Un progetto per aiutare gli studenti a gestire Internet

Di fronte all’ondata inarrestabile di notizie false che circolano sul web, la polizia spagnola lancia un programma di prevenzione ed educazione

Il mondo virtuale ogni volta fa più paura, non c’è dubbio. In questi giorni è stato chiarito il caso di Francisco Canas, un giovane spagnolo di 21 anni. Una sua foto in primo piano aveva girato in Rete, fino a diventare virale, accusandolo con un offensivo messaggio d’essere l’uomo apparso nella registrazione di una videocamera di sicurezza mentre picchiava violentemente una signora di 64 anni. Immaginate che forte impressione hanno sperimentato la mamma e il fratello quando, via WhatsApp, hanno ricevuto un tale messaggio. L’accusa però era falsa, una delle tante fake news in giro per il web. Il giorno dei fatti, il 15 aprile, questo giovane era in prigione, sotto accusa proprio di furto con violenza. Pur essendo un ragazzo problematico, dicono i famigliari, non si meritava di essere l’obiettivo delle minacce e dei tentativi d’aggressione di cui ha sofferto in carcere per un’accusa falsa.

Questa fake news e altre simili hanno delle conseguenze limitate, anche se gravi, sulla notorietà della persona. Altre invece arrivano ad estremi impensabili. Si ricordi quel che accadde nel 2014 a Fabiane, una donna brasiliana di 33 anni, che qualcuno identificò col ritratto robot, distribuito attraverso le Reti, di una donna accusata di rapire bambini. Fabiane fu spontaneamente linciata dalla folla e morì due giorni dopo.

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Diversi studi confermano che il 44% degli spagnoli riceve tra una e cinque bufale ogni settimana via Internet, e il 31% delle persone dà attendibilità a queste notizie false, un fenomeno che sembra avvalorare quel che disse lo scrittore francese Jean-François Revel: «La prima forza che dirige il mondo è la bugia». Manca una vera legislazione internazionale sul mondo digitale, ma manca anche una educazione nel mondo reale. Ecco perché è sorto il programma Cyber-esperto, ideato dalla polizia spagnola, allo scopo di educare sull’uso di Internet, a incominciare dai piccoli, nelle scuole. Con un corso di poche ore si cerca di dare una visione positiva dell’uso sicuro e responsabile di Internet, oltre che visualizzare i rischi e problemi che possiamo trovare in Rete. Il programma, iniziato nel gennaio scorso, ha già raggiunto tanti bambini e ragazzi, e c’è pure una prima città, Avila, dove tutte le scuole sono state visitate, che può dirsi “cyber-esperta”.

Vengono da ricordare le parole di papa Francesco nella Gaudete et exultate: «I cristiani possono partecipare a reti di violenza verbale mediante Internet e i diversi ambiti o spazi di interscambio digitale. Persino nei media cattolici si possono eccedere i limiti, si tollerano la diffamazione e la calunnia, e sembrano esclusi ogni etica e ogni rispetto per il buon nome altrui. Così si verifica un pericoloso dualismo, perché in queste reti si dicono cose che non sarebbero tollerabili nella vita pubblica, e si cerca di compensare le proprie insoddisfazioni scaricando con rabbia i desideri di vendetta. È significativo che a volte, pretendendo di difendere altri comandamenti, si passi sopra completamente all’ottavo: “Non dire falsa testimonianza”, e si distrugga l’immagine altrui senza pietà» (115).

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