Come preparare le persone al cambiamento

Cosa fare di fronte ai mutamenti sempre più veloci e globali che investono la società e la Chiesa? Quali atteggiamenti assumere, quali percorsi formativi proporre? Alcune indicazioni spirituali e pedagogiche a partire da una visione unitaria dell’uomo e della storia.
Popoli

Bada a ciò che fai, e dove poni il fondamento”. Questa massima di sant’Agostino, frutto della sua esperienza personale e di pastore, invita a ricercare e a definire il fondamento che sta alla base di ogni cambiamento riguardante sia gli individui che i gruppi e la società. È un’operazione previa indispensabile per evitare che il termine assuma significati non corretti o di essere visto nelle espressioni superficiali.
 
L’uomo e la relazione
 
Il fondamento del termine “cambiamento” è antropologico: l’uomo, divenuto figlio di Dio in Cristo, è chiamato a collaborare con Lui nel portare a compimento la nuova creazione. Nel suo essere è insito il dinamismo della crescita, che si esprime nella creatività, nella tensione operativa del “già” verso il “non ancora” con tappe in cui si incontrano le istanze interiori con le realtà fisiche, culturali e sociali e con le mète.
Il sentirsi parte del creato e corresponsabile della comunità umana sviluppa l’ascolto, la capacità di dialogo, l’osservazione della vita, la ricerca e diventa cultura, storia, continua scoperta nello stupore della mirabilia Dei, delle potenzialità della persona umana, del mistero di Dio e dell’uomo. Il cambiamento pertanto scaturisce dal di dentro, fa parte del dinamismo della vita, del cammino di crescita personale, dell’evoluzione della società e del cosmo, nella varietà delle loro espressioni e delle stagioni del pensiero, dell’arte, della genialità creativa, della lotta tra la luce e le tenebre, la verità e lo spirito menzognero.
La relazione è costitutiva del cambiamento ed è condizione ed humus degli appelli o delle chiamate ad operare guardando in avanti. Non si comprende, pertanto, il cambiamento se non si parte da una visione globale e unitaria della persona, della società e della storia e se non si entra nel dinamismo escatologico. Il cambiamento è correlato con alcune voci chiave descrittive di realtà, quali: sviluppo, crescita, maturazione, passaggio, conversione, trasformazione, nuovo inizio, partecipazione all’azione creativa di Dio e al processo di ricapitolazione in Cristo di tutte le cose (cf. Ef 1, 10), maturazione nella sequela di Cristo. Il cambiamento è personale, comunitario, sociale, culturale, esterno alla persona e interiore, spirituale, apostolico; è scelta volontaria o dettata da altri e imposta; è programmato con libertà e crescente chiarezza di obiettivi o dipendente da fattori umani o naturali a livello mondiale o particolare.
La formazione al cambiamento, a qualsiasi livello si ponga, chiede, come primo momento educativo la consapevolezza del suo fondamento e della visione antropologica e cristiana dell’uomo e della società maturata sotto l’azione dello Spirito e nella esperienza collaborativa dell’uomo. Possiamo raccogliere in cinque aree l’azione pedagogica, aree tra loro interdipendenti e in interazione che costituiscono una unità differenziata, un unum vivente.
 
Apertura o resistenza
 
La prima area è la formazione degli atteggiamenti nei riguardi del cambiamento. Gli atteggiamenti sono delle disposizioni individuali, mentali e affettive, positive o negative, nei riguardi di persone, situazioni, fatti, eventi con cui si entra in relazione. Si può essere, verso il cambiamento, aperti o tendenzialmente chiusi, desiderosi di crescere e di scoprire realtà nuove, oppure arroccarsi nella propria esperienza dinanzi al nuovo, e a ciò che esso domanda, per paura, per insicurezza, per condizionamenti vari.
Un’attenzione particolare va portata sugli atteggiamenti di resistenza al cambiamento, cioè alla nuova esperienza percepita non in senso positivo ma come una minaccia alla propria integrità e una forma di pressione per la riorganizzazione della propria vita contro la propria libertà.
Le resistenze maggiori sono le resistenze legate all’io; si verificano quando la persona si sente minacciata nell’autostima, nel valore della propria vita, nella soddisfazione dei bisogni fondamentali e nei progetti o compiti di sviluppo, nella rete di relazioni. Infatti, ciò che la persona pensa di sé è come una mappa che ognuno consulta d’istinto per comprendere se stessa e le sue possibilità di sviluppo, soprattutto nei momenti di crisi, di cambiamenti profondi, d’ingresso in situazioni o realtà estranee alla propria esperienza, che esigono scelte significative e radicali.
Ciò si verifica a livello mentale, affettivo, comportamentale. La conoscenza delle cause della resistenza e degli atteggiamenti conseguenti, il discernimento e la riformulazione degli obiettivi precedono e accompagnano le scelte pedagogiche a livello sia spirituale che sociale. In questo, la visione cristiana dell’uomo e dell’azione salvifica di Cristo quali realtà-dono-impegno contribuiscono all’acquisto del sano equilibrio e all’apertura al nuovo.
Devono, però, diventare convinzioni maturate nel vissuto e motivare le scelte, operate con crescente libertà interiore. Il primo grande cambiamento che raggiunge il cuore della persona è la conversione al Vangelo (cf. Mc 1, 15), il credere e l’accogliere Cristo, la sua vita, il suo insegnamento, la sua missione, la sua presenza. Il cambiamento in questo incontro innesca un processo di trasformazione di tutto l’uomo, che si riflette sulla società e qualifica la rete di relazioni e le opere.
L’azione formativa, pertanto, si traduce in un accompagnamento fiducioso e stimolante, nell’educazione alla libertà, aiutati dalla Parola di Dio e dalla certezza della presenza del Signore il cui amore è la nostra forza. Si propone di maturare atteggiamenti di apertura di fronte ai cammini della vita, alla varietà delle situazioni, agli appelli insiti nelle nuove fasi di sviluppo, dinanzi agli stessi ostacoli: essere positivi e fiduciosi, tenaci e creativi.
Questi atteggiamenti concorrono, nella vita spirituale, ad aprirsi all’azione sempre nuova dello Spirito, alla fiducia nella prova, al mistero della sofferenza e della Croce, a saperlo accogliere e vivere animati dalle virtù della fede, della speranza e della carità e dalle virtù umane.
 
