Forza evolutiva

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Come si articola la realtà dell’amore nello sviluppo della psiche del bambino?. Paola – Latina Diversi studi recenti spingono la psicologia a interrogarsi sul significato che nella nascita e nello sviluppo della vita mentale del bambino assume l’amore, l’essere cioè guardati, riconosciuti, accolti, curati, ecc. Per la psicologia contemporanea si tratta in definitiva di lasciarsi interpellare sul ruolo che la vita affettiva assume nel costituirsi e nell’evolversi della psiche umana. Numerosissimi sono i contributi scientifici rivolti a questa pista psicologica. Si dice, sostanzialmente, che la mente umana nasce dal riconoscimento da parte dell’altro; iniziamo a identificarc i con ciò che sperimentiamo in noi, impariamo a organizzare e a regolare la nostra vita psichica, diveniamo capaci di sintonizzarci e di leggere le altri menti. Insomma, la salute mentale di ogni bambino è legata all’amore, alla qualità delle relazioni affettive sperimentate con le figure di riferimento (principio di inseparabilità). D’altronde il grande desiderio che ogni bambino cova interiormente è quello di essere accettato dalla sua famiglia e di garantirsi quindi l’amore che scaturisce dall’appartenere a quella famiglia, dove può crescere e svilupparsi serenamente. Il senso di appartenenza infantile continuamente viene ricercato per tutta la vita, nelle forme più varie: nella creazione di una nuova famiglia, nel desiderio di lavorare in un ambiente favorevole, di vivere un’appagante realtà comunitaria. Il senso di appartenenza ha le sue radici nel rapporto genitorebambino poiché entrambi si sintonizzano sulle sensazioni e le intenzioni dell’altro, e stabiliscono i legami d’amore che costituiscono per il bambino la nascita della sua mente. La nostra vita mentale – sostiene Stern – è soggetta a una matrice interpersonale o relazionale, nel senso che il nostro sistema nervoso non si crea da sé, bensì è creato attraverso l’interazione con gli altri sistemi nervosi, attraverso le prime forme di comunicazione interpersonale che vanno dalle semplici reazioni come il sorriso, lo spavento, la lallazione, ecc., fino alle esigenze più espressamente psicologiche come il bisogno di dare e di provare pietà. Ian Suttie elaborò nel 1935 molto prima di ogni altro psicologo una teoria delle relazioni oggettuali che aveva come motivazioni umane fondamentali la ricerca della socievolezza e di compagnia e il bisogno di amare e di essere amati. In netto contrasto con la tradizione classica che lo precedeva, egli ha scritto: Il bambino non solo comincia la sua vita con un atteggiamento di benevolenza, ma il bisogno-di-dare continua come motivazione dominante nel corso di tutta la vita. Quindi il bisogno di dare è altrettanto vitale del bisogno di prendere. La sensazione che i nostri doni (l’amore) non sono accettati è altrettanto intollerabile di quella che i doni degli altri non si possono ottenere. Pasquale.ionata@tiscali.it

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