Cristo o l’Acquario?

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“Chi si chiede se sia possibile credere sia in Cristo sia nell’Acquario sappia che questa è una situazione nella quale o si sta da una parte oppure dall’altra “. Questa è la chiara alternativa offerta dal recente documento del “Pontificio consiglio della cultura” e del “Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso”. Intitolato Gesù Cristo portatore dell’acqua viva. Una riflessione cristiana sul “New Age”, è presentato come un “rapporto provvisorio”, frutto della riflessione di un gruppo di studio composto da rappresentanti di vari dicasteri della Santa Sede, a testimonianza di quanto il fenomeno New Age sia complesso, e difficilmente inquadrabile all’interno di un punto di vista settoriale. Ma la provvisorietà del documento – che può certamente essere approfondito e ampliato in alcune sue parti – non toglie nulla all’efficacia con la quale raggiunge gli obiettivi che si è proposto: non quello di studiare l’insieme dei fenomeni collegabili al New Age: per questo esistono studi specialistici, ai quali il documento rimanda; vuole invece aiutare i cristiani “ad individuare gli elementi di sviluppo della tradizione New Age” e “indicare quegli aspetti che sono in contraddizione con la rivelazione cristiana”. O Cristo o il New Age: il giudizio è netto, ma non è certo un pregiudizio; il documento si regge infatti su uno studio solido, prolungato, che utilizza sia i risultati raggiunti da diversi centri di indagine, sia l’esperienza pastorale che la chiesa ha maturato, negli ultimi decenni, a contatto con le “nuove religiosità” diffusesi nell’occidente. Ne risulta un “invito a comprendere questa corrente culturale e a impegnarsi in un dialogo autentico con quanti sono influenzati dal suo pensiero”. Giuseppe Distefano Ma perché ne sono influenzati? Che cosa c’è di attraente nel New Age? “È evidente – risponde il documento – che scienza e tecnologia non sono riuscite a dare tutto ciò che un tempo sembravano promettere, così nella loro ricerca di significato e di liberazione le persone si sono rivolte alla spiritualità. Il New Age che conosciamo è nato dalla ricerca di qualcosa di più umano e più bello rispetto alla vita opprimente e alienante della società occidentale”. Lo stesso Giovanni Paolo II ebbe modo di rilevare alcuni aspetti positivi in questa tendenza culturale, come “la ricerca di un nuovo senso della vita, di una nuova sensibilità ecologica e il desiderio di andare oltre una religiosità fredda e razionalistica” Che cosa è il New Age Certamente non è una religione nel senso tradizionale, anche perché questa corrente di pensiero ritiene che il tempo delle religioni particolari sia finito; eppure, ha forti connotati di religiosità, e attinge a singoli aspetti delle varie religioni, sintetizzandoli in modo sincretistico: ” fra le tradizioni confluite nel New Age vi sono antiche pratiche occulte egiziane, la cabala, il primo gnosticismo cristiano, il sufismo, la sapienza dei druidi, il cristianesimo celtico, l’alchimia medievale, l’ermetismo rinascimentale, il buddhismo zen, lo yoga, ecc.”; ma tali antiche tradizioni sono avvicinate attraverso la mediazione di correnti che si sono sviluppate particolarmente negli ultimi due secoli: la teosofia, il magnetismo, lo spiritismo. Non è neppure un movimento, in quanto non ha né un’organizzazione che ne coordini tutti gli aspetti, né un “manifesto programmatico”; eppure, nella diversità delle sue espressioni e delle motivazioni con le quali le persone vi aderiscono, si riconoscono alcune tendenze generali e un nucleo di pensiero condiviso. È più aderente alla realtà pensare il New Age come una “rete” culturale, nella quale mille diversi comportamenti sono ispirati da una comune sensibilità. Che cosa la caratterizza? Anzitutto la convinzione che stiamo vivendo un passaggio epocale: secondo gli astrologi stiamo vivendo la fine dell’Età dei Pesci, e già si annuncia la nuova epoca dell’Acquario. Mentre i 2 mila anni dei Pesci sono stati caratterizzati dal fenomeno cristiano, l’Acquario introdurrà un “nuovo paradigma” di vita e di pensiero, che sarà comune a tutti, ma già viene annunciato da coloro che oggi riescono ad intuirlo: “È un approccio affascinante – spiega il documento – perché, in alcune delle sue espressioni, le persone non sono spettatori passivi, ma svolgono un ruolo attivo nel modificare la cultura e nel creare una nuova consapevolezza spirituale”. Il nuovo paradigma Il “nuovo paradigma” si manifesta in tutti i campi dell’attività umana, ad esempio come passaggio dalla fisica meccanica di Newton a quella quantistica: cioè, nell’interpretazione New Age, da una visione “pesante” e materialistica della realtà, ad una nella quale la realtà, fin nei suoi elementi ultimi, è fluida, è energia che penetra e avvolge il tutto; o come passaggio dalla moderna ragione – fredda e analitica – ad una vita basata più sull’intuizione, sul sentimento, sulle emozioni: