Quando, il 7 luglio del 2008 risultò eletta alla Presidenza dei Focolari nel corso dell’Assemblea generale del Movimento dei Focolari convocata alla morte della fondatrice, si presentò per accettare il mandato con un leggero sorriso sulle labbra, un vestito verdino dimesso, le mani quasi impacciate nel rispondere ai saluti dei presenti. Disse parole semplici, tra cui un accenno alla necessità di «argomentare la nostra fede», che tradiva la profonda considerazione della cultura nata dal carisma dell’unità. La fondatrice, dopo tre anni e mezzo di malattia, se n’era andata accompagnata da una lunga teoria di focolarini, parenti, amici e vicini di casa. Anche Maria Voce, all’epoca una delle sue più strette valide collaboratrici, in particolare per le questioni giuridiche dell’Opera di Maria − era avvocato −, c’era. Chissà cosa avrà pensato.
Comunque, Maria Voce, Emmaus nel Movimento, fu eletta dopo un lungo travaglio tra chi voleva una precedente scelta tra le prime compagne di Chiara e chi invece chiedeva un cambiamento generazionale. Prevalse, anche per l’intervento autorevolissimo di Pasquale Foresi, cofondatore del Movimento, proprio lei, che aveva conosciuto l’ideale dell’unità all’università di Roma sul finire degli anni ’50. In realtà non prevalse, perché ottenne alla fine, dopo il profondo discernimento nell’Assemblea, quasi l’unanimità dei voti dei delegati. Nella sua prima Presidenza fu affiancata da Giancarlo Faletti come copresidente, mentre nella sua seconda elezione sarà il molto più giovane spagnolo Jesus Moran ad accompagnarla.
Da subito seppe mettere in chiaro che lei non avrebbe imitato in tutto e per tutto Chiara Lubich: allorché una giovanissima le chiese un nuovo nome, come si era soliti fare con la fondatrice, declinò l’invito, avviando così una normalità che ancora oggi il movimento sta cercando dopo la “costante eccezione” della fondazione. Maria Voce seppe mettere in luce subito la necessità di concertazione, di condivisione, di comunione, di vera unità a tutti i livelli del focolare: se prima Chiara poteva decidere da sola, semmai spiegata dallo Spirito Santo in quanto portatrice di un carisma particolare, bisognava ora cambiare registro, applicando realmente quegli statuti che lei stessa aveva collaborato a redigere assieme a Sergio Infantino e ancor prima a Lionello Bonfanti, sotto l’ovvia supervisione della fondatrice.
Mi sia permessa una testimonianza personale, come direttore di Città Nuova in quei frangenti in cui ci si chiedeva come gestire la macchina. Sorsero problemi in redazione: presi il telefono e la chiamai, come in precedenza si faceva con Chiara, approfittando della sua straordinaria capacità di tutto contenere. Mi disse: «Non sono competente in materia, e non sono dentro le cose di cui mi parli: riunitevi in redazione, chiedete al Padre l’unità e la decisione che prenderete sarà la mia. Ho piena fiducia in voi». Qualche giorno dopo, altro problema, altra telefonata, identica risposta. Capii che le cose erano cambiate davvero.
Maria Voce seppe avviare le prime riforme necessarie al Movimento, seppe suscitare le prime strategie di fronte a problemi inediti quale il calo di “vocazione all’opera” e il parallelo invecchiamento dei quadri dirigenti, il primo emergere di qualche caso di abusi, la necessità di dare un ordine alla diffusione mondiale dei Focolari, che correva il rischio della dispersione, avviando una fase di riconfigurazione delle strutture del Movimento.
Continuò tuttavia con passione e competenza sulle grandi direttrici dell’evangelizzazione della Lubich, alla focolarina: quelle dei quattro dialoghi − nella cattolicità, nell’ecumenismo, nei rapporti tra fedeli di religioni diverse, con i non credenti −, quelli che miravano allo sviluppo di una cultura dell’unità − che trovò un primo sbocco nell’Istituto Universitario Sofia, ultima Fondazione della Lubich.
Seppe anche valorizzare quelle modalità del governo del Movimento che più avevano una logica sinodale. Riportò la parresia nei rapporti, a tutti i livelli, aiutata in ciò dai fruttuosi contatti che ebbe con Benedetto XVI e con Francesco. Seppe accompagnare i progressi della progressiva internazionalizzazione, o se vogliamo de-italianizzazione, di tante strutture, sia organizzative che mentali.
Accettò pure l’idea di pubblicare un libro intervista come presidente, rispondendo alle domande di Paolo Lòriga e del sottoscritto. In 13 incontri di due ore, venne fuori una summa del suo pensiero e del suo governo, nella semplicità evangelica che le era propria. E ci insegnò pure la tolleranza nella valorizzazione dei singoli, lasciando ai più conosciuti esponenti del Movimento la libertà di esprimersi, in coscienza, ma come liberi pensatori che entravano anche nelle discussioni assai delicate in materia politica e morale.
Eppure, fu fedelissima al mandato di Chiara Lubich di rimanere ancorati al carisma essendo sempre famiglia. Non deve essere stato facile per lei continuare nel cammino tracciato da Chiara senza averne il carisma diretto. I suoi atteggiamenti tradivano talvolta questa sua difficoltà, ma nella semplicità del sapere e potere sbagliare. Lo fece con convinzione e con coraggio, fino all’ultimo, nel partecipare alla messa di mezzogiorno al Centro dell’opera a Rocca di Papa, malgrado i sondini e le apparecchiature mediche che indossava come una borsetta o trascinandoli come un carrello. Dignità e autorevolezza, fino agli ultimi giorni.
La presidente attuale, Margaret Karram, ha così commentato la partenza di Maria Voce: «Dalla mia elezione come presidente, la sua vicinanza così discreta ma viva, mi ha accompagnata sempre, sostenendomi con i suoi consigli così pieni di sapienza. Era presente nelle più varie occasioni, feste, anniversari, viaggi; mi assicurava le sue preghiere, l’offerta della sua vita e spesso mi faceva trovare un dono, un fiore, una sua poesia. Il nome “Emmaus”, avuto da Chiara, che richiama l’esperienza del Risorto in cammino con noi, ha segnato tutta la sua vita. Affermava infatti: “Come si fa l’Opera di Dio? Con Gesù in mezzo!”. Restano stampati nei nostri cuori la sua luminosa fedeltà al Carisma di Chiara, il coraggio nell’affrontare le numerose sfide e il suo credere nell’unità, nella comunione».
Per chi volesse sapere di più della biografia di Maria Voce, rimandiamo a un articolo pubblicato su focolare.org.