Essere sempre famiglia

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Essere sempre famiglia. Queste parole di Chiara, scritte con mano ormai insicura su un foglio di carta nell’estate del 2005, riecheggiano con insolito vigore oggi, all’indomani della sua partenza per il Cielo, in tutto il Movimento dei focolari. Siate una famiglia. È questo il testamento che già nel Natale del 1973 (vedi di seguito: Guardando al futuro e le pp. 160-161), all’indomani di un periodo di grandi sofferenze fisiche e spirituali, Chiara aveva voluto lasciare ai suoi. Essere quella famiglia soprannaturale, ma così vera e sentita, che Gesù realizza quando regna tra le persone unite nel suo nome, è e sarà sempre il primo dovere del movimento. È questa, infatti, la sua vera natura, quella che la fa Maria, un corpo e un’anima sola; un’unità, quella che Cristo ha chiesto al Padre. Spesse volte, negli ultimi anni, membri dei Focolari nel mondo hanno chiesto a Chiara come l’Opera sarebbe andata avanti dopo di lei. La sua risposta riguardo a questo momento così delicato per un’opera di Dio è sempre stata la stessa: se sarete uniti, colui che ha fatto il movimento, cioè Gesù in mezzo, la porterà a compimento (vedi di seguito: La notte oscura di un’opera di Dio). Anche in occasione dell’ultima assemblea del movimento, svoltasi a Castelgandolfo nell’ottobre del 2002, Chiara confidava ai presenti che, se avesse dovuto redigere un testamento, avrebbe lasciato loro come eredità proprio Gesù in mezzo: la presenza del Risorto in mezzo a loro. Soggiungeva che egli è capace di risolvere tutti i problemi e che di conseguenza lei aveva tutta la fiducia. È anche per questo, per garantire questa presenza del Risorto in seno alla sua opera, che in passato Chiara aveva lasciato qualche volta come suo testamento l’amore a Gesù abbandonato (vedi di seguito: Lasciate fare a Dio). Infatti chi ama Gesù abbandonato rimane sempre in piedi e suscita l’unità attorno a sé, dovesse anche rimaner da solo, con il deserto attorno. In effetti, Chiara lascia a chi la segue il suo carisma che è in fin dei conti nient’altro che il Vangelo (vedi di seguito: Lascia solo il Vangelo), tutto il Vangelo riletto però da quel punto di vista particolare che è il testamento di Gesù: l’unità, quell’unità che è una realtà quando Gesù è presente tra i suoi, quando cioè essi si amano l’un l’altro come egli li ha amati: fino all’abbandono del Padre. Guardando al futuro Alcuni brevi testi di Chiara Lubich che, riletti ora, danno preziose indicazioni. La famiglia: ecco una parola che contiene per noi un immenso significato: ricco, profondo, sublime e semplice, soprattutto reale. La famiglia o c’è, o non c’è. Atmosfera di famiglia è atmosfera di comprensione, di distensione serena, atmosfera di sicurezza, di unità, di amore reciproco, di pace, che prende i membri in tutto il loro essere divino e umano. Voi conoscete come la Chiesa ci abbia approvato con degli statuti che rispecchiano la struttura che Dio ci ha ispirato e come tutto poggi su quella norma delle norme, premessa di ogni altra regola, che ci vuole una famiglia per la presenza di Gesù in mezzo a noi. Tutto vale ciò che il focolarino fa, se lo fa come membro della famiglia del focolare.Nulla vale se non è così. Ecco perché vorrei che questo Natale incidesse a caratteri di fuoco in tutti i nostri animi, questa parola: famiglia. La famiglia i cui membri partendo dalla visione soprannaturale, e cioè vedendo Gesù gli uni negli altri, arrivano fino alle espressioni più concrete e semplici, caratteristiche di una famiglia. Una famiglia, insomma, i cui fratelli non hanno un cuore di pietra, ma di carne, come Gesù, come Maria, come Giuseppe (…). Se oggi dovessi lasciare questa terra e mi si chiedesse una parola, come ultima che dice il nostro ideale, vi direi – sicura d’esser capita nel senso più esatto -: Siate una famiglia. Rocca di Papa, 25 dicembre 1973 La notte oscura di un’opera So che dicono che quando muore il fondatore, o la fondatrice, l’opera passa una notte oscura. Ma io sono convinta che se voi siete fedeli all’ideale che Dio ci ha dato, e cioè a Gesù abbandonato, che supera tutto, a Gesù in mezzo che ci illumina tutti, ai nostri statuti che ci dicono