Conta ciò che si conta?

Arriva nel nostro Paese un manuale per misurare l’impatto economico e sociale del volontariato.

«Non tutto ciò che può essere contato conta, e non tutto ciò che conta può essere contato». Il noto aforisma di Einstein ben si addice al mondo del volontariato che può rispecchiarsi sicuramente più nella seconda parte della frase che nella prima. Chi potrebbe mettere in dubbio infatti che siamo davanti ad una realtà che svolge un ruolo importante nella nostra società, in mancanza del quale spesso le cose andrebbero molto peggio di come già vanno? Dunque il volontariato conta, ma finora non era proprio “matematico” quantificarlo o lo si poteva fare solo in parte e per certi aspetti.
Gli ultimi dati forniti dall’Istat ci dicono che i residenti in Italia coinvolti in attività gratuite di volontariato sono aumentati, passando dal 6,9 per cento della popolazione nel 1993 al 10 per cento nel 2011. A fare volontariato nelle associazioni sono soprattutto uomini, ma c’è tutto un settore che rientra nei cosiddetti aiuti informali, cioè quelle azioni di tutti i giorni fatte a titolo gratuito senza un inserimento in associazioni specifiche. In quest’ultimo settore sono in netto vantaggio le donne che, insieme ai loro colleghi uomini, arrivano a produrre oltre 3,2 miliardi di ore all’anno.

Fin qui i calcoli. Da oggi in poi, però, esiste in Europa, ed è arrivato anche in Italia, uno strumento che valuta l’impatto economico di questo capitale messo gratuitamente a disposizione della società. Si tratta del manuale Oil (Organizzazione internazionale del lavoro), un manuale che richiede agli enti nazionali di statistica di misurare la quantità e il valore economico del volontariato. Nel nostro Paese è l’Istat che ha raccolto l’invito. Preparato dal Johns Hopkins Center for civil studies in collaborazione con l’Oil e un gruppo tecnico di esperti di diversi Paesi, rappresenta il primo metodo riconosciuto a livello internazionale per raccogliere questo tipo di dati.
«Non per semplice curiosità statistica – precisa Giuseppe Guzzetti, presidente Acri (Associazioni di fondazioni e Casse di risparmio) –, ma perché la quantificazione dello straordinario contributo che il volontariato apporta alle economie dei nostri Paesi consente di comprenderne la portata e di riservargli l’attenzione che merita, da parte non solo dei cittadini ma soprattutto delle istituzioni e della politica. Quantificazione che, però, non deve offuscare l’immenso contributo immateriale che proviene dalle attività di volontariato». Appunto, non tutto ciò che conta può essere contato.

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