Curling, Italia nella storia

La nazionale maschile, dopo aver partecipato a Torino 2006 in quanto paese ospitante, ottiene per la prima volta la qualificazione sul campo ai Giochi Olimpici di PyeongChang 2018 a Plzen, in Repubblica Ceca. Una grande festa che segue di un mese quella per la qualificazione ai Mondiali di Las Vegas
Joel Retornaz campione italiano di Curling

Rink, hog lines, tee lines, skip, lead. Per molti italiani queste parole dicono poco o nulla, pur rappresentando i cardini di uno sport che nel nostro paese è in grandissima crescita. Il curling, nome che può tradursi in “lancio del disco sul ghiaccio”, nasce nella Scozia del XVI secolo e inizia ad essere praticato in Italia attorno agli anni ’50 del 1900. Obiettivo di questo sport, entrato nelle televisioni del Bel Paese durante le Olimpiadi di Torino 2006, dev’essere quello di piazzare le stones , sfere di granito blu di quasi 20 kg, il più vicino possibile al centro del bersaglio, all’interno di un campo da gioco chiamato appunto rink: una lastra di ghiaccio di 45 metri di lunghezza e quasi 5 di larghezza, divisa longitudinalmente a metà da una linea chiamata center line che, al centro dei bersagli, si incontra con la tee line, posta a cinque metri dal fondo pista.

I ragazzi della nazionale azzurra di curling, a un mese esatto dalla storica qualificazione ai Mondiali di Las Vegas ottenuta a spese della Finlandia, hanno scritto ieri un’altra grande pagina di storia dello sport italiano, riuscendo per la prima volta a qualificarsi per un’Olimpiade. Una vera e propria impresa, ottenuta battendo i più quotati avversari finlandesi, sconfitti per 6-5 all’extra end: il tempo supplementare che, nel curling, entra in gioco solo se nelle 10 precedenti frazioni si raggiunge la parità. Il punteggio, per ogni end, viene calcolato in base al numero di “sassi” piazzati più vicino al centro della house rispetto alla squadra avversaria: una sorta di rivisitazione invernale, e in grande, del gioco delle bocce.

La squadra azzurra, capitanata da Joel Retornaz, si è trovata a sfidare la Danimarca dopo un girone condotto in porto con 4 vittorie e 3 sconfitte. La partita contro gli scandinavi è stata tiratissima e sempre in discussione: 3-3 al termine del sesto gioco, quindi vantaggio danese e controribaltone italiano sul 5-4. Il decimo end è ad appannaggio dei danesi: si decide tutto nella frazione supplementare di gioco, dove Amos Mosaner riesce a piazzare due stones facendo letteralmente “fuori” quelle posizionate dal rivale Rasmus Stjerne e consegnando così alla sua squadra un risultato insperato. I protagonisti della festa azzurra, oltre a Retornaz e Mosaner, sono Simone Gonin, Daniele Ferrazza e Andrea Pilzer: una truppa guidata dall’allenatore Soren Grand e dal direttore tecnico Marco Mariani.

La gioia più grande ovviamente è quella di Joel Retornaz, 34 anni, che avrà il piacere e l’onore di guidare i suoi a un’Olimpiade 12 anni dopo Torino 2006. Retornaz è uno skip: l’ultimo a tirare, quindi il giocatore con le competenze tecnico-tattiche solitamente più elevate, avendo spesso l’onore e l’onere di effettuare i colpi decisivi in partita. «Non sono riuscito a dormire, nonostante la mia età e l’esperienza. Questo giorno per me significa tanto: è bellissimo, non ci sono parole per descriverlo. La vittoria ha un sapore particolare: guadagnarsi il diritto di partecipare ai Giochi è una soddisfazione immensa. Abbiamo vinto le partite giuste e ce lo siamo meritati: è senza dubbio il momento più importante della mia carriera». La Nazionale italiana, in Corea del Sud, si ritroverà a sfidare Canada, Giappone, Gran Bretagna, Norvegia, Stati Uniti, Svezia, Svizzera e la vincente dello spareggio Repubblica Ceca-Danimarca.

Anche la nazionale italiana femminile ha sfiorato l’impresa, cedendo però nello spareggio contro le danesi per 5-4: per loro l’avventura olimpica è rimandata, ma anche questo risultato testimonia come gli investimenti di Coni e Fisg (Federazione Italiana Sport del Ghiaccio), siano stati mirati e intelligenti. Non male per una attività sportiva che, in Italia, è praticato principalmente nelle vallate alpine e che conta una ventina di club, con poco più di 400 tesserati e soltanto otto impianti costruiti ad hoc: due piste a Cortina d’Ampezzo (che può essere considerata la “capitale” italiana del curling) e a Claut (provincia di Pordenone), una a Courmayeur, Cembra (Trento), Luserna (Torino) e Torino, con ben tre piste a Sesto San Giovanni all’interno di un impianto che è però polivalente. La piccola Italia del curling cresce a passi da gigante.

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