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Cultura > Sfide

Dove attingere speranza?

di Luisa Sello

Il progetto di dialogo fra Cristiani e Marxisti, DIALOP transversal dialogue project, pone domande difficili, ma oneste per l’oggi

La speranza è l’ultima a morire, quindi è anche l’ultima a vivere. Speranza fu infatti l’ultima a uscire dal mitico vaso di Pandora, dopo aver vomitato tutte le catastrofi e i mali che avrebbero colpito l’umanità, quasi a consolarla di averli subiti. Ma per capire che tipo di dea fosse questa Speranza, non ci si deve fermare al dolce sentimento che il solo nome suscita in noi, soprattutto quando disperatamente cerchiamo barlumi di senso in quanto viviamo, di ragionevolezza, di compassione, di semplice umanità per dirla breve.

L’innata integrità che ciascuno di noi addice al proprio giudizio morale e perfino alla propria giustificazione esistenziale, sembra svanire come un miraggio quando ci troviamo sommersi da impunità, crimini, brutalità che oggi sembrano acquistare sempre maggiori gradi di adattamento a codici di comportamento accettati, insinuandosi pericolosamente nel pensare, sentire e agire nostro e delle nuove generazioni.

Di quale speranza allora parlare? Dov’è questa dea dolce come l’aurora, che ci garantisce la vita? È impossibile raccogliere e rimettere tutta la cattiveria e il male nel vaso di Pandora. E non è nemmeno utile. Anche perché è questa l’unica risorsa che abbiamo in mano da sfruttare per il nostro presente e il nostro futuro. Rendiamocene conto, che cos’altro esiste se non una via tra deserti, catastrofi, guerre, miraggi, macerie da ricostruire e fratellanze da ricucire. È sempre stato così, e sarà così. Proprio qui appare lei, la speranza! Evidentemente speranza non ha a che fare con destino, è di un’altra pasta. E ci accomuna tutti, ci fa guardare in faccia l’un l’altro, ci fa tendere la mano l’uno all’altro.

Una conferenza sulla speranza significa dar voce al desiderio di scoprirla, questa dea benigna, attingere in fondo al pozzo, là dove l’acqua è cristallina e pulita, pura e libera da interessi. È proprio quanto DIALOP, il progetto di dialogo fra cristiani e marxisti, si è promesso di fare il prossimo ottobre 2025. Dalla sera del 17 alla sera del 18 DIALOP, transform!europe (link) e l’istituto Universitario Sophia invitano a Loppiano per un approfondimento delle nostre rispettive radici e tradizioni di pensiero, lasciandoci accompagnare dai nostri “grandi”, per riportare alla luce le ragioni profonde della lotta e dell’impegno alla democrazia e alla pace da parte cattolica, da parte marxista e di sinistra, e pure da parte di tutti coloro che vogliono contribuire al proprio domani.

Ernst Bloch con il suo “principio di speranza” e papa Francesco con il suo appello per un anno santo della speranza, ma anche Hans Jonas, Albert Camus e altri ci aiuteranno a immergerci nella forza dello spirito che essi hanno dolorosamente conservato lungo il loro cammino. Tuttavia, dobbiamo rispondere all’oggi: domande reali hanno bisogno di risposte reali. Vogliamo impegnarci sul campo accademico, in politica e nell’attivismo, secondo le nostre esperienze e le richieste delle nostre diverse culture e Paesi.

8 gruppi locali in Europa e fuori: Atene, Berlino, Bonn, Buenos Aires, Coimbra, Italia (Loppiano con il gruppo italiano), Parigi, Vienna saranno protagonisti importanti di questo multi-evento, articolando nella propria cultura, le sfide proprie in campo politico, d’ambiente, in economia, e mettendo in luce le ragioni di una speranza fondata in quell’integrità che caratterizza la dignità di ognuno. Speranza non opererà da sola, ma con il contributo di ciascuno dei partecipanti e quanti vorranno seguire anche online.

Ne sortiranno impegni vari, a seconda dei paesi, dei temi scelti, ma presi insieme, sulla via di un dialogo ormai pluridecennale, che dobbiamo alla lungimiranza di papa Francesco. In Evangelii Gaudium 257 egli dice infatti: «Come credenti ci sentiamo vicini anche a quanti, non riconoscendosi parte di alcuna tradizione religiosa, cercano sinceramente la verità, la bontà e la bellezza, che per noi trovano la loro massima espressione e la loro fonte in Dio. Li sentiamo come preziosi alleati nell’impegno per la difesa della dignità umana, nella costruzione di una convivenza pacifica tra i popoli e nella custodia del creato».

Osare sperare

Una fede che non spera è malata. È come un bambino affamato che non mangia, o come una persona stanca che non dorme. Come sicuramente una persona crede, così sicuramente spera. E non è una vergogna sperare, sperare senza limiti.

Chi parlerebbe di Dio senza sperare? Chi vorrebbe parlare di Dio senza sperare di vederlo un giorno?  Chi vorrebbe parlare di pace e di amore tra persone senza volerlo sperimentare per l’eternità?

Chi parlerebbe di un mondo nuovo e di una nuova umanità senza sperare di farne parte? E perché dovremmo vergognarci della nostra speranza? Non è della nostra speranza che un giorno dovremo vergognarci ma della nostra povera e paurosa mancanza di speranza, che non si fida di Dio per nulla, che nella falsa umiltà non raggiunge dove sono date le promesse di Dio, che si rassegna a questa vita e non può guardare all’eterna potenza e gloria di Dio.

Più una persona osa sperare, più la sua speranza diventa grande: una persona cresce con la sua speranza – se è solo la speranza in Dio e la sua unica potenza. La speranza rimane.

Dietrich Bonhoeffer. London 1933-1935, DBW Volume 13, Pagina 401f (tradotto dal tedesco)

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