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Italia > I lettori ci scrivono

È bello essere italiani

di Francesco Vasta

Cosa vuol dire essere italiani, chi sono gli italiani di oggi? La storia di Rosangela Pinheiro Rezende

«Abbiamo fatto l’Italia ora dobbiamo fare gli italiani», aveva affermato Massimo d’Azeglio (politico, patriota e scrittore della prima metà dell’800. Il compito del nuovo Stato (l’unità d’Italia risale al 1861) infatti era quello, enorme, di fare gli italiani, di trasformare cioè genti diverse in una sola Nazione, rendendo omogenee le diversissime realtà amministrative, economiche, sociali e culturali.

Ma oggi cosa vuol dire essere italiani, chi sono gli italiani di oggi? Quale Nazione rappresentano, quale senso di appartenenza “attraversa” una persona che si dice italiano, come lo declina? In un mondo ormai globalizzato pieno di sfide e incertezze, appartenere a una Nazione ha cambiato la prospettiva dell’uomo d’oggi. Si guarda piuttosto alla sicurezza, al proprio benessere e tutto al più a quello dei propri cari, con poca affezione e attenzione ai macro problemi e interessi che attraversano la Nazione di cui si fa parte.

Già alcuni indici ci mostrano la disaffezione e la poca voglia di impegno nel campo politico-sociale (vedi la bassa percentuale di votanti alle elezioni e per ultimo ai referendum appena trascorsi). Vista così sembrerebbe un’analisi tutta a “tinte scure” e senza vie di uscita, insomma un modo di vivere che punta alla sopravvivenza e a uno stile individualista e narcisistico persino. Eppure l’Italia e gli italiani non possono essere indicati genericamente con queste “pennellate” scure e poco promettenti che ho descritto.

C’è tanto bene che circola in Italia, tanta buona volontà “organizzata”, sia dentro che fuori il territorio del nostro bel Paese, in campo sociale, nell’impegno civile, economico (a volte piccolo ma virtuoso), nel campo ecclesiale e religioso, con iniziative che sbalordiscono talora per la loro creatività ed efficacia. Siamo annoverati tra i migliori nel campo della Protezione civile, nell’affabilità all’estero.

Ma perché allora non vengono adeguatamente alla ribalta questi piccoli “eserciti” di italiani virtuosi dentro e fuori il Paese? Si guarda ai “media” e ai social come potenziali amplificatori di questa ricchezza, eppure assistiamo quotidianamente a servizi di cronaca nera il più delle volte accentuata negativamente, soprattutto quando sono coinvolte persone straniere, e questo la dice lunga sul pensiero “subdolo” che circola in certi ambienti. Non che non siano veri i fatti, ma a volte li raccontiamo come occasione di “spregio” particolare verso i protagonisti “non italiani”, facendo di tutta l’erba un fascio.

Si guarda alle istituzioni che spesso sono imbrigliate in congetture burocratiche farraginose che ostacolano il processo di integrazione, inclusione e collaborazione tra cittadini italiani nativi e neo-italiani che si sono “conquistati”, diciamolo pure, a pieno titolo il diritto di essere italiani dopo anni di fatica, ostacoli burocratici, rimandi e procedure varie. Ci sono “neoitaliani”, anche se ancora non riconosciuti tali, che giorno per giorno vivono, lavorano, pagano le tasse, si inseriscono nel mondo sociale e assistenziale, senza averne il meritato riconoscimento.

Il mondo è cambiato, si è internazionalizzato, l’Italia è cambiata, in particolare il mondo del lavoro che oggi come non mai ha urgente bisogno di “manodopera” nuova, competente, professionale che dia una spinta propulsiva e decisiva al nostro Paese. I “neo-italiani” svolgono mansioni, professioni, attività artigianali e commerciali che si erano quasi estinte negli ultimi decenni in Italia, a causa anche del declino demografico, tra i più disastrosi al mondo.

Oggi, diciamolo pure, si fa più fatica, non ci sono molti aiuti né aperture, soprattutto nei contesti istituzionali a volte serpeggia una certa “paura” dell’altro, specie se straniero, foriero a detta di alcuni di problemi che intaccano e minano la cosiddetta “sicurezza” del Paese. C’è riluttanza a varare un vero e proprio piano strategico per dare al nostro Paese la speranza di coltivare il sogno di un’Italia nuova e unita, pur nelle mille sfumature di diversità. Sembrano lontani gli ideali che ci vedrebbero una Nazione accogliente, premurosa, comprensiva, inclusiva, espansiva. Eppure siamo speranzosi.

