Europa, emergenza coronavirus

La diffusione del virus in Europa e le misure adottate in Francia, Germania, Gran Bretagna, Belgio, Repubblica Ceca, Spagna.

Nel corso di questa seconda ondata di contagi da Sars-Cov-2, si è spesso fatto riferimento a come la cosa non fosse in realtà sorprendente guardando al resto d’Europa: attorno a noi, infatti, le cose andavano anche peggio, tanto che diversi Paesi sono stati costretti a mettere in atto misure restrittive prima di noi, o ad imporne di più dure. C’è da dire però che, dietro al generico termine di “lockdown” ormai usato in maniera impropria, ci sono in realtà misure anche significativamente diverse tra loro, e che non toccano necessariamente tutti gli ambiti della vita economica e sociale: che cosa sta accadendo dunque esattamente?

Francia

La Francia è uno dei Paesi più colpiti in Europa: con una popolazione poco più alta di quella italiana (67 milioni contro 60), negli ultimi giorni ha però superato la soglia psicologica dei 50 mila nuovi positivi in un giorno (ossia il doppio che da noi, anche se va detto che lì la curva sta crescendo meno velocemente: 350 nuovi positivi ogni 100 mila abitanti a settimana, contro i 250 italiani). Già da tempo gli ospedali danno segni di forte sofferenza. Per questo il presidente Emmanuel Macron, in un tanto atteso discorso alla nazione, la sera del 28 ottobre ha annunciato quello che è stato definito «un nuovo lockdown» di un mese. In realtà, non è comparabile a quello della scorsa primavera: le scuole sono rimaste aperte («I nostri figli non possono essere privati a lungo di istruzione in presenza», ha detto Macron), così come le attività essenziali e tutte quelle aziende che dimostrano di osservare protocolli di prevenzione particolarmente stringenti. Chiusi totalmente invece bar, ristoranti, negozi non di generi di prima necessità; ed è possibile muoversi da casa soltanto nel raggio di un chilometro dal luogo di residenza, muniti di autocertificazione che dichiari il motivo dello spostamento.

Germania

Più tranquilla, in confronto, la situazione nella vicina Germania; che con 83 milioni di abitanti conta circa 15 mila nuovi contagi al giorno, una curva in salita più lenta (84 casi ogni 100 mila abitanti a settimana), e soprattutto un tasso di letalità da coronavirus tra i più bassi nel continente (0,35 decessi ogni 100 mila abitanti, contro i quasi 2 dell’Italia e addirittura i 7 della Repubblica Ceca). Tuttavia, anche qui la cancelliera Angela Merkel ha annunciato quello che ha definito un lockdown “light” per un mese: anche qui rimangono aperte le scuole con le stesse motivazioni addotte da Macron, vengono chiusi del tutto bar, ristoranti, teatri e cinema, e limitata in base alla superficie e ai protocolli adottati l’attività delle altre aziende. A far parlare di sé è stato anche l’imponente piano di aiuti economici annunciato dalla cancelliera, fino a 10 miliardi di euro: le aziende con meno di 50 dipendenti riceveranno in novembre il 75% dei loro incassi nello stesso mese del 2019. Per artisti e autonomi dello spettacolo, prestiti di emergenza quasi senza interesse. Cosa che ha fatto gridare allo scandalo i colleghi italiani di questi lavoratori, che si ritrovano invece in condizioni assai peggiori.

Gran Bretagna

Se Atene piange Sparta non ride, verrebbe da dire considerando la storica rivalità tra le due sponde della Manica che si è sopita solo dal Novecento in poi: circa 25 mila contagi al giorno su 66 milioni di abitanti, ma si teme una quota reale di circa 100 mila. Per quanto siano state messe in atto restrizioni un po’ ovunque, non sono uguali su tutto il territorio nazionale: in alcune regioni è stato applicato un lockdown quasi totale, in altre soltanto chiusure parziali. Le pressioni sul premier Boris Johnson perché si arrivi a misure più stringenti dettate direttamente da Londra si fanno però sempre più insistenti.

Belgio

In rapporto alla popolazione, è tra i Paesi più colpiti: oltre 21 mila nuovi casi al giorno su appena 11 milioni di abitanti, e una curva in rapida ascesa di oltre 700 nuovi casi a settimana ogni 100 mila abitanti. La situazione negli ospedali è peggiore che nella prima ondata, tanto che alcuni hanno chiesto a medici e infermieri positivi ma asintomatici o paucisintomanici di continuare a lavorare nei reparti Covid. È in vigore il coprifuoco notturno, sono chiusi cinema, teatri e centri sportivi; e per oggi, 30 ottobre, è atteso un nuovo vertice di governo per decidere su un’eventuale ulteriore stretta.

Repubblica Ceca

Anche la Repubblica Ceca è tra i più colpiti in rapporto alla popolazione, con 15 mila nuovi casi al giorno su 10 milioni di abitanti, e una crescita della curva analoga a quella del Belgio. La capitale Praga è stata la prima ad imporre restrizioni dure, per quanto non ai livelli della scorsa primavera: diverse foto sui social hanno però denunciato lo scarso rispetto di queste misure. Intanto gli ospedali cercano volontari, e anche gli studenti di medicina vengono mandati in corsia: lo stesso sindaco di Praga, medico, si è offerto di prestare servizio.

Spagna

Tra i Paesi più colpiti nella prima ondata, la Spagna non è stata risparmiata dalla seconda: siamo a 23.500 casi al giorno su 47 milioni di abitanti, con una curva in crescita simile a quella italiana. Il Parlamento spagnolo ha approvato una proroga per altri sei mesi dello stato d’emergenza. Anche qui le misure variano a seconda delle zone del Paese: le più severe sono state prese a Madrid, con la chiusura pressoché totale nelle aree più a rischio; e diverse Regioni hanno chiuso i confini. Ha fatto parlare di sé anche la nuova legge di bilancio appena approvata, che prevede un aumento di tassazione sui grandi gruppi aziendali (patrimonio di oltre 10 milioni di euro) e sui redditi oltre i 200 mila euro per finanziare sanità e sussidi alle aziende colpite e agli studenti.

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