Galline, brodi & rock’n’roll

Gallina vecchia fa buon brodo. L’antico detto popolare vale pure per il musicbusiness, almeno a giudicare da ciò che sta accadendo ultimamente. Anche se è raro che codesti gustosi consommé trovino poi molti palati disposti a consumarli. Fuor di metafora, ciò di cui stiamo parlando è del dilagante revivalismo che attraversa i mercati. Tendenza invero radicata da decenni nel pop-rock planetario, ma che recentemente sta acquisendo connotazioni e casistiche sempre più curiose e talvolta inedite. È il caso della gustosa riedizione di Ho visto anche degli zingari felici (Storie di Note), storico album dei primi anni Settanta, uno dei classici dell’era aurea del cantautorato italico. In questo caso l’autore, lo stagionato Claudio Lolli, ha pensato bene di rivestire a nuovo le canzoni originali affidandone i nuovi arrangiamenti a uno dei gruppi emergenti del nuovo folk-rock tricolore. Così, insieme all’ensemble del Parto Delle Nuvole Pesanti, firma e licenzia questo spumeggiante live- album che ha l’indubbio pregio di riattualizzare uno dei capisaldi della canzone d’autore “impegnata”, ma anche l’altrettanto indubbio difetto di essere un’impresa più significativa per mittenti che non per destinatari. Tra le incarnazioni più care al revivalismo recente, c’è sempre la mania dei tributi. Tra gli ultimi e più interessanti Hazy Dreams (Edel) dedicato al sempiterno Jimi Hendrix: produzione italiana realizzata in California con il contributo di membri dei Metallica, Gun N’Roses, Alice in Chains, Toto e molti altri. Undici classici riveduti e (s)corretti nel segno di un modernismo a l t a m e n t e e n e r g e t i c o che piacerà cer tamente ai rockettari del terzo m i l l e n n i o certo ancor più che agli estimatori del genio di Seattle. Ai tradizionalisti più o meno nostalgici, segnaliamo invece l’imperioso ritorno dei leggendari Yardbirds, icona del rock primordiale ritornata sui mercati dopo la bellezza di 35 anni di assenza; in verità mancano all’appello buona parte dei membri originari (Jimmy Page e Clapton in primis); in compenso, alle sessions di registrazione è sfilata la crema del chitarrismo rock: da Jeff Beck a Steve Lukather, da Steve Vai a Joe Satriani, da Slash a Brian May. Birdland (Favored Nations) è un dischetto gradevole e allegro dove aleggiano fantasmi beat e rock-blues, ma anche quella malinconia un po’ patetica che hanno addosso tanto i reduci quanto gli irriducibili del rock che fu. Stesso sapore – sia pure affiorante da tutt’altre sonorità – per i redivivi Fleetwood Mac, altra icona riemersa dall’oblio col piacevolissimo Say You Will (Wea). Christine Mc Vie e soci rinverdiscono fasti e le fragranze pop del loro vendutissimo Rumour con una manciata di nuove canzoni dal notevole coefficiente radiofonico. Insomma: i mercati e mercanti della musica combattono la depressione come possono. E il fatto che spesso il vecchio (riciclato, vintage, o riveduto che sia) sia spesso meglio del nuovo, la dice lunga su quanto sia profonda. CD NOVITÀ MACY GRAY THE TROUBLE WITH BEING MYSELF Sony La trentatreenne dell’Ohio approda al terzo album. Ottimo mix di soul, hip-hop e funky, omogenizzato da una vocalità irresistibile, oltreché dall’energia vitale delle sue inquietudini. Più che mai punto di riferimento del post-femminismo afroamericano: musicale e no. BLUR THINK TANK Emi Damon Albarn scaccia i fantasmi del brit-pop con un disco scorbutico e orgogliosamente “politico”. Nel mirino le febbri guerrafondaie, l’opulenza e le nevrosi d’occidente. Canzoni fascinose per quanto volutamente sgraziate e claustrofobiche, e coraggiose non foss’altro perché lontanissime dai parametri di ciò che oggi funziona (o dovrebbe funzionare). Del resto sono tra i pochi a poterselo permettere. f.c.

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