Difendiamoci al caldo

Ogni volta che l’estate si avvicina tutti cominciamo a chiederci come sarà. Se infatti l’anno scorso il caldo non è stato particolarmente torrido, è ancora molto vivo il ricordo del 2003, di quei mesi, da giugno a settembre, che non ci hanno dato tregua con temperature elevate, ben al di sopra della media stagionale. Più di cento, esattamente 107, i giorni critici rilevati. Un’emergenza che in Italia procurò 5 mila morti, in Francia 14 mila, 2 mila in Spagna e Portogallo, un migliaio in Olanda e persino nella temperata Gran Bretagna. Ad esserne colpiti erano stati soprattutto anziani e principalmente persone sole. Qualcuno diceva che le cause di una così elevata mortalità erano da ricercare nel fatto che la canicola estiva ci aveva trovato impreparati, che le strutture che avrebbero potuto e dovuto intervenire di fatto non erano pronte perché nei mesi di luglio e agosto si va tutti in vacanza e risulta più difficile attivare cellule di urgenza. Fra gli imputati anche la frattura sociale non solo fra poveri e ricchi – e quindi fra chi si può permettere di lasciare la città e chi no -, ma anche fra le generazioni, col nonno che rimane a casa da solo mentre il resto della famiglia è al mare o ai monti. Un piccolo flashback per dire che nel frattempo qualcosa nel nostro paese si è mosso. Proprio ai primi del mese di giugno è scattato in alcuni centri italiani il piano anti-caldo messo a punto dalla Protezione civile. Dodici le città coinvolte:Torino, Roma, Milano, Bologna, Palermo, Brescia, Genova, Napoli, Catania, Firenze, Bari e Venezia. Gli obiettivi principali del progetto sono la realizzazione di sistemi di allarme per la prevenzione degli effetti del caldo sulla salute e l’attivazione di un sistema di sorveglianza sulla mortalità estiva causata dal caldo. Perché sono state scelte le città nominate in precedenza? Perché sono fra quelle che rispondono ai tre criteri per la selezione dei centri in cui attivare il sistema di allarme: grandi insediamenti urbani con più di 500 mila abitanti; città mediograndi con una popolazione compresa fra i 200 e i 500 mila abitanti; capoluoghi delle regioni con meno di 200 mila abitanti. Dal 1° giugno al 31 agosto di quest’anno su Genova, Milano, Brescia, Palermo, Roma, Bologna e Torino sarà dunque pienamente operativo questo sistema nazionale di allarme in grado di prevenire l’impatto negativo del caldo sulla salute, mentre Catania, Venezia, Bari, Napoli e Firenze sono ancora nella fase sperimentale. Come funziona il progetto? Marta di Gennaro, direttore generale della sanità della Protezione civile, spiega che questo sistema informa se, in base alle previsioni meteorologiche che tengono conto di diversi parametri, ci potrà essere un eccesso di mortalità in una determinata città. In questo caso sarà attivata una rete informativa a livello locale che coinvolgerà ospedali, case di cura, case di riposo per anziani, aziende sanitarie, enti locali, organizzazioni di volontariato, medici e stampa. Tutti in allerta dunque e tutti in rete grazie a un bollettino elaborato a scadenza giornaliera e che verrà trasmesso tempestivamente ai vari centri di riferimento. Quattro i livelli di allarme previsti: il livello 0 quando non si corre alcun rischio; il livello 1 quando il rischio previsto per le successive 24-72 ore è basso con temperature elevate ma condizioni meteo in generale non pericolose; il livello 2 indica che il rischio è elevato nelle successive 24- 48 ore per le persone anziane e fragili; il livello 3, infine, segnala un forte rischio per 3 o più giorni consecutivi per tutta la popolazione. Oltre che destinato ai vari enti coinvolti il bollettino è reso disponibile sul sito web del dipartimento della Protezione civile (www.protezionecivile. it). È evidente che un progetto del genere può agevolare la rapidità e l’efficacia degli interventi soprattutto in fase preventiva, aspetto questo non trascurabile. La stessa Di Gennaro ha evidenziato come, ad esempio, in caso di segnalazione di livelli a rischio non potenziare gli infermieri nei reparti geriatrici degli ospedali potrebbe essere un atto di leggerezza. E lo stesso potrebbe dirsi di tutti gli altri soggetti coinvolti nel progetto se non prendessero provvedimenti adeguati rispetto alla segnalazione della Protezione civile. Non dimentichiamo, comunque, che quella del caldo potrebbe rivelarsi, ancora una volta, un’emergenza. E che il piano di cui abbiamo appena parlato è sicuramente importante ma non può essere l’unica iniziativa, anche in quelle città dove esso è operativo. Se infatti tornano sempre utili i consigli di mangiare tanta frutta, bere molta acqua, chiudere le imposte nelle ore più calde e arieggiare la casa in quelle più fresche, indossare vestiti chiari, di lino o cotone… è altrettanto importante ricorrere a quella solidarietà sociale che impedisce l’isolamento e agisce anche sul tasso di mortalità legata a questo tipo di problemi. Interessante a tal proposito un’iniziativa romana, Sole sì, soli no promossa dalla comunità di sant’Egidio, insieme con l’assessorato alle politiche sociali del Comune, alla Regione, al ministero della salute, alla fondazione Vodafone e all’associazione Trenta ore per la vita. Anche qui una rete di solidarietà realizzata grazie alla collaborazione di medici di base, negozianti, vicini di casa, portieri, associazioni e parrocchie. Con un censimento realizzato in due quartieri storici della capitale, Trastevere e Testaccio, è stato possibile fare una sorta di mappatura capace di evidenziare le condizioni di vita di oltre duemila anziani. Si è visto così che il 26 per cento degli ultra settantacinquenni non è autosufficiente, mentre il 6 per cento lo è solo parzialmente. Tanti di loro vivono isolati, senza parenti e con scarsi rapporti di vicinato. In una tale situazione anche semplicemente aiutare queste persone nelle spese quotidiane, accompagnarle nelle visite mediche, sbrigare loro delle pratiche può essere determinante per alleggerire il peso a volte insostenibile della solitudine in una grande metropoli. Che d’estate può diventare mortale. Riusciremo dunque quest’anno ad essere più preparati per affrontare un eventuale gran caldo? Ne riparliamo a settembre.

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