G20 a Matera, Bari, Brindisi: solo passerella turistica?

Lo strano caso di un evento internazionale che ha visto l’interesse di pubblico e media centrato solo sul paesaggio e le preziosità culinarie, invece che sui programmi e sui contenuti concreti
(AP Photo/Antonio Calanni)

Con fuochi d’artificio, panorami mozzafiato, percorsi enogastronomici, viaggi in treno (e non in auto blu) tra una città e l’altra in favore della conclamata sostenibilità, sono stati letteralmente stregati i delegati del G20 organizzato tra Bari, Matera e Brindisi. Oltre al ministro Luigi Di Maio, che ha accolto i suoi colleghi al castello Normanno-Svevo di Bari e il rappresentante della Politica Estera e di Sicurezza Ue, Josep Borrell, hanno partecipato da remoto le delegazioni di Cina, Australia e Brasile.

Nei centri cittadini blindati dalle forze d’ordine per garantire i lavori sulle sfide globali come le politiche di inclusione di giovani e donne, il commercio, la transizione energetica e la sicurezza alimentare, i ministri degli Esteri e dello Sviluppo hanno potuto sperimentare il senso d’accoglienza per la cura dei particolari e la preparazione delle location. Una confezione perfetta per un evento internazionale, il cui contenuto, però, è sembrato magro di misure, dichiarazioni o eventuali accordi.

Molta dell’attenzione delle testate giornalistiche, infatti, è stata rivolta allo stupore dei circa 500 delegati internazionali provenienti da 32 paesi al cospetto delle bellezze paesaggistiche come il Lungomare di Bari o i Sassi di Matera. Forse la presenza delle istituzioni nelle due città alla ribalta, soprattutto in previsione della stagione estiva, ha reso il summit più oggetto di marketing e sponsor per le bontà e le bellezze nostrane, anziché tassello per la ripartenza o ricostruzione.

In fondo è questa l’impressione dell’opinione pubblica sul G20. Anche gli stessi negozianti e ristoratori hanno saputo soltanto durante le ultime ore prima dell’inaugurazione, dei divieti, delle chiusure delle piazze e delle strade, creando non pochi disagi alla mobilità e alle economie delle attività commerciali.

Ha suscitato maggior scalpore la passeggiata per Bari vecchia o l’inaugurazione del museo archeologico di Santa Scolastiche dei ministri, anziché conoscere qualche ulteriore dettaglio dei 100 miliardi per il Mezzogiorno previsti dal Recovery fund; probabilmente interessava conoscere le reazioni e le sensazioni dei ministri durante gli spettacolari fuochi d’artificio o il percorso culinario dei prodotti tipici e le mesciate di vino pugliese, invece di insistere su una maggiore informazione sull’attenzione verso l’Africa, uno degli argomenti del G20 dal titolo “People, planet prosperity”, per la lotta alla fame con l’obiettivo “Zero Hunger” entro il 2030 o la gestione dei fenomeni migratori.

Ha destato simpatia (sì, simpatia) il viaggio in treno tra assaggini di specialità di taralli e ciliegie nel tragitto Bari-Matera, verso la stazione appulo-lucana inaugurata nel 2019 e ancora poco utilizzata e meno forse sulle politiche dell’Export e il Made in Italy da rimettere in primo piano e fondamentale per le aziende del meridione; crea un più alto numero di visualizzazioni sulle testate la curiosità della delegazione statunitense (presente con il segretario Anthony Blinken) davanti l’arte della produzione delle orecchiette mettendo in secondo piano ciò che emerso dal vertice a Brindisi, altra città ospitante il G20, sul tema della cooperazione e dell’assistenza umanitaria.

Senza dubbio il G20, organizzato tra Matera e Brindisi con Bari da crocevia, ha avvalorato e confermato le eccellenze ormai, internazionali e iconiche del sud Italia, ben identificabili in tutto il mondo, per fortuna. Anche se “bontà e bellezze” rischiano di incantare letteralmente l’informazione per ciò che brilla ed è eclatante come l’immagine dei ministri tra i Sassi, posta come notizia da scoop. Probabilmente se l’opinione pubblica si sofferma maggiormente sulla cornice, sullo sfondo di un evento e in modo superficiale all’opera e ai motivi di un incontro di tale portata, è chiaro che ogni aspetto e ogni decisione finiscono a “tarallucci e vino”.

 

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