Desirée: un orrore annunciato

Disagio e degrado non solo in via dei Lucani ma in tutto il quartiere di San Lorenzo, a due passi dal centro di Roma. Lì dove una giovanissima ragazza di 16 anni è stata uccisa.Una nuova resistenza civile è necessaria
L’orribile violenza subita dalla giovanissima Desirèe in uno stabile abbandonato del quartiere San Lorenzo a Roma appare, purtroppo, come un disastro annunciato. L’ex quartiere operaio è un centro di spaccio della droga controllato da un cartello di mafie in combutta tra loro come in altre zone della Capitale, contrassegnate da luoghi degradati e senza controllo. Anche se, o forse proprio, si colloca a ridosso della stazione ferroviaria centrale di Roma Termini. In questi giorni 300 appartenenti delle forze dell’ordine hanno operato un blitz per catturare gli esponenti di un clan malavitoso a Ostia, ma il presidio ordinario di polizia e carabinieri non riesce a coprire l’estensione di una metropoli complessa, preda di interessi speculativi che lasciano in disuso aree strategiche come quello dello scalo ferroviario in attesa di ritorni economici. Certe volte le reti sociali riescono a sottrarre pezzi del territorio all’abbandono e all’uso dissipativo, come è accaduto, in quel quartiere, con l’ex cinema Palazzo destinato altrimenti a diventare un mini casinò.
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La popolazione residente resta comunque, di solito, scoraggiata davanti a fenomeni che incutono paura e sfuggono da ogni controllo. Il consumo di droga non è affatto un fenomeno del passato. È uno specchio del disagio inafferrabile che entra dentro le famiglie facendo precipitare anche i giovanissimi in gironi infernali come quello descritto dalle cronache nell’omicidio di Desirè. Nel sistema dello spaccio è noto il reclutamento attivo di immigrati così come la presenza di mafie strutturate provenienti da altri Paesi documentata dalle relazioni annuali della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. Roma sembra essere il teatro di alleanze e divisione di competenze.

È qualcosa di molto più devastante del fascismo che i ferrovieri del quartiere San Lorenzo hanno sempre vantato di respingere fin dai tempi della marcia su Roma del 1922.

In tale contesto bisogna tener presente che chi lavora e si batte per la giusta accoglienza delle persone immigrate e per la loro integrazione nella società rappresenta il presidio più efficace contro l’imbarbarimento e la diffusione del sistema criminale. Spingere ai margini e nella clandestinità gli immigrati è il primo passo verso il reclutamento dei clan malavitosi. Coloro che non possono accettare le torture e gli stupri commessi nei campi di detenzione in Libia non sono certo accondiscendenti verso ogni tipo di violenza inerrarabile che si consuma nei luoghi disastrati delle nostre città.

Bisogna, invece, evitare che, dopo il dolore di una morte così atroce e lo scontro inevitabile che si andrà a consumare nel quartiere, tutto rimanga come prima. C’è un grosso problema di ordine pubblico che va affrontato in tutti i suoi aspetti, ma che non regge senza una visione condivisa di città. È quello che stanno cercando di fare a Parma, anche qui in uno storico quartiere (Oltre torrente) di estrazione operaia noto per il suo antifascismo della prima ora.

Qui una rete di cittadini presidia i luoghi dello spaccio con attività culturali e di convivialità sollecitando il rapporto e l’alleanza con le comunità religiose degli immigrati. Una nuova forma di resistenza civile.

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