Felix Tshisekedi eletto presidente

Il candidato dell’opposizione è stato eletto presidente della Repubblica democratica del Congo (Rdc) il 10 gennaio, succedendo al potere di Joseph Kabila durato 12 anni. Ma la Chiesa cattolica contesta la vittoria

 

Per la prima volta nella sua storia, la Repubblica democratica del Congo sta vivendo un’alternanza politica avviata attraverso le urne e non con colpi di Stato. La Commissione elettorale indipendente (Ceni) ha proclamato i risultati delle elezioni presidenziali del 23 dicembre. Contro ogni sondaggio, è «l’altro avversario», cioè Felix Tshisekedi, che viene dichiarato vincitore. Avrebbe vinto con il 38,57% dei voti, davanti al suo rivale dell’opposizione, Martin Fayulu, secondo con il 34,8%, ed a Emmanuel Ramazani Shadary, sostenuto dal presidente uscente Joseph Kabila, con solo il 23,8% dei voti.

La reazione di Martin Fayulu non è tardata. Ha parlato di un «colpo di Stato elettorale». I suoi sostenitori hanno manifestato giovedì a Kisangani (nel nord est) contro i risultati proclamati dalla commissione elettorale. Anche la Francia ha messo in discussione questi risultati, ritenendo che fossero «non conformi» e che l’avversario Martin Fayulu fosse «a priori» il vincitore. La Cenco (la Conferenza episcopale nazionale del Congo) ha messo anch’essa in discussione i risultati provvisori pubblicati giovedì dalla commissione elettorale, dicendo che «non corrispondono ai dati raccolti» dalla stessa conferenza episcopale, che aveva suoi osservatori praticamente in tutti i seggi del vastissimo Paese africano. In una dichiarazione, tuttavia, richiama «tutti a mostrare la maturità civica ed evitare l’uso della violenza». La polizia ha sparato gas lacrimogeni e colpi in aria per disperdere la folla in tre dei cinque comuni di Kisangani, hanno riferito dei testimoni.

Felix Tshisekedi, «eletto provvisoriamente» (perché contro i risultati prodotti dalla Ceni si può ricorrere alla Corte costituzionale, che proclamerà i risultati finali) se nulla succederà sarà il quinto presidente del più grande Paese africano sub-sahariano, vasto quanto l’Europa occidentale. Questa è la prima volta che un avversario è stato proclamato vincitore di un’elezione presidenziale dopo le due elezioni di Kabila nel 2006 e nel 2011. È anche la prima volta che il presidente uscente accetterà di dimettersi sotto la pressione della Costituzione e non delle armi. Kabila, infatti, non poteva candidarsi a un terzo mandato. Il voto è stato posticipato tre volte dalla fine del 2016.

 

 

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