I salesiani, ufficialmente chiamati la Società di San Francesco di Sales, sono una congregazione religiosa maschile della Chiesa cattolica, fondata da San Giovanni Bosco.
Sono al servizio dei giovani, impegnati a creare un mondo più giusto ed accogliente per loro. Ogni salesiano che entra nella Congregazione, dedica generosamente la sua vita ai giovani: così è stato di don William Vago, recentemente mancato.
Per le sue caratteristiche umane e spirituali, vorrei farlo conoscere a tutti perché ha tanto da insegnarci. Nato in Brianza nel 1929, decise nel 1945, di entrare nel noviziato dei Salesiani di via Copernico a Milano. Dopo circa 20 anni, nel 1964 arrivò a Parma all’ istituto San Benedetto come professore di Matematica e Fisica al Liceo scientifico. Si sentiva profondamente figlio di don Bosco e sacerdote. Orgogliosamente legato alla sua terra d’origine e ai suoi familiari, don Vago seppe diventare parmigiano (abitante della città di Parma) a tutti gli effetti.
E Parma lo ha amato profondamente per essere stato il formatore di tante generazioni di studenti, che ha accompagnato e sostenuto aiutandoli a discernere il progetto che c’era su ciascuno di loro.
Colto, brillante, curioso, aveva un senso rigoroso dell’esistenza. L’insegnamento era una missione, un modo di preparare adeguatamente i giovani alla vita, al lavoro, alla professione, ad un futuro “di onesti cittadini e buon cristiani”.
Ad una prima impressione don Vago poteva sembrare severo, un po’ burbero con il suo sguardo intenso dietro gli occhiali con la montatura nera. In realtà aveva un cuore grande e passione per l’insegnamento. Era esigente con sé stesso e con i suoi studenti: spesso ripeteva che occorre dare 100 per ottenere 50.
I suoi voti non erano all’insegna della generosità e lui li usava tutti dall’ 1 al 10 , lodando chi aveva ottenuto risultati positivi, ma stando accanto a chi aveva l’insufficienza, accompagnandolo a capire dove insistere e come rimediare. E così accadeva spesso che anche chi andava male nelle sue materie, fondamentali in un percorso scientifico, si legasse a lui per sempre.
Da uomo cordiale qual era, dava molta importanza alle relazioni e avendo una memoria prodigiosa, non dimenticava mai compleanni e ricorrenze di ciascuno. Arrivava immancabilmente nel momento giusto per fare gli auguri e questo lo faceva sentire un amico, un familiare.
Passava sempre in cortile a guardare i ragazzi giocare, li osservava, pensava a quanti ne aveva visti e seguiti e li affidava tutti a don Bosco. Era sempre disponibile per un consiglio, per una “parolina all’orecchio” per una raccomandazione, una confessione così, passeggiando sotto i tigli. E nel cuore ritornava la speranza, la fiducia.
Da grande amante della musica era generoso nel condividere Cd oltre ai libri e a tutto ciò che poteva servire per la crescita e maturazione dei suoi allievi e amici.
In tanti ricordano la sua sincera attenzione che aveva serbato nei confronti delle persone con cui aveva collaborato, ma anche l’intelligente curiosità che gli permetteva di spaziare nei vari ambiti del sapere, dai più elevati a quelli apparentemente più comuni.
Ciascuno conserva un ricordo speciale di lui. Come racconta Chiara, una sua allieva: “don Vago, prima di essere il mio professore, lo era stato di mio padre. Veniva sempre a farci gli auguri per Natale e Pasqua, arrivava in bicicletta e mi faceva gli indovinelli matematici. Era affettuoso, aveva sempre voglia di scherzare. Mi sono sentita privilegiata nel conoscere questo suo lato nascosto”
Così lo ricorda il suo confratello don Virginio: «Ho vissuto e lavorato con don William Vago nei sei anni in cui sono stato direttore a Parma. Straordinaria la sua passione per l’insegnamento. In comunità era un uomo cordiale ed era un piacere confrontarsi con lui. Quando lasciò l’insegnamento, il nostro superiore provinciale mi propose di destinarlo ad un’altra opera salesiana. Chiesi che rimanesse a Parma dove si trovava bene. Solo dopo alcuni anni seppe di questa mia richiesta. Mi scrisse una bellissima lettera ringraziandomi per aver agito in quel modo senza dirgli nulla. Anche io voglio dirgli grazie per avermi sempre dimostrato la sua amicizia».
Don Vago era abbonato a Città Nuova. Aveva scoperto questa rivista nella biblioteca e ne era entusiasta, la faceva conoscere a tanti. Spesso mi diceva che don Bosco avrebbe scritto sicuramente su Città nuova perché era innamorato della buona stampa
Ciò che colpiva in lui era l’impegno che metteva in tutto ciò faceva. Chi non lo ricorda quando estraeva i numeri della Tombola in occasione dello scambio degli auguri natalizi? Il ricavato di quella tombolata avrebbe alleviato le sofferenze di qualche bisognoso e lui rendeva questo momento importante, indimenticabile.
Al suo funerale abbiamo compreso che morire non è precipitare nel vuoto, ma è andare incontro a qualcuno che ci ama “con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese”
Quando lascia la terra un salesiano è don Bosco stesso che gli va incontro e lo porta in Paradiso. lo dicono i salesiani stessi. Sono sicura che sia proprio così. Grazie don William!