Dalla favela a Petrobras

Graça Foster è oggi alla testa del colosso petrolifero brasiliano. Da piccola raccoglieva cartoni e lattine, oggi è una delle 50 donne d’affari più importanti del mondo secondo il Financial Times    
Graça Foster e Dilma Rousseff

Graça Foster è la nueva presidente di Petrobras, il colosso petrolifero brasiliano, di cui lo Stato controlla il 54 per cento. È stata insediata da Dilma Rousseff, presente con la cupola del suo governo. Un fatto fin qui del tutto normale, dato che stiamo parlando dell’ente che contribuisce sostanzialmente a fare del Brasile una potenza mondiale emergente.

La novità è che questa donna arriva alla direzione di Petrobras avendo fatto ben più che una semplice gavetta. María das Graças Silva Foster ha 58 anni ed è nata in una famiglia povera di Caratinga, nello Stato di Minas Gerais. Aveva due anni quando la sua mamma, Terezinha, decise di stabilirsi a Rio de Janeiro insieme alla sorellina Rita. Anni di violenza domestica spinsero questa donna a cercare di rifarsi la vita nella città maravilhosa. Andarono a vivere su una delle colline a forma di pan di zucchero, conosciute come morros, in una delle favela che oggi fa parte del Complexo do Alemao, uno dei punti caldi della città, dove lo scorso anno è intervenuto l’esercito per sloggiare la delinquenza organizzata che controlla la vita di questi agglomerati di marginalità.

Per sbarcare il lunario, Graça (così ama essere chiamata) raccoglieva cartoni e lattine vuote in modo da pagarsi il materiale didattico per andare a scuola. Per le strade del Sudamerica si incontrano spesso carrettini ottenuti nei modi più disparati, che servono per accumulare carte, cartoni, vetro e lattine vuote da vendere alle aziende che riciclano questi materiali. È riuscita così ad andare avanti e a studiare ingegneria chimica presso l’università federale Fluminense, a Niteroi, mentre studiava anche teatro. La recitazione, sostiene, l’ha aiutata ad andare avanti in un ambiente di uomini.

Nel 1981 è riuscita a entrare a Petrobras come tirocinante. Pian piano, ha fatto carriera fino a giungere a posti da dirigente. Disciplinata e instancabile, è molto esigente nel lavoro. Sembra che più di un direttore tema di essere convocato nel suo ufficio, dove non accetta scuse al momento della scadenza per la consegna di un dossier o di un lavoro.

Dal 2007 ha avuto a suo carico la divisione Gas ed energia dove ha promosso lo sviluppo del biodiesel e della produzione di energia dal gas. La divisione è passata da un deficit di 760 milioni di dollari, a un attivo di 1,7 miliardi di dollari. Graça e la presidente Roussef si conoscono fin dagli anni Novanta e hanno collaborato anche quando Dilma è stata ministro di Miniere ed energia durante il governo di Lula da Silva. «Non ho dubbi che con Graça alla presidenza, Petrobras sarà in buone mani. Conosco bene la sua capacità di lavoro, la competenza e la serietà con la quale si dedica non solo a questa azienda ma a tutto ciò che fa nella vita professionale. Saprà dare continuità e ampliare le conquiste di Petrobras», ha affermato Rousseff.

Non mancano le sfide per Foster. Petrobras ha chiuso un anno non facile, durante il quale è scesa al quinto posto nel ranking mondiale delle aziende petrolifere, dopo aver occupato il terzo posto nel 2010. La produzione è in questo momento in calo, pertanto dovrà utilizzare al massimo i 225 miliardi di dollari che Petrobras investirà fino al 2015 negli enormi giacimenti scoperti sulla costa Sud del Brasile. Si tratta dei giacimenti che potrebbero costituire per il Paese sudamericano riserve equivalenti a quelle del Mare del Nord.

Ma la parabola di Graça Foster è anche quella di una società all’interno della quale la mobilità sociale è particolarmente viva, se pensiamo che assomiglia molto a quella dell’ex presidente Inacio Lula da Silva, che da lustrascarpe che a fatica ottenne un diploma di scuola superiore, si è poi trasformato in presidente del Brasile, uno dei pochi Paesi dove la classe media è in piena crescita.

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