Facciamo rinascere Mosul

La battaglia nella città irachena ha lasciato un pesante strascico dopo i lunghi mesi di combattimenti casa per casa. In questo contesto, grazie al blogger Mosul Eye, è nata un’iniziativa internazionale di grande rilevanza per riattivare la Biblioteca dell’Università a cui tutti possono contribuire

Era il 29 giugno 2014 quando è stato proclamato lo “Stato Islamico dell’Iraq e della Siria” (Daesh). L’annuncio fu dato da Abu Bakr al-Baghdadi nell’antica moschea di al-Nuri (fine XII secolo), famosa per il suo minareto – detto al-Hadba, il gobbo, o anche la Torre di Pisa dell’Iraq, uno dei principali luoghi simbolo di Mosul. Il 21 giugno scorso, dopo quasi 9 secoli dalla costruzione, la moschea e il suo minareto sono stati completamente distrutti dagli stessi jihadisti in fuga. La battaglia di Mosul lascia un pesante strascico dopo i lunghi mesi di combattimenti casa per casa, mentre i jihadisti tenevano in ostaggio decine di migliaia di persone. Si ritiene che ci siano stati almeno 2 mila morti, la metà civili, i feriti non si contano e il numero degli sfollati è enorme: forse 580 mila, ma si parla anche di 900 mila. L’80 per cento delle case è distrutto o seriamente lesionato. Negli ultimi mesi gli ostaggi hanno vissuto rintanati fra le macerie, sopravvivendo con un po’ di grano e di acqua piovana.

Fra loro si era nascosto anche un anonimo blogger conosciuto come Mosul Eye (l’occhio di Mosul, su Facebook e Twitter oltre che in un blog di WordPress), che per tre anni ha raccontato sul web la vita della città durante l’occupazione del Daesh. Ed ha commentato e documentato anche le distruzioni del patrimonio culturale della città erede dell’antica Ninive.

La grande Agatha Christie, che visitò e visse per lunghi periodi a Mosul tra il 1933 e il 1960, scrisse della città: «Quanto ho amato quella parte del mondo. L’amo ancora e l’amerò sempre». Mosul Eye si rivolge idealmente alla scrittrice inglese e commenta: «Ci dispiace, lady Agatha, ma la città che ha amato è stata spazzata via dalla faccia della Terra».

Numerosi sono stati gli oltraggi e le distruzioni intenzionali che i jihadisti hanno inferto al patrimonio artistico, storico e culturale di Mosul, a cominciare da quella che veniva considerata la tomba del profeta Giona (Younous, nel Corano), venerata da ebrei, cristiani e musulmani. Si sono accaniti anche sull’Università, uno degli atenei più prestigiosi dell’Iraq prima del loro arrivo. La sua biblioteca è stata aggredita una prima volta nell’estate del 2015. Solo una parte dei 3.500 manoscritti più antichi erano stati digitalizzati, pochi altri si sono salvati perché nascosti da alcuni impiegati poco prima dell’arrivo delle milizie jihadiste. Dopo questa prima distruzione parziale, alcuni raid aerei della coalizione internazionale a guida statunitense hanno colpito la biblioteca nel marzo 2016. Le bombe hanno polverizzato la maggior parte del milione di libri rimasti. Infine, prima di andarsene, i jihadisti hanno dato fuoco al poco che restava. Ali al-Baroodi, fotografo e assistente al Dipartimento traduzioni dell’università, racconta che «i libri sono stati accatastati in un angolo e incendiati».

Appena l’esercito iracheno, appoggiato da milizie curde e sciite, ha liberato il campus nella primavera di quest’anno, gli studenti rimasti a Mosul sono accorsi fra le macerie della biblioteca alla ricerca di quanto poteva essere salvato. Hanno potuto ancora recuperare 2 mila libri o parti di essi. Tra i volontari del recupero c’era anche Tahany Saleh, la studentessa che compare nelle foto di al-Baroodi in mezzo alle strutture contorte della biblioteca distrutta. Tahany racconta: «Sono rimasta in città per tutto il tempo, non l’ho mai lasciata. Ricordo come l’Isis uccideva le persone e andava nelle abitazioni in cerca di chi non rispettava i suoi dettami. Mi sono chiusa in casa per tutti e tre gli anni, senza mai uscire. Ho letto molto e studiato l’italiano, amo l’Italia. Ma ora è tempo di uscire e di riprenderci ciò che è nostro. Abbiamo bisogno di imparare, di ricominciare e ricostruire» (Dal reportage di V. Ruggiu, foto di Laith Mohammed e Ali Yousif Al Baroodi, in Repubblica del 14 luglio 2017).

L’appello a far rinascere la biblioteca dell’Università di Mosul è partito subito dopo la liberazione, con il sostegno di Mosul Eye. La campagna è iniziata ad aprile con lo scopo di raccogliere libri da tutto il mondo. I libri vengono per il momento raccolti a Erbil (nel Kurdistan iraqeno, che dista da Mosul circa 85 Km), in attesa di trasferirli appena possibile. Hanno già risposto privati, associazioni e università da Australia, Stati Uniti, Francia, Inghilterra, Irlanda, Portogallo e molti altri Paesi. Migliaia di volumi sono arrivati, altri sono in viaggio. Per chi avesse qualche libro adatto da donare, il recapito è il seguente (è necessario un contatto previo in inglese per ottenere informazioni su quali libri vengono richiesti):

Campagna di Mosul Eye per rilanciare le biblioteche di Mosul

Indirizzo: Iraq – Erbil – Sadunawa

presso Erbil International Hotel (Sheraton) building

tel. +964 2230867 – +964 2223151

email: mosul.eye@gmail.com

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