Giornata mondiale dei poveri

Domenica 18 novembre circa 4 mila bisognosi parteciperanno alla celebrazione eucaristica in piazza San Pietro presieduta da papa Francesco, ma numerose saranno le iniziative in tutto il mondo per la seconda Giornata mondiale dei poveri

Domenica 18 novembre la Chiesa celebra la seconda Giornata mondiale dei poveri, istituita da papa Francesco come segno tangibile del Giubileo straordinario della Misericordia. Numerose le iniziative in tutto il mondo. A Roma il papa presiederà la celebrazione eucaristica a San Pietro alla quale parteciperanno circa 4 mila bisognosi insieme alle associazioni di volontariato di diverse diocesi del mondo. Dopo l’Angelus, 1.500 di loro pranzeranno nell’aula Paolo VI con papa Francesco.

“Questo povero grida e il Signore lo ascolta” è il tema della Giornata, che vuole essere una risposta concreta della Chiesa ai poveri della terra affinché non pensino che il loro grido possa cadere nel vuoto. È un’occasione per porre l’attenzione alle molte povertà materiali e spirituali dell’uomo: al bisogno del necessario per vivere, di una casa in cui abitare, ma anche al bisogno di affetti e di amicizia sincera da parte degli altri. Tre i verbi che riassumono il Messaggio per questa giornata: gridare, rispondere, liberare.

Dio non è sordo al grido del povero, al nostro grido quando ci troviamo in difficoltà. La sua risposta è sempre «un intervento di salvezza per curare le ferite dell’anima e del corpo, per restituire giustizia e per aiutare a riprendere la vita con dignità. La risposta di Dio è anche un appello affinché chiunque crede in Lui possa fare altrettanto nei limiti dell’umano» (messaggio per Giornata mondiale dei poveri, 3). La risposta, dunque, è affidata all’uomo, interpella la sua coscienza. La povertà non è mai una scelta, ma è creata dall’egoismo, dalla superbia, dall’ingiustizia. Il Signore interviene a spezzare i legami di questa schiavitù e lo fa attraverso la mano di ogni persona. Da qui, la domanda posta da papa Francesco nel suo messaggio: «Come mai questo grido, che sale fino al cospetto di Dio, non riesce ad arrivare alle nostre orecchie e ci lascia indifferenti e impassibili?».

Pope Francis visits health facility initiative in Saint Peter's Square

«Dobbiamo testimoniare che la cruna d’ago attraverso cui passare per parlare di Dio è l’uomo scartato – spiega don Francesco Pesce, direttore dell’Ufficio per la Pastorale sociale del Vicariato di Roma -. Dare la vita per gli scartati, proprio come Gesù, anche lui uomo brutalmente scartato. Ogni giorno, sempre più forte il grido degli scartati ci investe e “rovescia” i banchi delle nostre chiese, richiamandoci alle cose essenziali. La “Buona Notizia” di Gesù non è una nuova filosofia, ma è la risposta al desiderio di tutti gli uomini di ogni tempo, di essere amati e liberati da ogni schiavitù. Chiunque curi le piaghe del mondo, difenda il suo popolo, educhi alla vera libertà, non escluda nessuno a priori, è nel cuore stesso di Dio. Papa Francesco come sappiamo ha fatto dell’«odore delle pecore» il profumo di ogni opera di evangelizzazione. È l’odore delle pecore, che può risvegliare la Chiesa, il dolore e la solitudine delle persone, la loro voglia di vita e di riscatto, la frontiera sulla quale costruire l’ospedale da campo che è la Chiesa».

Purtroppo non sempre nella società si ravvisa tale determinazione: la persona povera ci mette in discussione, attraverso le sue ferite rivela le nostre, evidenzia le insicurezze. Per questo, a volte, ci si sente più sicuri tenendola lontana, senza pensare che in tal modo, ci si tiene lontani proprio dal Signore. «La nostra società vuole ispirarsi ai grandi principi dell’uguaglianza e della fraternità, cari all’Illuminismo, e ai principi cristiani – continua don Francesco – ma si trova a compiere una impossibile quadratura del cerchio. Fa finta di voler inserire in sé, dentro le proprie città, l’escluso, (l’immigrato, il clandestino, il senza fissa dimora, il carcerato) ma non ci riesce; perché? Perché dovrebbe contestare se stessa, nei propri principi costitutivi, e non ne ha il coraggio, anzi meglio non ne abbiamo il coraggio».

C’è bisogno della concretezza che solo l’amore fraterno, fatto di attenzioni e di reale vicinanza, può dare. Soltanto in questo modo sarà possibile percepire il dono di cui è portatrice la persona indigente, solo così potremo porla al centro della vita della Chiesa. «Dobbiamo chiedere l’intercessione dei santi che hanno avuto il coraggio di contestare loro stessi, la società e la Chiesa del loro tempo – conclude don Francesco Pesce –. I Santi sono anche testimoni della dignità dell’uomo, di ogni uomo. Ci testimoniano che Gesù è andato fra i lebbrosi di ogni tempo, per insegnare loro a smettere di dirsi immondi, a guardare le nostre città e scoprire che sono loro molto spesso immonde. Questa è la rivoluzione cristiana, il capovolgimento delle beatitudini. Chiediamo ai Santi di intercedere affinché nessuno di noi trasformi Gesù in un profeta accomodante a misura delle nostre società. Chiediamogli di intercedere presso il Signore per allargare i nostri confini, i nostri spazi, i nostri cuori, per accogliere i piccoli di ogni tempo».

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