La terza Repubblica

Intervista a Silvio Minnetti, presidente Movimento politico per l’unità, sul programma di un esecutivo espressione dell’accordo tra Lega e Movimento Cinque Stelle

 

Con l’incarico a presidente del Consiglio ricevuto dal giurista Giuseppe Conte, sembra avviarsi a compimento la formazione di un governo espressione dell’accordo tra Lega e M5S. L’Italia sta vivendo un ulteriore passaggio inedito nella sua recente storia repubblicana. A Silvio Minnetti, che da presidente del Movimento politico per l’unità ha cercato di entrare nel merito delle questioni per declinare la proposta della fraternità in politica, abbiamo chiesto uno sguardo su questa fase della vita del nostro Paese.

Come sta evolvendo la situazione politica in Italia?

La mia opinione è che il sistema politico italiano sia entrando nella terza fase della storia della Repubblica. Dopo la rivoluzione civile del ’68, dopo il 1993 con la discesa in campo di Silvio Berlusconi e Tangentopoli, che hanno spazzato via una intera classe dirigente, si chiude un ciclo venticinquennale, quello della cosiddetta Seconda Repubblica. La sconfitta elettorale del PD e di FI, la parziale vittoria di M5S e della Lega nel Centrodestra, hanno aperto una crisi di sistema. La pazienza e la saggezza del presidente Mattarella hanno consentito di trovare una via di uscita tortuosa che ha determinato un “contratto di Governo” tra affinità elettive e l’incarico a Giuseppe Conte. Il paracadute costituzionale di Mattarella sembra aver funzionato rispondendo all’ansia popolare di cambiamento in un Paese che è già un altro rispetto a quello di prima delle elezioni. Lo scontento, il rancore, l’impoverimento dei ceti medi, la disoccupazione devastante al Sud, dopo dieci anni di crisi economica e sociale epocale, hanno spinto la maggioranza degli italiani ad abbandonare i partiti tradizionali e a scommettere su M5S e Lega.

Dove si possono cogliere segnali di speranza e motivi di preoccupazione?

La speranza è in una triangolazione tra Presidente della Repubblica e forze anti establishment, Lega e M5S, ora con responsabilità di governo. La speranza è nell’ancoraggio all’Europa, nella lotta alla povertà e alla corruzione, nel rilancio della crescita per il lavoro.  Auspichiamo un realistico dialogo con le opposizioni su riforme condivise per non sfasciare la tela di Penelope, dopo aver salvato l’Italia con pesanti sacrifici dal baratro finanziario del 2012.Il Movimento politico per l’unità, fondato da Chiara Lubich, saprà cogliere il positivo e le contraddizioni con i principi di fraternità universale e lavorerà come sempre per favorire l’ascolto reciproco e la condivisione per l’unità nella diversità.

Quali sono i punti discriminanti per valutare l’attuazione del programma?

Un punto discriminante, a mio parere, di valutazione dell’azione del nuovo Governo sarà l’aumento dei posti di lavoro, consentito secondo gli esperti da un tasso di crescita del 2%, superiore all’attuale 1,4%. Il lavoro garantisce, infatti, dignità e libertà e può disinnescare il risentimento sociale. Sarà poi determinante il successo nella lotta alla povertà assoluta e relativa che coinvolge 11 milioni di italiani. Importante è l’estensione delle misure del reddito d’inclusione già operative attraverso un reddito di cittadinanza, specialmente al Sud, depurato da possibili forme di assistenzialismo nella pratica. Fondamentale la giusta difesa degli interessi nazionali in Europa senza dimenticare di essere un Paese fondatore, senza interrompere il processo di integrazione economica, monetaria, politica e sociale. Il sogno di una intera generazione, di essere “insieme per l’Europa”, va  salvaguardato rispetto a tendenze nazionaliste, euroscettiche e xenofobe, che provengono dall’Est europeo, dopo secoli di guerre. In particolare riteniamo prioritario governare con l’Europa  i processi immigratori con umanità,  integrazione reale di persone oltre l’accoglienza e la necessaria tutela della sicurezza.  Saremo coscienza critica su questo punto, rispetto a politiche contrarie ai principi di fraternità universale e dello Stato di diritto. Altri punti specifici: procedere  rapidamente  alla ricostruzione nelle zone terremotate dell’Italia centrale, lotta all’azzardo, rispetto della legge 185 del 1990 che vieta la vendita di armi a Paesi in conflitto, riconversione di Leonardo-Finmeccanica all’industria civile avanzata. L’Italia ripudia la guerra e promuove la pace, in piena sintonia con papa Francesco.

Cosa può fare in concreto quella cittadinanza attiva e responsabile che non si limita a delegare agli eletti l’azione politica?

Per noi e per milioni di italiani impegnati nelle città con il terzo settore mediante la cittadinanza attiva, con forme di economia civile, lo scenario non cambia con l’alternarsi di forze politiche al governo. Dobbiamo continuare a costruire reti di associazionismo, di civismo critico, di un “noi” per la legalità, per dare vita ad un robusto welfare generativo in una governance poliarchica collaborativa con Comuni, Regioni, Stato e Unione Europea. Autonomia, sussidiarietà, corresponsabilità, presenza tra gli ultimi e nelle periferie per una vera cittadinanza attiva nello spirito della democrazia partecipativa della Costituzione e della fraternità universale. La società civile organizzata rappresenta un soggetto collettivo che è la vera novità con la quale dovranno misurarsi le forze politiche tradizionali e nuove.  Qui troviamo i veri anticorpi delle formazioni intermedie rispetto ad una sempre possibile deriva plebiscitaria della nostra democrazia. Il nuovo governo deve, a mio avviso, rappresentare non solo gli elettori di M5S e Lega, che hanno solo 6 voti di maggioranza al Senato, ma tutti i cittadini italiani. Le dichiarazioni del presidente del Consiglio incaricato Conte, dopo il ricevimento dell’incarico dal Presidente della Repubblica, sembrano andare in questa direzione.

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