Fernando Day

Sulle note della canzone Fernando degli Abba, storico gruppo svedese degli anni Settanta-Ottanta, ci buttiamo tutti a terra, mentre un forte vento ci avvolge. Ma, invece di scendere, l’elicottero con a bordo mio fratello Fernando si alza di nuovo in volo: solo ora ci rendiamo conto di esserci sistemati proprio nel punto in cui doveva atterrare! Spostiamo tutto in fretta: siamo tutti pronti questa volta, pronti anche a stappare lo spumante di benvenuto. La corrente d’aria ha risucchiato in alto gli spartiti delle canzoni, altri sono tutti sparsi attorno; e il canto preparato s’intona, mentre il pianoforte elettronico – arrivato forse mai a queste altitudini – copre per un attimo ogni altro rumore. Dall’elicottero ancora in aria si apre il portellone e quasi al volo scende l’aiutante pilota: è il momento tanto atteso da tutti noi, Fernando è di nuovo in vetta, non con le sue sole forze questa volta, bensì col concorso di altri amici. Che spettacolo! La vista spazia su tutte le vette delle Apuane, dalla Pania della Croce al Pisanino, dagli Appennini al mar Tirreno. Fernando, da sempre un appassionato di montagna. Cime più o meno importanti sono state sue mete per momenti di sosta, dopo i quali riprendere con più forza la salita della vita. Purtroppo quattro anni fa una grave malattia (una mielite) lo colpiva agli arti inferiori. Tra un alternarsi di riprese e di ricadute, giungeva – nello spazio di una settimana – alla completa paralisi delle gambe, costretto all’immobilità in un letto per non avere ulteriori complicazioni. Con quel corpo che dalla quinta vertebra non rispondeva più, tutto quanto fino a poco prima era normale gli era diventato impossibile. Trasferte da un ospedale all’altro, per la riabilitazione. Finché una sera, mentre lo sistemavo per la notte, Fernando mi ha fatto notare che un dito dei piedi ricominciava a muoversi: era, dopo oltre un mese, il primo sintomo di un miglioramento progressivo che lo avrebbe rimesso in piedi. Di lì a poco, tuttavia, subiva una ricaduta: di nuovo le analisi, le visite, la fisioterapia, gli spostamenti in autoambulanza da un ospedale all’altro; e ogni volta recuperi sempre più difficili e minore il risultato. In questi anni Fiorella, la moglie, è stata l’angelo che lo assisteva, imparando a fare l’infermiera, il dottore, l’accompagnatrice, il geometra, l’ingegnere (sì perché la casa necessitava di adattamenti per Fernando). Condividendo con lui tutto: angosce, dolori, paure. Al vederla veniva in mente la donna forte di cui parla la Scrittura. Anche la fede che ti sostiene – confidava Fernando – spesso vacilla, non sai darti una spiegazione di quel che ti sta succedendo. Soprattutto la notte, quando sei sveglio ed immobile, sei attraversato da cupi pensieri. Allora ti sforzi di portare la mente su altre lunghezze, magari ascoltando la radio, con la speranza di poter riprendere sonno. Questa situazione aveva allontanato da lui molte persone, ma altre gli si erano strette attorno, mentre una preghiera incessante si levava da parte di parenti e di persone amiche. E proprio da uno di questi amici – Alvise Lazzareschi, che ne aveva parlato ad altri di Massa e Carrara, legati dalla passione per la montagna e il buon vino – era nata l’idea di portare Fernando sul Sumbra, una delle più belle cime delle Alpi Apuane. Certo non a piedi, lui almeno, ma… in elicottero! La scelta era caduta su questa montagna in quanto la sommità consiste in un pianoro erboso. Non era stato facile reperire un elicottero, considerato il periodo estivo e la presenza di molti turisti nella zona. Quanto al costo non indifferente dei due viaggi era stato suddiviso fra tutti i partecipanti. Alle sette ci siamo ritrovati in piazza Mercurio, a Massa, sotto lo sguardo incuriosito del dio della guerra: jeep e fuoristrada erano pronti. Di una cosa eravamo coscienti: non sarebbe stata una semplice scampagnata, era una giornata dedicata a Fernando. Così, con un tempo nuvoloso, come in certe mattinate d’estate che poi il calore del giorno dissipa, ci siamo accinti alla salita: non molto impegnativa, ma sufficiente a far arrancare sia Marco, professore di conservatorio, che me. Gli altri ci avevano preceduti là dove una croce che il tempo aveva piegato segnava il punto più alto. Fernando, Fiorella e il dott. Luigi Vignale erano partiti in auto alla volta di Castelnuovo Garfagnana, dove era pronto l’elicottero che in pochi minuti li avrebbe portati sulla cima. Ed ora di nuovo eccoci in vetta con Fernando che, appena calato dal velivolo, ci fa partecipi della sua emozione nel ritrovarsi in questo luogo a distanza di anni insieme a tanti amici. Per alcuni minuti rimane in silenzio; sulla gioia che gli si legge in viso un leggero velo di tristezza, subito rimosso. Il tempo passa tra canzoni e risate, discorsi colti in compagnia un po’ di Platone e un po’ di Dante, tra valzer e mazurche, di tutto di più. Prima della partenza Fernando intona Signore delle Cime in ringraziamento per questa splendida giornata. Senza dimenticare di riporre in un anfratto della roccia una bottiglia di buon Chianti, con la promessa quindi di tornar tutti ancora quassù.

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