Identità personale
 
La seconda area è l’identità personale, la crescente chiarezza di “chi sono”, “cosa valgo”, “cosa posso”, “quali sono i valori di riferimento e i miei ideali di vita” da persona innestata in Cristo (cf. Gv 15, 4-5). L’identità matura nell’esperienza quotidiana, nel rapporto con gli altri e nello sviluppo di atteggiamenti positivi nei propri riguardi e nei riguardi di chi fa parte del mondo esterno, del gruppo, della comunità cristiana o di formazione, in primo luogo della propria famiglia. Nella luce della Parola e nel rapporto con Cristo Maestro e Signore, l’identità personale, che comprende la propria collocazione nella società e nella Chiesa, diviene il luogo della comprensione di se stessi e qui risiedono i criteri per aprirsi alle nuove tappe della vita nella concretezza di ogni oggi.
La formazione al cambiamento trova orientamento e significato alla luce di alcune icone: la chiamata, ad esempio, dei Dodici che lasciano padre e madre ed ogni cosa per porsi con radicalità alla sequela di Cristo ed entrare nella sua visione della vita, di Dio e degli altri; oppure l’icona della salita a Gerusalemme, lungo la quale il Maestro insegna loro la logica dell’amore al prossimo: passare dall’essere serviti al servire fino a dare la vita per i fratelli.
Sono passaggi non facili, perché riguardano mente e cuore, tradizioni incorporate e progetti, storia personale e legami affettivi e sociali; hanno il sapore del “morire”, del “perdere la propria vita”. Avverte il Signore: “Chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà” (Mt 16, 25). In questo cammino ognuno scopre, a poco a poco, il proprio vero volto: che l’essere figlio di Dio e discepolo non è un titolo d’onore o un compito acquisito, è rivelazione della propria identità nel disegno del Padre.
 
Valori e scelte
 
La terza area è l’area dei valori e, quindi, delle motivazioni e delle scelte. “Avete udito, ma io vi dico” (Mt 5, 38-48), preceduto dal programma delle Beatitudini (cf. Mt 5, 3-12) e dal Magnificat (cf. Lc 1, 46-55). Ciascuno di noi nasce e cresce in un mondo culturale e porta i segni della fragilità e della debolezza nel rapporto con Dio e con il prossimo. In carne viva avviene il confronto tra i valori umani e gli pseudo-valori proposti dalla cultura o dall’uomo intaccato dal male, o ancora il confronto tra la visione del Padre e di Gesù Cristo e le forme di superstizione, di secolarismo e di integralismo religioso.
La formazione al cambiamento comporta, come ha fatto il Maestro con i suoi, il preparare le persone, in una esperienza integrale di amore reciproco e verso tutti, a entrare nell’area dell’insegnamento di Gesù e a far propri i suoi valori, la visione, lo stile di vita, la passione. Si pensi al Padre Nostro, ai discorsi dell’Ultima Cena, agli eventi della Pasqua. Non avvenne così con il popolo eletto, perché fosse in grado di riconoscere e di accogliere il Messia?
L’azione formativa aiuta a comprendere la diversità di reazioni di fronte ai valori a seconda di come sono percepiti: di accoglienza se arricchenti e maturativi, di difesa se sentiti una minaccia; offre, inoltre, i criteri per la scelta del bene e della verità del Vangelo e diventa, allo stesso tempo, un cammino di maturazione della persona e delle comunità, e di allargamento degli spazi della mente e della carità.
I valori di comunione, della fraternità, dell’amore reciproco, se da una parte provocano una crescente purificazione, dall’altra divengono fattori di sviluppo personale e della società (cf. GS, 38.40) e di scoperta della varietà e della bellezza dei popoli e delle loro culture, del genio dell’uomo, come delle sue povertà morali.
 
