Dopo Alfie Evans

Il problema reale non era che il bimbo non morisse, ma solo che morisse con dignità e il sistema sanitario inglese, totalmente privatizzato e quindi basato solo sull'efficienza economica, dimostra puntualmente la propria carenza. Occupiamoci dell'ecatombe quotidiana di bambini che muoiono di fame o a causa di guerre e carestie

Affidato Alfie Evans al suo angelo custode resta un po’ d’amarezza per le cose non dette e per le tante cose dette inutilmente. Era ben chiaro che la malattia avrebbe concesso solo poche ore di vita ancora al piccolo Alfie; ed è stato dolorosa la poca chiarezza su questa che era la verità più importante.

L’informazione di massa (o la grande stampa) ha preferito diffondere la falsa suggestione che si volesse far morire un bimbo innocente ma il problema reale, purtroppo, non era che il bimbo non morisse ma solo che morisse con dignità. La sola cosa importante era proprio che Alfie morisse assistito come persona, non come semplice “organismo umano”.

È importante quel che dice Mariella Enoc, presidente dell’Irccs Bambin Gesù: «Una volta ad una mamma alla quale era morta la bimba in braccio, dissi: “Il nostro ospedale è stato sconfitto”. “No – mi rispose – perché la bimba è stata amata ed ha avuto dignità”. Credo che lo stesso sia avvenuto per Alfie: è stato circondato dall’amore, soprattutto dei suoi genitori, ed è morto con dignità».

Era necessario preparare adeguatamente i genitori al dolorosissimo distacco dalla loro creatura; come fu  necessario , l’estate scorsa, anche per Connie e Chris Gard, i genitori del piccolo Charlie. È un problema che riguarda la sanità in generale. Perché non parlare di questo invece che di eutanasia, aborto, sopraffazioni, ingerenza della magistratura e addirittura di eugenetica? Che c’entra l’ eugenetica con un bimbo moribondo?

Urge promuovere una «cultura dell’accompagnamento» al doloroso inesorabile distacco. Il sistema sanitario inglese, oggi peraltro totalmente privatizzato e quindi basato solo sull’efficienza economica, dimostra puntualmente la propria carenza. Qui non si tratta di parlare di Alfie Evans ma di quello che c’è dietro; di cosa sia che muove le autorità di un regime come quello britannico che fu campione di democrazia e che ci precede oggi a grandi passi nell’abrogazione dei diritti democratici e della tutela sociale.

È dunque la carenza di accompagnamento di una giovane famiglia che doveva dare scandalo, non il fatto che anche i bimbi purtroppo possono morire di morte naturale, cosa ben rara per fortuna ma reale.

Noi medici sappiamo che in ogni grande ospedale esiste un reparto di oncoematologia pediatrica, esistono addirittura intere cliniche dove si curano solo bambini naturalmente destinati a morire di tumore o leucemia, purtroppo. La novità felice di questi ultimi decenni è che oggi, tra questi bimbi, i più fortunati si salvano, e sono anche un buon numero; ma altri muoiono ancora. Per non parlare dei tanti che muoiono alla nascita o nel grembo della mamma poco prima di nascere, e senza nessuna causa apparente. Ne ho visti a decine e decine.

E ora per favore, occupiamoci dell’ecatombe quotidiana di bambini che muoiono di fame o a causa di guerre e carestie: non sono casi rari e marginali, sono migliaia e migliaia di bambini. Anni fa in Africa moriva di fame un bambino al minuto. Chi sa che fine faranno quelli, ormai soli al mondo, che girano oggi, come smarriti cagnolini randagi, tra le macerie della Siria e dello Yemen e quelli finiti sotto le macerie; non si sa quanti ne anneghino ogni mese nel Mediterraneo. Quelli non muoiono affatto di morte naturale come Alfie Evans ma per colpe umane che ricadono un po’ su ciascuno di noi.

Per favore ora, affidato dunque Alfie al suo angelo custode, occupiamoci seriamente anche di loro.

 

 

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