su facoltà e attitudini, cioè, che non sezionano l’universo e la natura, ma ci fanno sentire parte di essi, e ci mettono in sintonia e in vibrazione col cosmo. O come passaggio da una medicina invasiva e “allopatica” ad una omeopatica e basata sull’autoguarigione, nella convinzione che la malattia dipenda spesso dall’agire contro natura, e che la mente possa fare molto nella guarigione del corpo; ecco allora che le nuove terapie cercano di ricostruire il legame fra gli aspetti spirituali e quelli fisici, ricomponendo l’armonia della persona. O come superamento di una concezione dei rapporti personali (e specialmente dei rapporti politici) basati sulla gerarchia, sulla verticalità, e caratterizzati dalla mascolinità e dal patriarcato, ad una visione più orizzontale, nella quale si esalta l’elemento femminile e l’equilibrio, anche nella stessa persona, delle caratteristiche dell’elemento maschile e femminile. E il New Age cerca di legare insieme questi fattori di cambiamento, di integrarli in una concezione “olistica”, cioè unificata, dell’esistenza. Nell’ottica New Age, infatti, l’epoca giudeo-cristiana è caratterizzata dal dualismo: fra bene e male, fra uomo e natura, fra maschio e femmina; il razionalismo filosofico e scientifico sorti in tale ambito culturale hanno introdotto ulteriori elementi di specializzazione e di divisione, così che la vita umana ne risulta estremamente frammentata. Si comprende così che l’aggancio con la rete New Age può avvenire in mille modi diversi: attraverso la musica, che privilegia i suoni puri e primordiali, che favoriscono il rilassamento e la concentrazione; col ricorso a nuove terapie; attraverso la scelta di diverse – e più sane – abitudini alimentari, ecc. Ne risulta che molte persone che entrano in qualche modo nella rete New Age ne sperimentano aspetti parziali e non sono realmente consapevoli dei princìpi ispiratori, che si manifestano pienamente, invece, nell’aspetto più propriamente “religioso” del New Age. Esoterismo e gnosi La nascita e lo sviluppo del New Age si comprendono soltanto all’interno di una crisi, che maturava da tempo nella società occidentale, ed è alla fine esplosa: “Sia la religione cristiana – scrive Michael Fuss, citato dal documento – sia la fede secolare in un processo scientifico infinito hanno dovuto affrontare un grave momento di stallo, manifestato per la prima volta nelle rivoluzioni studentesche del 1968”. Chiesa e società hanno sperimentato la difficoltà di trasmettere i propri contenuti di fede e di tradizione alle nuove generazioni, nelle quali il rapido tramonto della prospettiva politica rivoluzionaria, si è accompagnato, per molti, non alla riscoperta dei valori precedenti, ma “ad un inaspettato ritorno a una religiosità cosmica, ai rituali e ai credi che molti ritenevano fossero stati soppiantati dal cristianesimo”. E qui viene allo scoperto il fondamento culturale esoterico del New Age; un esoterismo coltivato, negli ultimi secoli, all’interno della teosofia, dello spiritismo e dell’occultismo. La dottrina esoterica ha la convinzione che esista un nucleo di conoscenze originarie riguardanti i misteri di Dio, del cosmo e dell’uomo, conoscenze che verrebbero tramandate all’interno delle società esoteriche soltanto ai propri iniziati. Le religioni ufficiali non sarebbero che parziali e pallidi rappresentanti di tale conoscenza originaria, che verrebbe trasmessa ai fedeli soltanto nella sua versione superficiale. Solo gli iniziati arriverebbero, invece, alla vera conoscenza – o gnosi – che nel pensiero esoterico prende il posto della salvezza promessa dalle religioni. È una “salvezza” raggiunta attraverso il progressivo aprirsi dell’iniziato alla conoscenza, che lo porta alla perdita della propria individualità psichica e al raggiungimento del “Sé”, della propria vera personalità, che consiste, infine, nell’identificazione e nella fusione col divino; lo stesso divino che penetra in tutto il cosmo, così che l’unità con sé stessi coincide con l’unità col divino e con tutti gli esseri. Anche il cristianesimo, sottolinea il documento, propone all’uomo la meta altissima della divinizzazione, ma ottenuta non grazie ai nostri sforzi, bensì attraverso l’amore di Dio che ci trasforma; non l’esaltazione del sé, ma proprio la consapevolezza del nostro limite apre all’amore di Dio la possibilità di agire in noi. Inoltre, si presenta come un’introduzione alla vita della Trinità, un caso perfetto di distinzione al centro dell’unità: una sinergia piuttosto che una fusione”. Una sostituzione del cristianesimo Sta qui la radice di quella concezione, diffusa nel New Age, per cui “Dio e il mondo, anima e corpo, intelligenza (razionalità) ed emotività, cielo e terra, sono un’unica immensa vibrazione di energia”; un’idea che pone le basi del “biocentrismo” dell’ecologia radicale: gli esseri umani non sono più, come insegna la rivelazione biblica, al centro del mondo perché “qualitativamente superiori ad altre forme naturali”. In