la volontà di Dio, perché la Chiesa li ha approvati… Se noi siamo fedeli a tutto questo patrimonio di luce che Dio ci ha dato, anche quando il fondatore fosse partito, andremo avanti, andremo avanti forse ancora meglio. Io vedo che l’opera di Madre Teresa di Calcutta (…) non è retrocessa quando lei è partita. Penso anzi che lei si è moltiplicata in tutte le sue suore. E questo perché erano poggiate sul solido, sulla Parola di Dio. Madre Teresa vedeva Cristo in tutti, non aveva tante fantasie, aveva il Vangelo; e chi poggia sul Vangelo è come una casa costruita sulla roccia. Non è che vengono le tempeste e la fanno cadere, rimane salda. Ora tutta la nostra spiritualità poggia sul Vangelo. Quindi poggiando su di essa la nostra Opera resterà qualsiasi bufera venga, qualsiasi notte oscura dello spirito arrivi. Monaco di Baviera, 22 novembre 1998 Lasciate fare a Dio Se dovessi lasciare qualcosa come testamento vi direi di non mettervi in testa di far voi l’opera, lasciatela fare a Dio! Mi direte che qualcosa dovrete fare pure voi. Senz’altro, ma quale dev’essere la vostra disposizione per lasciare che Dio faccia la sua opera? Una sola, non ce n’è un’altra: quella di fare una scelta unica (…): la scelta di Gesù abbandonato. Vi spiego perché. Quest’opera (…) ha delle finalità e la sua prima finalità – che è quella di tutte le opere della Chiesa e di tutti i movimenti – è di farci perfetti nell’amore. Ora, chi ci insegna ad esser perfetti nell’amore è Gesù abbandonato. Egli si è fatto uno con tutti, tanto è vero che ha spalancato l’orizzonte della fraternità universale. Quindi egli ci dice veramente come fare a essere perfetti nell’amore. Egli, che si è messo sotto tutti ed ha elevato tutti, ci insegna come servire tutti. Gesù abbandonato ci fa perfetti nell’amore singolarmente, ma poi sappiamo che se tutti facciamo così, si stabilisce la presenza di Gesù in mezzo a noi. Ecco allora che si realizza quella norma delle norme che è la mutua e continua carità. Essa porta la presenza di Gesù nella collettività. E, se abbiamo Gesù in mezzo a noi, è lui che fa l’opera perché la sua presenza coincide con quella del suo spirito che è lo Spirito Santo. Lasciamola fare a lui! Loppiano, 25 maggio 1982 Solo il Vangelo Ricordo che un giorno guardando Maria mi parve di comprendere meglio come ella amasse il Padre, edotta, istruita dal Figlio nell’amare il Padre, e come di conseguenza era amata dal Padre. In lei s’era realizzato pienamente quel che Gesù dice al Padre: Li hai amati come hai amato me (Gv 17, 23), per cui ella era amata dal Padre come il Figlio. Di Maria è veramente così: il Padre la ama come il Figlio. Maria ha lasciato che il Vangelo si attuasse in lei. La vedevo quindi la Figlia per eccellenza, la figlia prediletta del Padre, come la chiama il Concilio (LG 53). Ella era la figlia di Dio come Gesù – pur in maniera diversa – è il Figlio di Dio. E come Gesù è l’amore del Padre fatto persona, lei era – così mi venne di chiamarla – la donna d’Amore: la Figlia di Dio, la Donna d’amore! Era veramente, straordinariamente bella! E – comprendendo maggiormente come Gesù abbia amato noi suoi fratelli e specie sua madre – ci fu chiara la frase del Vangelo ove egli dice di mettersi a servire noi nel Regno dei Cieli, cingendosi. Ho ancora in mente come, vedendo in Maria tale bellezza unica e pensandola e vedendola sola, perché non trovavo accanto a lei figli di tal Madre, se non Gesù, le raccomandai di farsi una famiglia in terra di figli e figlie tutti lei. Ora penso che quella preghiera me l’abbia suggerita lei stessa, tutta protesa a tessere in terra quella che sarebbe stata l’Opera di Maria (…). Avverto nell’anima un pensiero che ritorna: Lascia a chi ti segue solo il Vangelo. Se così farai, l’ideale dell’unità rimarrà. È evidente che nel tempo in cui tu vivi e gli altri vivono sono stati utili concetti, frasi, slogan che rendevano il Vangelo aderente all’epoca moderna; ma questi pensieri, questi detti, queste quasi parole di vita, passeranno (…). Ciò che resta e resterà sempre è il Vangelo, che non subisce l’usura del tempo: Passeranno i cieli e la terra, ma le mie parole non passeranno (Mt 24, 35).

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