Come il sole di mezzanotte

All’1,40 si atterrò nella notte a Stoccolma: era giorno! All’orizzonte il cielo era tutto rosso ciclamino e al lato opposto una luna enorme gialla scendeva dietro i pini. Una luce vivissima, limpida, imbeveva ogni cosa. Gli alberi, nuovi di verde, dondolavano al vento; ad ogni mossa mostravano l’interno dei boschi e l’acqua cristallina del mare, dei fiumi, dei laghi. Tanta bellezza, il giorno che muore e subito rinasce mi attrasse, mi inebriò del suo splendore, ma mi fece pensare al sonno e al risveglio della morte, d’ogni morte. Oh! Se fosse così! Se si morisse in bellezza, pur nell’attimo d’angoscia del buio, delle nuvole inconoscibili e vaganti! Ma sarà così poiché Gesù ci ha detto: Chi crede in me, anche se morto vivrà . E se la vita deve essere semplice come la natura, pure la morte dovrebbe essere così. So che gli svedesi attendono tutto l’anno nel buio, nel freddo, sotto la neve, la luminosità di questi giorni d’estate, giorni completi dove la notte è solo un breve passaggio dal tramonto all’alba. (…) Arrivata a Stoccolma con nell’anima quella visione della natura così bella, ricordai che al convegno a cui ero avviata, la Mariapoli, si sarebbe parlato di Maria. Ella era il giorno che continua, la notte che diventa giorno sia perché da lei nacque la luce, sia perché il suo passaggio dalla terra al cielo fu solo un breve sonno. Così mi recai a Sigtuna, l’antica capitale della Svezia, fra laghi e pini e bianche betulle. L’assemblea che trovai, un’ottantina di persone, era delle più varie: da 1 a 80 anni, cattolici, anglicani, protestanti svedesi, ortodossi, non credenti (…). Le parole che descrivevano Maria: tutta parola di Dio, madre di Dio, erano consone alla loro sete di vero e di reale. Solo Maria madre dell’amore bello poteva spiegare quell’incontro della natura che entrava col vento dai grandi finestroni. Era come lei quella brezza che mitigava il calore del sole, quel verde riposo degli occhi, quell’oscillar delle acque che placa le tensioni. E gli svedesi così amanti della natura e ad essa così vicini si sentivano compresi, portati dalla realtà di lei. Uno mi disse commosso: ascoltavo e guardavo fuori i petali, i ciuffi, i semi portati dal vento e mi sembrava di vedere l’amore nella natura: il vento che per amore strappa i semi nuovi e li porta e li dona ad un’altra terra, ad un altra pianta. Una signora si alzò per parlare. Eravamo stupiti poiché la timidezza e silenziosità degli svedesi è grande. Io vengo dal protestantesimo – disse – non sapevo, non conoscevo Maria: ella è la porta. Ho trovato la porta per l’accesso a Dio!. Un nodo alla gola le impedì di proseguire. Alcuni mesi fa – iniziò una giovane madre di due ragazzi – una sera mio marito tornò a casa e senza preamboli mi disse: vado via, ho trovato un’altra donna. Andrò ad abitare con lei. E se n’è andato così! Il mio bambino mi ripete: preghiamo, mamma, il babbo tornerà. Il mio dolore così improvviso era cocente. Solo Gesù in croce, l’abbandonato, mi è vicino e ho fiducia in lui, ho la forza di sorridere, di attendere. Ho saputo ora che lei ha già abbandonato mio marito. Chissà?!… , e sorrise con un sorriso dolce di chi crede, ed è certa. Qualcuno era lì con moglie e figli, ma senza alcun legame né religioso né giuridico: eppure erano raggianti di una realtà che erano stati capaci di ricevere. Si aveva l’impressione che Maria, la Madre, fosse tra loro, lei che tutti accoglie e ama ognuno com’è (…). In quella pace silenziosa dove la parole sono parche e pesate, ogni espressione era parola e non chiacchiera. Sentivo che quel Paese ha bisogno, ha sete, ha diritto di Maria più di tanti altri, perché non la conosce e prova un vuoto che può essere colmato solo dalla sua Bellezza.

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