggiore dell’uso di un linguaggio formale e di complicati apparati matematici. L’idea di scienziato-sociale proposta da Shelling è probabilmente quella destinata, nel futuro, a maggiore successo. La sua ricetta è questa: trova problemi e modelli di comportamento nella vita di tutti i giorni che nessun altro riesce a individuare; mostra come questi esempi illuminano questioni molto più importanti e cruciali; impacchetta tutto con una prosa ricca e arguta; se proprio si deve, si può aggiungere qualche grafico; ma non usare mai, dicasi mai, una formula troppo complicata. Schelling non è uno studioso atipico solo per la sua allergia verso i tecnicismi, ma anche in virtù della sua storia intellettuale e per l’impatto del suo lavoro. Il più importante evento del XX secolo – disse una volta – è quello che per fortuna non si è mai verificato. Questa frase basta a farci cogliere l’insospettata importanza del suo lavoro per ciascuno e dico ciascuno di noi. Le teorie elaborate da Schelling sul finire degli anni Cinquanta, ed esposte poi nel suo libro più importante The Strategy of Conflict, hanno infatti contribuito a dare forma alla strategia nucleare delle due superpotenze americana e sovietica. A nessuno studioso quanto a Schelling può essere attribuito il merito di aver contribuito, attraverso l’esposizione dei paradossi della deterrenza, così ben illustrati nel famoso film di Stanley Kubrick, Il dottor Stranamore, e la formazione di una intera generazione di giovani strateghi, alla costruzione durante gli anni della guerra fredda di una pace, tanto precaria quanto duratura. Il suo lavoro fece cambiare la politica nucleare americana da una incentrata sulla ritorsione massiccia in caso di attacco a una basata sulla possibilità di difesa da un attacco a sorpresa. Ciò contribuì fortemente a far si che la guerra fredda non si scaldasse mai abbastanza da trasformarsi in un conflitto aperto. Oltre che alla natura paradossale di una pace ottenuta attraverso la paura della mutua distruzione, in anni più recenti l’attenzione di Schelling si è spostata su temi quali la segregazione razziale, i problemi di coordinamento relativi al perché le persone fanno ciò che fanno quando si aspettano che gli altri facciano ciò che poi faranno… E, ancora, il surriscaldamento del pianeta, i problemi di scelta legati alla debolezza della volontà e all’autocontrollo (vedi la strategia di Ulisse con le sirene) il modo più efficace che una streetgang può utilizzare per estorcere denaro, come ritrovare un amico dopo essersi persi in una città straniera… Schelling, ha contribuito a riavvicinare l’economia ai problemi delle persone reali, e mostra con il suo lavoro ai giovani scienziati sociali quanto può essere utile civilmente il loro mestiere.

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