La storia insegna, non si può vivere di paure e preoccupazioni e vedere ovunque pericoli incombenti. Oggi ci sono più di 5 milioni di stranieri che vivono in Italia, di cui il 70% provenienti da Paesi non comunitari, un dato che visto dai detrattori sembrerebbe allarmante, visto da molti altri come elemento arricchente. Certo l’auspicio è sempre quello che ognuno di questi “nuovi” italiani, più o meno riconosciuti, cresca nella consapevolezza di appartenere a un Paese dove le regole hanno un loro significato. Ma che nel rispettarle gli restituisca dignità e fiducia. Quindi anche le istituzioni e i social-media sono chiamati a fare la loro parte, rispettosa e veritiera, quello a cui spesso non assistiamo o ci sembra che sia insufficiente.

È bello essere italiani, è bello diventarlo, conoscendone cultura, storia e complessità di tradizioni e costumi. Così come è bello sapere che tantissimi italiani emigrati o trasferitisi all’estero si distinguono per laboriosità, creatività e prestigio in tutto il mondo e in svariati settori. In particolare sono moltissimi gli italiani residenti in Brasile, con una crescita esponenziale non indifferente. Giusto qualche dato relativo ai nostri concittadini residenti in quel Paese: secondo dati del RIM 2024 (Rapporto Italiani nel Mondo), oggi la comunità dei cittadini e delle cittadine residenti all’estero è composta da oltre 6 milioni 134 mila unità. Da tempo, l’unica Italia a crescere continua ad essere soltanto quella che ha scelto l’estero per vivere. Lo conferma l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE).

Tra il 2014 e il 2023, il numero di italiani in Brasile è aumentato dell’84,25%, con un incremento assoluto di oltre 365.000 individui. Secondo l’Ambasciata Generale d’Italia, nel 2023 il Brasile contava 799.209 residenti italiani. Questa crescita colloca il Brasile al terzo posto tra i Paesi che ospitano la più grande comunità italiana riconosciuta nel mondo, dietro solo ad Argentina e Germania. Le proiezioni indicano che nei prossimi tre o quattro anni il Brasile supererà la Germania.

Italiani in Brasile (Fonte https://italianismo.com.br/numero-de-italianos-no-brasil-deve-atingir-12-milhao-ate-2030/)

 

Ma come ci si sente ad essere italiani? Lo abbiamo chiesto a Rosangela Pinheiro Rezende, fisioterapeuta, 46 anni, brasiliana d’origine, in Italia da più di 14 anni e residente a Pescara che ha ottenuto a giugno di quest’anno la cittadinanza nel nostro Paese, dopo un lungo iter burocratico.

Da dove vieni e da quanto tempo sei in Italia?  

Sono di una “paesino” di quasi 116.000 abitanti (Formosa-Go) distante 90 km della capitale del Brasile (Brasilia) nella regione centro-ovest del Paese. Sono arrivata in Italia alla fine del 2011, rientrata dal Canada dove sono rimasta per 3 anni. Anche se prima del Canada avevo già trascorso 3 anni in Italia.

Cosa ti colpisce di più del tuo/nostro Paese?  

L’Italia è sinonimo di eccellenza agli occhi del mondo, un Paese meraviglioso di una ricchezza culturale e antropologica immensa, che ha forgiato la sua storia con la lungimiranza di quei valori che hanno fatto di tanti regni una Nazione. Ma i primi italiani che ho conosciuto li ho trovati in Brasile, gente di ogni estrazione sociale con una grande laboriosità e generosità. Pure in Canada, a Montreal, quando si parlava di italiani dicevano: Ce sont des gens généreux [sono gente generosa]. Così erano conosciuti i nostri connazionali oltre oceano. Sì, perché gli italiani che negli anni hanno attraversato l’Atlantico sapevano cosa voleva dire cominciare da capo in terra straniera, sapevano cosa voleva dire il sacrificio, la rinuncia e la miseria…… Per questo gli italiani che ho conosciuto all’estero erano gente che sapevano dare una mano a chiunque aveva bisogno e si davano da fare in questo sul serio.

Rosangela con gli amici dei Focolari e l’Assessore Patrizia Martelli di
Pescara che ha conferito la cittadinanza su delega del sindaco Carlo Masci

Cosa significa per te essere italiana oggi?   

Penso che significhi essere fedeli ai valori che ci hanno costituito Nazione, essere fedele a quel progetto di Italia per il quale hanno dato la vita i nostri padri costituenti e tutti quelli che ci hanno preceduto e hanno pagato con la vita perché l’Italia fosse uno Stato per l’uomo, dove i valori che ci accomunano sono più grandi e nobili di quelli che ci dividono. Ma ci vuole il coraggio di riprendere in mano quel progetto d’Italia che non si accontenta, che non si abbandona ad una politica parziale e riduttiva, ma che punta a valori umani che ci accomunano tutti come la pace, la solidarietà e la fraternità, e che passa per l’impegno personale di ognuno di noi.

 

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