Coronavirus, chiudono Lourdes e la Francia

Una decisione che a qualcuno risulta esagerata, la chiusura del santuario mariano, mentre appaiono tardive le misure del presidente Macron. Nella nostra intervista l'opinione di François Vayne, per 26 anni giornalista a Lourdes, in Francia, direttore della rivista, della casa editrice, e della comunicazione del santuario mariano, e ora direttore dell’Ufficio comunicazione dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme a Roma, in Vaticano.

Chiuso il santuario di Lourdes per l’emergenza sanitaria. Dal 1858 accade per la prima volta. Cosa pensa di questa decisione?
In Italia dove la crisi sanitaria è estrema, il santuario mariano di Pompei resta aperto. Inoltre abbiamo saputo che il primo santuario del mondo, il Santo Sepolcro di Gerusalemme, non chiuderà. La chiusura del santuario di Lourdes mi sembra una decisione esagerata, condizionata dalla paura del momento e dalle direttive delle autorità civili. La Vergine Maria non ha scelto a caso di apparire in un luogo aperto a tutti. Credo che spetti alla chiesa locale incoraggiare l’accoglienza dei pellegrini con ogni mezzo, ovviamente, con le giuste precauzioni.

Detto questo, in passato venne già negato l’accesso alla grotta di Massabielle. È accaduto  durante le apparizioni quando le autorità politiche, preoccupate dal movimento popolare incontrollabile, sollevarono delle barriere. Bernadette, nonostante questo, fu in grado di vedere la Vergine Maria il 16 luglio 1858, testimoniando che quel giorno «era più bella che mai». Nella situazione attuale, i sacerdoti continueranno ad animare la preghiera nel luogo santo, in particolare la novena speciale che è appena iniziata, dal 17 al 25 marzo, e saremo in grado di rimanere in contatto con Lourdes grazie a Internet. È un’opportunità per esercitarsi a “vedere l’invisibile” con Bernadette e a intercedere di più in modo che i sacerdoti cattolici non siano dei “don Abbondio”, che abbiano il coraggio di uscire, di andare dal malato, di portare loro la forza della Parola di Dio e dell’Eucaristia, come chiesto di recente da papa Francesco.

Milioni di pellegrini ogni anno, la Pasqua in streaming. Cosa vuol dire per i malati non aver un luogo che genera speranza?
Quest’anno celebreremo tutti la Pasqua in streaming, per evitare di essere un potenziale vettore di contaminazione da coronavirus nelle chiese. Le celebrazioni riuniscono molte persone, è impossibile garantirne la sicurezza sanitaria. Lourdes deve affrontare lo stesso problema, dobbiamo capirlo. Ciò che sarebbe stato possibile, secondo me, era lasciare l’accesso al santuario  per la preghiera privata, dall’altra parte del Gave, dove si trovava Bernadette durante l’ultima apparizione. Papa Francesco ha ricordato che le misure drastiche non sono sempre buone, affermazione che ha fatto riaprire le parrocchie di Roma. Spero che anche il santuario di Lourdes farà sue le parole del Santo Padre per riaprire al più presto! Bisogna d’urgenza far rinascere nei nostri cuori la speranza.

Come valuta le misure e le restrizioni previste per 15 giorni annunciate dal presidente Macron? La chiusura delle frontiere europee annunciate sono un brutto segnale in un momento cui la Ue dovrebbe invece dare prova di unità?
Avendo già attraversato periodi molto difficili, in particolare durante gli attentati degli ultimi anni, la Francia si riprenderà senza indugio da questa crisi del coronavirus. Tuttavia, credo che le misure annunciate dal presidente Macron sono arrivate un pò in ritardo. Dopo settimane di diniego e spensieratezza, durante le quali l’Italia è stata guardata con commiserazione, i francesi hanno finalmente capito la gravità del problema.

Quello che noto è che in Italia lo slogan è «io resto a casa» mentre in Francia lo slogan suona come un ordine dall’alto, «state a casa». Abbiamo molto da imparare dagli italiani, che hanno un senso di solidarietà collettivo molto più vivo rispetto ai francesi, senza dubbio legato alla cultura cristiana radicata nella gente anche in quelli che non credono. La laicità alla francese è fonte di indifferenza e individualismo, quindi di egoismo e disordine. Spero che questa crisi sia l’occasione nel mio Paese di rivedere questo modello ideologico, che suscita chiusure comunitarie  e che non riesce a favorire una vera unità nazionale. In questo senso l’Europa aperta agli altri sarà la fortuna della Francia per farle capire di non considerarsi al centro del mondo.

 

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