Cittadini stranieri e lavoro: cosa è cambiato?

l'XI Rapporto annuale «Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia» ha analizzato le conseguenze dell'emergenza Covid-19 sul mercato del lavoro italiano. Dal rapporto emerge che a parità di altre condizioni, gli stranieri hanno più probabilità degli italiani di perdere il posto
(AP Photo/Gregorio Borgia)

La crisi è uguale per tutti? La pandemia ha influito in uguale misura sui lavoratori italiani e su quelli stranieri? Per fornire un quadro puntuale della partecipazione dei cittadini stranieri al mercato del lavoro e della loro condizione occupazionale, l’XI Rapporto annuale «Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia» pubblicato sul sito del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, ha analizzato le conseguenze dell’emergenza Covid-19 offrendo un focus sul 2020 e soffermandosi anche sulle misure straordinarie messe in atto dal governo.

Foto LaPresse – Sergio Agazzi08/08/17

«Il calo dell’occupazione, il parallelo travaso nell’inattività e l’allargamento della povertà legati alla pandemia – si legge in una nota – colpiscono in modo sproporzionato i lavoratori migranti in Italia». Infatti, se gli stranieri occupati in Italia sono 2,3 milioni – circa il 10% del totale – il 35% degli occupati “spariti” nel 2020 (160mila su 450mila) sono stranieri. L’occupazione tra gli italiani è diminuita dell’1,4%, tra gli extracomunitari del 6%, tra i comunitari del 7,1%. Inoltre, mentre gli inattivi italiani sono aumentati del 3,1%, gli extra Ue sono cresciuti del 15,1% e i comunitari del 18,7%.

Dal rapporto emerge che, «a parità di altre condizioni, gli stranieri hanno più probabilità degli italiani di perdere il posto». Sempre più penalizzate sono le donne straniere (-10% di occupate extra Ue nel 2020, contro il -3,4% di occupati extra Ue e -1,6% di occupate italiane), con considerevoli differenze tra settori e comunità diverse. Per loro, il rischio di perdere il lavoro è molto alto, particolarmente se hanno un basso livello di istruzione, sono occupate in professioni low skill e risiedono nel meridione.

Purtroppo, dopo i miglioramenti che si erano registrati nel 2019 con una prima diminuzione dell’incidenza di povertà assoluta, le condizioni di vita sono nuovamente peggiorate: il numero di famiglie in povertà assoluta nel 2020 supera di poco i due milioni, con una incidenza pari al 7,7%, in crescita rispetto al 2019 (6,4%). Inoltre, le famiglie di soli stranieri continuano a registrare i valori più alti e vedono peggiorata la loro condizione (415 mila famiglie, il 26,7%, mentre nel 2019 erano il 24,4%).

L’attuale crisi ha generato incertezze e timori riguardo al futuro ed è forte la paura di perdere il posto di lavoro. È così per l’8,2% degli occupati (cioè 1,9 milioni di persone), platea che nel 2020 è cresciuta del 10,9% ed è composta per il 54,6% da uomini e per il 45,4% da donne. Il rischio percepito aumenta con il crescere dell’età: il 17% degli occupati italiani di 15-24 anni, il 16,9% dei comunitari e il 23,3% degli extracomunitari di pari età, ha molti timori circa il proprio futuro lavorativo.

(AP Photo/Gregorio Borgia)

Le differenze tra italiani e stranieri emergono in modo netto anche riguardo al titolo di studio e al tipo di lavoro. Infatti, se tra i cittadini italiani la paura di perdere il lavoro si riduce parallelamente all’aumentare del livello di istruzione, tra gli stranieri extracomunitari non è così: la percentuale dei lavoratori extra UE laureati che hanno timori sulla propria professione (15,0%) è maggiore non solo dei diplomati (13,1%), ma anche di chi ha la licenza media (14,7%). Per loro il titolo di studio non è garanzia di stabilità occupazionale, forse perchè anche chi ha elevate competenze svolge mansioni che richiedono una bassa specializzazione.

Nel corso del 2020, in seguito alla sospensione delle attività lavorative per l’emergenza sanitaria, sono state introdotte misure straordinarie di sostegno alle imprese riguardo al trattamento ordinario di integrazione salariale, di assegno ordinario dei fondi di solidarietà, di cassa integrazione in deroga. Tali misure sono state introdotte con il Decreto Cura Italia e poi prorogate con il Decreto Rilancio, il Decreto Agosto e il Decreto Ristori per tutto l’anno 2020.

Secondo i dati dell’INPS, nel 2020 i lavoratori con cittadinanza in Paesi extracomunitari che hanno usufruito di trattamenti di integrazione salariale ordinaria, in deroga e dell’assegno ordinario dei fondi di solidarietà con causale «emergenza sanitaria Covid-19» sono stati rispettivamente 286.313, 157.000 e 230.093. Essi costituiscono il 98% del totale di beneficiari extracomunitari per la cassa integrazione ordinaria e il 99% per la cassa in deroga e i fondi di solidarietà.

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