Discernimento
 
L’area del discernimento completa le aree precedenti. Saper discernere è certamente un’arte, ma è anche un fattore di libertà e di sicurezza. Se nel discernimento scopro le strada del bene e la via di Dio, questo permette di entrare nella nuova situazione con tutte le proprie risorse umane e spirituali, fidandosi dell’azione dello Spirito, la guida ed il Maestro interiore.
Ciò comporta anche l’esperienza del deserto (cf. Mt 4, 1-10), della lotta, delle prove, il cui scopo è la maturazione dell’ “uomo nuovo”, perché sia pienamente se stesso –, cioè, sia il nome nuovo scritto sulla “pietruzza bianca, che nessuno conosce all’infuori di chi lo riceve” (Ap 2, 17) -, e venga preparato a operare a beneficio dei fratelli, secondo il disegno d’amore del Padre, nelle situazioni nuove, difficili, complesse.
È di grande aiuto nel discernimento constatare l’azione educativa dello Spirito negli Apostoli, nei Padri della Chiesa, nei fondatori e nei credenti fedeli fino al martirio del sangue e al martirio dell’amore silenzioso, nel quotidiano.
 
Il senso della storia
 
L’ultima area per educare le persone ad affrontare ogni cambiamento è il senso della storia, la capacità di leggere la storia e di scoprire in essa le fasi di maturazione della società, i valori permanenti che hanno fatto sempre fiorire i popoli nella libertà e le violazioni istituzionalizzate che hanno oppresso l’uomo e che, nonostante il loro potere, sono scomparse.
La lettura della storia nel discernimento, innestati in Cristo, aiuta a scoprire la pedagogia di Dio nell’opera di salvezza, il significato ecclesiale e sociale della grande varietà dei carismi che Egli elargisce per il bene della Chiesa e della società, dei poveri come di tutti, e offre quali icone luminose la vita dei testimoni di Cristo e del Vangelo. Oggi ne abbiamo enorme bisogno, entrati come siamo in una nuova epoca, ricchissima e piena di laceranti contraddizioni.
La formazione al cambiamento conduce ad entrare con Cristo e con i fratelli, con decisione, nell’attuale nuova stagione della vita dell’uomo e della storia dei popoli. Le trasformazioni e il nuovo sono percepiti, sotto l’azione dello Spirito, come portatori dell’appello a impegnarci per camminare con la storia dell’uomo contemporaneo – la nostra “casa”, perché casa del Verbo incarnato -, e a costruire con altri un futuro di pace, di giustizia, di fraternità operosa, una società, cioè, degna della persona umana redenta da Cristo.
E come per ogni nuova tappa della vita, la porta d’ingresso è sempre la prima beatitudine: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli” (Mt 5, 3) : un principio pedagogico luminoso e fecondo. Gli apostoli lasciate le reti, il padre ed ogni cosa lo seguirono, ma ritrovarono poi il loro passato religioso e la realizzazione delle loro attese nella spiegazione di Cristo lungo la via di Emmaus (cf. Lc 24, 25-27). Tutto si illumina anche per noi e ogni particolare della vita della Chiesa e della società – di ogni persona – acquista senso e pienezza nell’unità del disegno di Dio.
Il cammino che conduce a operare nel cambiamento è adornato di silenzio e preghiera, abitando nella Parola, di saggezza e lungimiranza, di stupore e ricerca, di passione e sofferenza per il Regno, perché l’umanità diventi “famiglia di Dio” (GS, 40). Avveduti e propositivi, con un cuore semplice e appassionato, tenace nell’amore, che vince il male con il bene (cf. Rm 12, 21).
 
Preparare al cambiamento riporta al cuore del processo formativo: l’uomo, il mistero dell’uomo che soltanto nel mistero del Verbo incarnato trova piena luce: Egli infatti svela l’uomo all’uomo e la sua altissima vocazione (cf. GS, 22). E, svelandoci che “Dio è carità” (1 Gv 4,8), “ci insegna che la legge fondamentale dell’umana perfezione , e perciò anche della trasformazione del mondo, è il nuovo comandamento della carità” (GS, 38).
E di chi ha bisogno la società di oggi per ritrovare se stessa in questa nuova epoca appena iniziata della sua storia? “Ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo momento della storia sono uomini che, attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo. Abbiamo bisogno di uomini che tengano lo sguardo dritto verso Dio, imparando da lì la vera umanità. Abbiamo bisogno di uomini il cui intelletto sia illuminato dalla luce di Dio e a cui Dio apra il cuore, in modo che il loro intelletto possa parlare all’intelletto degli altri e il loro cuore possa aprire il cuore degli altri Soltanto attraverso uomini che sono toccati da Dio, Dio può fare ritorno presso gli uomini[1].
 



[1] J. Ratzinger, L’Europa nella crisi delle culture, Subiaco, Monastero di Santa Scolastica, 1 aprile 2005.

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