tal modo, spiega il documento, “si sminui- sce l’umanità. La stessa matrice culturale esoterica si ritrova nell’ideologia che sottostà alle politiche demografiche e agli esperimenti di ingegneria genetica, che sembrano esprimere il sogno degli esseri umani di crearsi di nuovo da sé”. Questa idea di potersi ri-creare, o almeno di poter creare interamente la propria realtà finisce per rivelarsi illusoria, proprio perché mette fra parentesi gli aspetti più crudi, ma quotidiani e inevitabili, dell’esistenza: “La conseguenza più grave e problematica dell’accettazione dell’idea che le persone creino la propria realtà è la questione della sofferenza e della morte: persone con gravi impedimenti o malattie incurabili si sentono prese in giro ed umiliate quando viene detto loro che sono state la causa della propria sfortuna e che la loro impossibilità di cambiare le cose è dovuta a una loro debolezza nell’affrontare la vita “. Si tratta di questioni drammatiche alle quali il cristianesimo, da sempre, ha cercato umilmente di rispondere, e che il New Age, semplicemente, evita. Si spiega così anche come nel New Age trovi spazio una concezione della psicologia intesa come un mezzo per “espandere la mente”, e sia confusa con l’esperienza mistica. Un grande ruolo nel New Age ha, in particolare, la “psicologia transpersonale “, in una interpretazione che ne fa il veicolo per passare dal ristretto “io individuale” al “Sé superiore “, fino ad identificarsi con la “Mente universale”. Alla psicologia si affiancano altre pratiche: “lo yoga, lo zen, la meditazione trascendentale e gli esercizi tantrici conducono – secondo il New Age, spiega il documento – all’autorealizzazione o illuminazione “; mentre l’esperienza della chiesa dimostra che nessuna “tecnica” può condurre automaticamente all’incontro con Dio né, tantomeno, all’autentica esperienzamistica: entrambe dipendono dal nostro amore, e dalla grazia che Dio ci concede liberamente. Le varie tecniche possono essere positivamente considerate come mezzi che preparano l’autentica esperienza religiosa, e non la sostituiscono. Ma si capisce come questo uso combinato di psicologia occidentale e di tecniche di meditazione orientali trovi un grande favore presso coloro che hanno bisogno di disintossicarsi dallo stress dell’eccesso di lavoro e di responsabilità: sono tecniche che aiutano a mettersi in pace con sé stessi e ad approvarsi, qualunque cosa si faccia. Proprio su quest’ultimo aspetto sorgono forti perplessità, in ordine alle conseguenze sociali della cultura New Age. David Spangler, figura di rilievo del New Age, citato dal documento, sottolinea che una delle ombre del New Age è “un subdolo arrendersi alla mancanza di potere e alla irresponsabilità in nome dell’attesa della nuova era piuttosto che essere attivi creatori di integrità nella propria vita”; una critica che viene portata al New Age, infatti, è che la tendenza all’autorealizzazione privata ostacoli una autentica esperienza religiosa, che è per sua natura sociale, e Il New Age ha creato anche un nuovo settore di consumi, sia nel settore librario, che in quello alimentare, terapeutico, musicale, ecc. faccia anche abbandonare la dimensione dell’impegno pubblico e di solidarietà. L’esoterismo, come si vede, elimina l’idea della Trascendenza di Dio così come viene insegnata dai grandi monoteismi; ma il modo con il quale la dottrina gnostico-esoterica tratta anche le altre grandi religioni è tale da deformarle: è una visione occidentalizzata, costruita da alcuni circoli intellettuali europei nel corso dell’Ottocento e del Novecento, delle grandi tradizioni religiose asiatiche. Nel New Age tutto questo viene frullato e riconfezionato e, a dispetto della grande tolleranza che viene ostentata per ogni religione, nessuna viene realmente rispettata nella propria identità. Il cristianesimo, in particolare, viene sistematicamente posto al livello più basso nella “gerarchia”, come quella religione che contiene meno “conoscenza esoterica” fra tutte, tanto che il New Age, di fatto, si oppone costantemente alla rivelazione cristiana. Di Cristo si parla, nel New Age: ma non come del Gesù di Nazareth che è al contempo il Verbo, seconda persona della Trinità, nel quale Dio si rivela pienamente; ma come del “Cristo cosmico”, del quale Gesù di Nazareth è stato soltanto una delle possibili espressioni: “un modello che può ripetersi in molte persone, luoghi e tempi; è il portatore di un enorme mutamento di paradigmi; è, in definitiva, un potenziale dentro di noi”. In conclusione, bisogna dire che nessun articolo può sostituirsi alla lettura di un documento profondo e complesso come questo, che invita le comunità cristiane a riscoprire, attraverso un più diretto contatto con “l’acqua viva” che è Cristo, le profonde ricchezze custodite nel loro patrimonio di fede, e capaci di dare risposte autentiche alle domande di coloro che si rivolgono all’Acquario.

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