Classi miste o no?

“Insegno da diversi anni, ma noto con disappunto che è andato progressivamente deteriorandosi il rapporto tra gli scolari dei due sessi. Parolacce, gesti osceni, provocazioni. Io che tanti anni fa accettai con entusiasmo le classi miste, tornerei quasi alla separazione. C’è una perdita evidente di quello che una volta si chiamava femminilità: cioè riserbo, delicatezza… D’altronde alla tv le barzellette più spinte le dicono proprio le ragazze. Lei che ne dice?”. Un’insegnante elementare Non posso che confermare quanto lei dice ed esprimere anch’io il mio disappunto per la perdita dei valori fondamentali che costituivano l’equilibrio del vero rapporto di coppia. Questo livellamento ad uno scalino più “animale” non è certo segno di progresso. Pensando a quali altezze siano giunti tanti uomini e tante donne lungo il percorso dell’umanità, aumenta il disagio per la perdita di valori propri della specie umana. Questa però ha una base animale ed istintiva su cui ha buon gioco certa caligine provocata dalla pseudocultura del nostro secolo. Lei che segue i bambini da anni registra questo regresso. Per vivere “non come bruti”, direbbe Dante, occorrono volontà e dominio di sé. Oggi non è una dimensione molto ambita, per cui diventa frequente il fenomeno da lei descritto. Poiché l’apprendimento è visivo (si trascorrono anni davanti al televisore), facilmente si possono recepire i messaggi che fanno leva sugli istinti. Quanto lei dice a proposito delle barzellette sboccate ne è una prova. Tornare alle classi separate? Psicologicamente non sarebbe un errore. Ma sarebbe sufficiente a limitare il danno della cultura dominante? Occorrerebbe che le famiglie lo arginassero nelle loro case, creando pian piano una dimensione che ridonasse ai bambini, e poi ai giovani, il senso che l’uomo è stato creato da Dio “a sua immagine”. Gioca sempre a favore di questo ritorno l’insoddisfazione a “viver come bruti” e la “tensione all’unità” inscritta nel nostro codice genetico.

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