Famiglia e relazioni, quale futuro?

Presentato il Rapporto su "Famiglia e povertà relazionale" del Family International Monitor. L’indagine, sviluppata a livello mondiale, ha utilizzato 90 indicatori raggruppati in otto aree tematiche in grado di fornire, per ogni Paese, un riferimento statistico generale utilizzando come fonti prioritarie Banca Mondiale e Nazioni Unite  
Famiglia (AP Photo/Rick Bowmer

Che ruolo giocano le relazioni familiari nel promuovere la resilienza in contesti difficili? Quanto sono importanti le relazioni “allargate” attorno alle famiglie? Sono alcune delle domande cui cerca di rispondere il Family International Monitor – costituito da Cisf, Istituto Giovanni Paolo II e Ucam – nel Report del suo primo triennio di attività (2019/2021).

«Il Progetto è partito dall’idea che la famiglia sia un soggetto e che quindi abbia un suo protagonismo, una sua vita attiva che vuole sviluppare e si trova di fronte alle sfide che il sistema economico propone», spiega Francesco Belletti, direttore scientifico del Family Monitor.

«Famiglia e povertà relazionale» è il focus del Rapporto. La povertà delle famiglie dipende da un complesso sistema di interazioni in cui le sfide o le opportunità del sistema economico si confrontano con le fragilità o meno delle relazioni, a loro volta influenzate dal contesto culturale e valoriale e anche da interventi pubblici come il welfare e le politiche redistributive.

L’indagine, sviluppata a livello mondiale, ha utilizzato 90 indicatori raggruppati in otto aree tematiche in grado di fornire, per ogni Paese, un riferimento statistico generale utilizzando come fonti prioritarie Banca Mondiale e Nazioni Unite. In ogni Paese si è individuato un centro di ricerca che ha elaborato un Report Paese sulla base di un questionario che ha tenuto presenti quattro aspetti: la famiglia come attore economico, come soggetto educativo, come soggetto di cura e reciprocità e come soggetto di cittadinanza attiva.

Dall’indagine emergono alcune problematiche comuni in tutto il mondo: la difficile conciliazione famiglia-lavoro, non solo per le donne; l’impatto delle tecnologie della comunicazione sulle relazioni familiari; la crescente disuguaglianza socio-economica interna ai singoli Paesi, forse anche più grave della disuguaglianza tra i diversi Paesi.

I dati rivelano che, in contesti di povertà, le relazioni familiari fanno la differenza e la loro resistenza o fragilità producono esiti molto diversi. Nello specifico, per le famiglie particolarmente vulnerabili dal punto di vista socio-economico, la forza delle relazioni familiari è un elemento decisivo per impedire di scendere sotto la soglia di povertà. Essa, inoltre, è correlata con la dimensione istituzionale del matrimonio e della famiglia: famiglie con elevati livelli di riconoscimento giuridico hanno maggiori indicatori di tenuta, qualità familiare e benessere.

Il Report evidenzia anche la correlazione tra la tenuta della relazione di coppia e il benessere familiare, indicando la coppia come la risorsa primaria della qualità della famiglia, soprattutto in condizioni di grave vulnerabilità socio-economica.

Si registra, inoltre, che alcune forme familiari sono strutturalmente più vulnerabili di altre: la monogenitorialità oggi non è un fenomeno marginale (10% del totale dei nuclei familiari, tranne l’India) ed è prevalentemente legato a madri sole. Un altro indicatore di vulnerabilità è la presenza di maternità di adolescenti, che in molti dei Paesi considerati supera il 5% dei casi (in Benin sono 78 i casi di gravidanza su mille ragazze adolescenti). In alcuni casi la situazione potrebbe migliorare sensibilmente grazie a interventi mirati di welfare.

Sono considerati fattori di vulnerabilità anche le nascite – con relativi rischi in molti Paesi per la vita di madri e neonati -; la condizione dei giovani, penalizzata in quasi tutti i Paesi; la violenza in famiglia, fenomeno diffuso non solo nelle classi socialmente meno abbienti. È quindi necessario che le politiche pubbliche agiscano con maggiore efficacia nel contrasto alle disuguaglianze socio-economiche, che sono risultate in crescita negli ultimi venti anni in tutti i contesti nazionali presi in esame. Anche le dinamiche di iniquità redistributiva potrebbero essere contrastate da politiche pubbliche come la tutela giuridica della donna nel matrimonio e dei minori nella famiglia.

Dal report emerge, infine, la grande importanza delle reti relazionali allargate: fondamentali sono le relazioni intergenerazionali e la presenza di reti relazionali significative non parentali come l’amicizia, il vicinato, l’associazionismo e le reti di solidarietà.

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