Cinderella Man

Cinderella Man racconta la caduta e l’ascesa di un uomo buono, semplice e onesto sullo sfondo della Grande Depressione. Sono gli anni in cui a Central Park, nel pieno centro di New York, sorge una baraccopoli (ribattezzata Hooverville dal nome del presidente allora in carica), i disoccupati superano i 15 milioni e nei quartieri popolari si muore di freddo e di inedia. È la storia di Jim Braddock, pugile entrato nella leggenda della boxe per aver conquistato il titolo di campione del mondo dei pesi massimi dopo che il crack del ’29 aveva interrotto la sua promettente carriera, gettandolo sul lastrico e costringendolo a lavorare a giornata al porto per mantenere la moglie e i tre figli. La sua vittoria ebbe dell’incredibile e fu seguita con enorme partecipazione dalle folle di diseredati che vedevano nell’ascesa di Braddock il segno del loro possibile riscatto. Il suo tenace attaccamento alla famiglia, lo spirito di sacrificio e l’incrollabile fiducia nel futuro hanno contribuito, in un certo qual modo, a gettare le fondamenta su cui sorgerà poi il sogno americano e il mito del paese in cui tutti possono farcela. Non a caso sullo sfondo della storia si avverte il passaggio dall’America individualista di Hoover a quella solidale di Roosevelt, in una sorta di match parallelo a quelli che si svolgono sul ring. Con questo materiale a disposizione Ron Howard non si smentisce e realizza un film dei suoi: ben girato, equilibrato, attento a non osare troppo e, se vogliamo, un po’ furbo. Perché Howard da un lato riesce a non eccedere nella retorica, anche se in film come questi è inevitabile, ma dall’altro è attento a mettere in scena il degrado sociale di quei tempi in maniera da farlo risultare poco fastidioso e facilmente accettabile. Ma nonostante le semplificazioni tipiche di prodotti di questo genere, il film conserva una certa sincerità di fondo e si colloca decisamente sopra la media del genere. Merito anche di una solida sceneggiatura, di attori bene immedesimati nei ruoli, un ritmo eccellente che cresce d’intensità nel lungo e appassionante finale. Regia di Ron Howard; con Russel Crowe, Renée Zellweger, Paul Giamatti, Paddy Considine, Craig Bierko.

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