Felicità e bene comune

Un confronto a tutto campo tra centinaia di studenti romani e alcuni tra i massimi esperti italiani e statunitensi di economia e benessere. L’evento nell’ambito dell’iniziativa del Cortile dei Gentili promossa dal cardinal Ravasi
Cortile Gentili

Prendi la grande sala dell’Auditorium della Conciliazione a Roma, riempila con parecchie centinaia di giovani dei licei e delle scuole romane, richiamati da un argomento che tira: felicità, benessere e bene comune. Prepara un palco con professori americani (Jeffrey Sachs, John Helliwell) e italiani (Leonardo BecchettiStefano Zamagni, Luigino Bruni), oltre al cardinal Ravasi (che ospita l’evento nel contesto dell’iniziativa del Cortile dei Gentili), Giuliano Amato e Massimiliano Smeriglio. Evita le tavole rotonde paludate e comincia subito con domande (incisive e competenti) preparate dai ragazzi e i professori che rispondono. Agita il tutto per due ore e, pur con qualche inevitabile brusio di troppo, otterrai un ottimo esempio di divulgazione intelligente e interattiva. Con qualche sorpresa.

 

In vista della Giornata della felicità, prevista dall’Onu per il 20 marzo di ogni anno, la discussione prende spunto da due recenti documenti: il rapporto BES 2015 dell’Istat, che valuta 130 indicatori della qualità della vita dei cittadini italiani, e il World Happiness Report 2016, con la classifica della soddisfazione di vita nei paesi di tutto il mondo. Nella classifica – che oltre a Pil, salute, libertà, livello di corruzione considera anche fattori come generosità e possibilità di poter contare su qualcuno –, l’Italia appare al cinquantesimo posto (su 157).

 

Secondo i professori statunitensi (brevi ed efficaci nell’esposizione) questa posizione così in basso nel grado di soddisfazione dichiarato dagli italiani non dipende tanto da reddito basso, quanto da salute mentale precaria. Una depressione diffusa, derivante da problemi relazionali, sarebbe infatti il problema numero uno che affligge molte persone nel nostro Paese. Questo almeno l’opinione degli ospiti stranieri, che peraltro non hanno risparmiato critiche anche feroci al loro Paese, gli Usa.

 

I professori italiani, forse i più attivi in questo campo almeno nel nostro Paese, hanno messo in evidenza varie iniziative concrete, a cui gli studenti possono partecipare dando il loro contributo diretto (come per esempio la proposta del movimento di democrazia economica Slot  Mob in corso in decine di città italiane e il 7 maggio a Roma), o attivare nelle scuole con i propri professori forme di cittadinanza attiva, a partire dalle scelte di consumo critico e responsabile. Si veda il percorso di Next e tutta la vasta esperienza che proviene dall’Economia di comunione e dalla finanza etica.

 

A parte questo, tutti i professori, con accenti diversi, hanno invitato i ragazzi a riflettere sul fatto che non è possibile essere felici da soli. E che il cambiamento della società comincia da ognuno di noi. Non è mancato un ringraziamento di Luigino Bruni agli studenti per aver ricordato agli economisti che non esiste l’homo economicus (attento solo al proprio interesse) che è purtroppo ancora alla base delle teorie economiche più in voga.

 

Il moderatore Giuliano Amato, alla fine, ha dato ai professori un voto appena sufficiente, perché non hanno risposto in maniera puntuale a tutte le domande e sollecitazioni dei ragazzi. Ma è stata comunque una bella occasione, per gli studenti e i loro insegnanti, per un confronto e un dialogo a più voci con alcuni dei massimi esperti italiani e statunitensi, su un argomento decisivo per le loro scelte personali, ma anche per il futuro della società.

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